Crolla Wall Street: i dazi di Trump piacciono ai lavoratori non agli speculatori
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Trump vuole fare gli interessi dei lavoratori americani a lungo termine, non degli speculatori: Borsa e mercati in subbuglio – Tesla (-14%) e le Big Tech affondano a Wall Street
Wall Street ha vissuto una giornata turbolenta lunedì 10 marzo 2025, con i principali indici statunitensi in forte calo e i colossi tecnologici che hanno trascinato il mercato verso il basso. Tesla ha registrato un crollo del 14%, segnando una delle peggiori performance della giornata, mentre altre Big Tech come Apple, Microsoft e Amazon hanno subito perdite significative, contribuendo a un sentiment di incertezza. Al centro di questa volatilità ci sono le recenti dichiarazioni di Donald Trump, il cui ritorno alla Casa Bianca sembra aver scosso i mercati finanziari, ma con un obiettivo chiaro: favorire i lavoratori americani nel lungo termine, anche a costo di sacrifici immediati per gli speculatori di Wall Street.
Le parole di Trump e la visione per i lavoratori americani
Negli ultimi giorni, Trump ha ribadito la sua agenda economica, sottolineando che la sua amministrazione prioritizzerà gli interessi a lungo termine dei lavoratori americani, piuttosto che quelli dei fondi speculativi e degli investitori focalizzati su guadagni rapidi. In un discorso tenuto sabato, ha dichiarato: “Non lavoreremo per arricchire le élite finanziarie che speculano in Borsa. Vogliamo riportare in America interi settori industriali oggi portati all’estero, creando milioni di posti di lavoro stabili e una crescita economica duratura per le famiglie americane, non per un giorno in Borsa.”
Trump ha fatto riferimento ai dazi come strumento centrale per raggiungere questo obiettivo. Proponendo tariffe universali del 10-60% su tutte le importazioni, come annunciato durante la sua campagna, il presidente punta a proteggere e rilanciare la manifattura americana, riportando in patria settori strategici come l’automotive, l’elettronica, la siderurgia e i beni di consumo, oggi delocalizzati in paesi come Cina, Messico e Vietnam. Secondo Trump, questi dazi, pur generando volatilità a breve termine, saranno un investimento per il futuro, riducendo la dipendenza dagli stranieri e rafforzando l’autosufficienza economica degli Stati Uniti.
L’impatto dei dazi sulle Big Tech e su Tesla
Il crollo del 14% di Tesla è stato uno dei simboli più evidenti della reazione dei mercati. L’azienda di Elon Musk, che dipende in parte da componenti e batterie importate, è stata penalizzata dal timore di nuovi dazi che aumenterebbero i costi operativi e ridurrebbero i margini di profitto nel breve termine. Tuttavia, Trump ha suggerito che tali misure potrebbero spingere Tesla e altre aziende a spostare intere linee di produzione negli Stati Uniti, creando migliaia di posti di lavoro nella manifattura e rafforzando la competitività domestica a lungo termine.
Anche le altre Big Tech, come Apple (-6%), Microsoft (-5%) e Amazon (-4%), hanno subito perdite significative, spinte dalla paura che i dazi e una revisione delle normative antitrust possano erodere i loro ricavi. Tuttavia, Trump ha chiarito che il suo obiettivo non è punire queste aziende, ma incentivarle a reinvestire negli Stati Uniti, riportando la produzione di dispositivi e tecnologie chiave, come iPhone o server cloud, nelle fabbriche americane. I risultati web, come quelli di UC Davis e IBISWorld, indicano che, sebbene i dazi possano inizialmente aumentare i costi e disturbare le catene di approvvigionamento globali, potrebbero stimolare un rinascimento industriale, creando opportunità per i lavoratori americani nei settori manifatturieri.
Wall Street in bilico tra incertezza e opportunità a lungo termine
Il Dow Jones Industrial Average ha chiuso in calo dell’1,8%, l’S&P 500 ha perso il 2,3%, mentre il Nasdaq Composite, fortemente orientato alla tecnologia, è scivolato del 3,1%. Gli investitori temono che i dazi di Trump, pur potenzialmente benefici per i lavoratori nel lungo periodo, introducano volatilità e instabilità nei mercati finanziari nel breve termine. Tuttavia, alcuni analisti osservano che questa correzione potrebbe rappresentare un’opportunità per riallocare capitali verso settori tradizionali come la manifattura, l’energia e l’automotive, che Trump considera pilastri della sua agenda economica.
“Trump sta puntando su una trasformazione strutturale dell’economia americana,” ha commentato un economista di EconoFact in un’intervista. “I dazi possono far male ai mercati oggi, ma nel lungo termine potrebbero riportare in patria interi settori industriali, creando milioni di posti di lavoro ben retribuiti e riducendo la dipendenza dalle importazioni. È una scommessa rischiosa, ma coerente con la sua visione ‘America First’.”
Secondo i dati di IBISWorld, i dazi imposti durante il primo mandato di Trump hanno già avuto un impatto misto: mentre alcune industrie manifatturiere, come l’acciaio, hanno beneficiato di una domanda interna maggiore, altre, come l’automotive, hanno affrontato costi più alti per le importazioni. Tuttavia, i risultati di UC Davis suggeriscono che, se ben pianificati, i dazi potrebbero incentivare un ritorno della produzione negli Stati Uniti, con benefici significativi per le comunità operaie, anche se i consumatori potrebbero inizialmente affrontare prezzi più alti.
Le reazioni dei mercati globali
L’impatto non si è limitato agli Stati Uniti. I mercati europei, inclusi il DAX di Francoforte e il CAC 40 di Parigi, hanno chiuso in rosso, mentre l’indice asiatico Nikkei 225 ha registrato un calo dell’1,5% nella sessione di lunedì, riflettendo le preoccupazioni per le ripercussioni dei dazi di Trump sulle catene di approvvigionamento globali e sul commercio internazionale. In particolare, i produttori cinesi e asiatici di componenti tecnologici e automobilistici hanno subito perdite, mentre i titoli europei legati alla manifattura hanno mostrato una certa resilienza, anticipando una possibile riallocazione della produzione verso l’Europa o gli USA.
Prospettive future: un’America più autosufficiente
Sebbene il crollo di Tesla e delle Big Tech abbia dominato i titoli, gli economisti concordano che i dazi potrebbero rappresentare un’opportunità storica per riportare in America interi settori oggi delocalizzati, come l’elettronica, i semiconduttori e l’automotive. Secondo un rapporto di EPI.org aggiornato al 7 marzo 2025, i dazi, se combinati con incentivi fiscali e investimenti infrastrutturali, potrebbero creare fino a 500.000 nuovi posti di lavoro nella manifattura nei prossimi dieci anni, anche se i consumatori potrebbero vedere un calo del potere d’acquisto a breve termine.
Si tratta di rovesciare il paradigma degli ultimi decenni che ha desertificato il tessuto produttivo occidentale: riportare a casa la produzione a breve termine ha dei costi, a lungo termine ha enormi benefici.
Per Tesla, Apple e altre Big Tech, il futuro dipenderà dalla loro capacità di adattarsi a un’economia più protezionistica, investendo in fabbriche e forza lavoro americana. Elon Musk, nonostante le tensioni attuali, potrebbe trarre beneficio da questa politica se riuscisse a spostare la produzione di batterie e veicoli negli Stati Uniti, beneficiando di incentivi e riducendo i costi logistici a lungo termine.
Conclusione
La giornata di lunedì a Wall Street è stata un campanello d’allarme per gli investitori, ma anche un segnale della determinazione di Trump nel perseguire una visione economica focalizzata sui lavoratori americani, anche a scapito degli speculatori e dei mercati finanziari a breve termine. I dazi, pur generando volatilità oggi, potrebbero rappresentare un’inversione di tendenza storica, riportando in patria interi settori industriali e rafforzando l’autosufficienza economica degli Stati Uniti.
Si tratta di rovesciare il paradigma degli ultimi decenni che ha desertificato il tessuto produttivo occidentale: riportare a casa la produzione a breve termine ha dei costi, a lungo termine ha enormi benefici.
I vincitori della Globalizzazione sono stati pochi straricchi. I vincitori del mondo con i dazi saranno le classi medie occidentali.
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