Ad ogni clandestino che sbarca in ritardo 12mila euro di risarcimento

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By V marzo 11, 2025 14:07

Ad ogni clandestino che sbarca in ritardo 12mila euro di risarcimento

La magistratura pro-clandestini colpisce ancora: risarcimenti ai migranti, schiaffi agli italiani
“Io in galera per errore? Non ho visto un euro. I migranti della Diciotti invece…”

La giustizia italiana è un carrozzone grottesco, una macchina al servizio dei clandestini e nemica dei cittadini. Lo grida forte Luciano Di Marco, vittima di un errore giudiziario che lo ha spedito in galera per mesi, mentre a Quarta Repubblica, ospite di Nicola Porro, mette a nudo l’ipocrisia di una magistratura che piange per i migranti e se ne frega degli italiani. “Io in galera per errore? Non ho visto un euro. I migranti della Diciotti invece…”, dice, e ha ragione da vendere.

Il caso Diciotti è la prova di quanto le toghe siano cadute in basso. Un migrante eritreo, trattenuto per dieci giorni su una nave della Guardia Costiera nel 2018, ha vinto il suo ricorso, e la Cassazione – con le sue Sezioni Unite – ha dato il via libera al risarcimento: 12.000 euro a testa per 41 clandestini. Soldi nostri, delle tasse di chi lavora, buttati per “ingiusto trattenimento”. Intanto, Luciano Di Marco, arrestato nel 2019 per una rapina che non ha mai commesso, si è fatto 4 mesi e mezzo di carcere, “buttato dentro una cella come un cane”, e dopo sei anni non ha visto un centesimo.

La storia di Di Marco è un pugno nello stomaco. “Mi prendono da casa e mi portano al carcere di Torino – racconta – Mia moglie invece viene messa ai domiciliari con quattro minori”. Uno dei figli, un neonato, aveva bisogno di latte, ma alla moglie è stato negato persino di uscire per comprarlo: “chiusa in casa per 28 giorni senza neppure il permesso per andare a prendere il latte in polvere o un medicinale in farmacia”. Lui, trasferito da Torino a Foggia, ha condiviso la cella con criminali veri, mentre la moglie e i figli vivevano un incubo. Tutto per una rapina a Cerignola, a centinaia di chilometri da casa sua, che non poteva aver fatto. “Abbiamo portato 21 testimoni a nostro favore, ma non c’è stato nulla da fare”, dice.

La magistratura, con la sua arroganza, lo ha inchiodato per una “somiglianza” con il rapinatore. “Sono state fatte quattro richieste di scontare gli arresti domiciliari da mia madre – spiega Di Marco – ma nulla zero: tutto rigettato”. Solo dopo perizie e scioperi della fame è emersa la verità: non era lui. Caso archiviato, ma il risarcimento? Zero. “Il Tribunale di Bari ha rigettato il ricorso perché secondo loro la mia troppa somiglianza ha fatto sì che io abbia deviato le indagini – racconta – La seconda volta invece mi è stato detto che io e mia moglie nell’interrogatorio eravamo stati discordanti. Ma come posso ricordarmi nel dettaglio cosa ho fatto quattro mesi prima?”.

E mentre Di Marco aspetta giustizia, i clandestini della Diciotti incassano. La Cassazione, con i suoi giudici strapagati, ha srotolato il tappeto rosso per chi entra illegalmente, ma per un italiano innocente non c’è “un pezzo di carta igienica per scrivere ‘signor Di Marco, ci scusi’”. La sua vita distrutta – lavoro perso, vicini che lo evitano, figli terrorizzati dalla polizia – non vale nulla per le toghe pro-immigrati. “La libertà che hanno tolto a me, chi me la ripaga? Perché mi rifiutano il risarcimento? Io non ho fatto niente. Mia moglie non ha fatto niente. I miei figli non hanno fatto niente”, urla disperato.

Questa è la giustizia italiana: un circo dove i migranti vengono coccolati e gli italiani schiacciati. La magistratura, ossessionata dal politically correct, si genuflette davanti ai clandestini e calpesta chi paga il prezzo dei suoi errori. Di Marco è solo una delle tante vittime di un sistema marcio, che premia chi viola i confini e abbandona chi merita rispetto. Basta con questa casta di giudici che vive di privilegi e sentenze vergognose: è ora di rimettere il popolo al primo posto.

Ad ogni clandestino che sbarca in ritardo 12mila euro di risarcimento ultima modifica: 2025-03-11T14:07:49+00:00 da V
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