Ddl femminicidio: “Strada sbagliata, 80% reati contro le donne è commesso da extracomunitari”
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L’ex senatore della Lega Simone Pillon, in un’intervista esclusiva al Giornale d’Italia, ha espresso il suo pensiero tranchant sul nuovo disegno di legge del governo che introduce il reato di femminicidio, un provvedimento firmato dai ministeri di Giustizia, Interno, Famiglia e Riforme istituzionali. Un tema che sta già dividendo il panorama politico e sociale, e sul quale Pillon non usa mezzi termini: per lui, questa non è la strada giusta.
Un inasprimento inutile?
Alla domanda su cosa pensi della mossa del governo, Pillon risponde senza esitazione: “Credo non sia la strada giusta continuare a inasprire le pene, manifestare chissà quali aumenti. Non porta da nessuna parte. La sanzione penale c’è già, il procedimento d’urgenza pure. Abbiamo speso miliardi per i centri antiviolenza, ma se non affrontiamo il problema per quello che è, non se ne esce”. Per l’ex senatore, il vero nodo sta altrove, e il governo sembra ignorarlo.
Il tabù dei clandestini e la cultura della famiglia
“Cioè?”, lo incalza l’intervistatore. Pillon va dritto al punto: “Si fa finta di non vedere due cose. Primo: la stragrande maggioranza della violenza sulle donne è fatta da clandestini ed extracomunitari, ma questo è un argomento tabù. Mandiamo a casa questa gente e risolviamo l’80% del problema. Donne ammazzate, violentate o oppresse in percentuali stratosferiche, spesso per via di certe religioni che considerano la donna un essere inferiore. Diciamolo chiaro: chi è violento va messo in galera, e la legge già lo prevede. Secondo: basta con la retorica della guerra dei sessi. Non c’è nessun patriarcato. L’unica dinamica da sostenere è l’alleanza tra maschi e femmine”.
Pillon attacca anche l’approccio educativo: “Non vanno colpevolizzati tutti i maschi. Bambini e ragazzini vengono terrorizzati, gli si fa credere che siano stupratori in potenza. La famiglia sana protegge dalla violenza e insegna i veri valori della relazione. Guardate i Paesi nordici: leggi durissime, politiche femministe, eppure è lì che la violenza sulle donne è più alta”.
Un governo “femminista” che non convince
Nonostante il governo sembri compatto sul DDL, Pillon è scettico: “È un tema così tabù che nessuno osa opporsi. Ma l’80% delle denunce finisce in assoluzioni o remissioni di querela, spesso usate per ottenere vantaggi in separazioni o divorzi. Io, quando ero in Senato, ho provato a combattere questa ipocrisia, ma scappano tutti”. E punta il dito anche all’interno del centrodestra: “Molti, incluso il ministro Roccella, hanno un’impostazione femminista. Lei è una femminista radicale. L’ho difesa dagli attacchi LGBT, ma sbaglia a portare avanti politiche di sinistra contro i padri e i maschi, e ancor di più a difendere la legge sull’aborto”.
La ricetta di Pillon
L’ex senatore conclude con una proposta chiara: “Mi piacerebbe che questo governo di conservatori uscisse dalla logica di sinistra che mette maschi contro femmine. Servono due punti fermi: primo, espulsione immediata per gli stranieri che non rispettano la pari dignità della donna; secondo, basta con la narrazione dei maschi cattivi e delle femmine buone. Si promuova la famiglia, l’alleanza tra uomo e donna. Questo è l’approccio di destra che manca”.
Un Pillon senza filtri, che non teme di sfidare il politically correct e di chiamare in causa anche i suoi alleati di governo. Il DDL femminicidio, per lui, è solo un altro passo nella direzione sbagliata.
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