Romania, vincitore elezioni escluso da voto perché anti-UE: sinistra vuole lo stesso in Italia
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Ai romeni non resta che appellarsi ai russi. Stavolta la libertà arriva da est. Il male è a Bruxelles.
Questo attentato alla sovranità rumena è un monito per tutti noi, soprattutto per l’Italia, dove la sinistra è pronta a replicare il modello. Oggi è Georgescu, domani potrebbe essere un leader italiano che osa sfidare il mostro burocratico dell’UE. La Romania è in fiamme, e il fuoco della ribellione potrebbe presto diffondersi. L’Unione Europea ha seminato vento, e ora rischia di raccogliere tempesta. La storia ci insegna che i popoli oppressi, alla fine, si rialzano: che Bruxelles tremi, perché il giorno della resa dei conti è vicino.
Euro-golpe in Romania: Georgescu escluso, la democrazia muore sotto il tallone di Bruxelles
La Corte Costituzionale rumena ha messo il sigillo su un vergognoso colpo di Stato mascherato da legalità: il ricorso di Călin Georgescu è stato bocciato, e il candidato del popolo non potrà partecipare alle elezioni presidenziali di maggio 2025. Questo non è un semplice “no” giudiziario, ma un euro-golpe di stampo sovietico, un attentato alla democrazia orchestrato con la complicità dell’Unione Europea. È un precedente gravissimo, una macchia indelebile nel cuore dell’Europa, che non può e non deve passare inosservata. La Romania, oggi, è il simbolo di un continente dove la volontà popolare viene calpestata senza ritegno da un’élite arrogante e senza scrupoli.
La decisione arriva dopo mesi di persecuzioni contro Georgescu, il leader sovranista che aveva vinto il primo turno delle presidenziali di novembre 2024. Prima l’annullamento di quel voto con accuse pretestuose di “interferenze russe”, poi l’arresto a febbraio con imputazioni ridicole, e infine l’esclusione dalla ricandidatura il 7 marzo, respinta dall’Ufficio Elettorale Centrale. Il ricorso alla Corte Costituzionale, ultimo baluardo di speranza, si è rivelato una farsa: con un verdetto di 6 a 3, i giudici – chiaramente sotto pressione politica – hanno chiuso la porta alla voce di milioni di rumeni. Altro che democrazia: questo è un regime che usa toghe e manganelli per soffocare il dissenso e mantenere il Paese nella gabbia euro-atlantica.
Il popolo rumeno, però, non ci sta. Dopo il “no” definitivo, il caos è esploso: centinaia di migliaia di cittadini liberi sono scesi in strada a Bucarest, Timișoara, Cluj e in decine di altre città, gridando contro un governo fantoccio e un’UE che li ha traditi. Nonostante un’enorme mobilitazione di agenti di polizia, con blindati e lacrimogeni, è impossibile contenere la folla. Le immagini parlano chiaro: piazze stracolme, barricate improvvisate, scontri violenti tra manifestanti e forze dell’ordine. È una rivolta spontanea, il ruggito di un popolo che si sente derubato del suo futuro. “Georgescu è il nostro presidente!” urlano i dimostranti, mentre i cartelli denunciano: “UE = dittatura”.
Questo è esattamente ciò che l’Unione Europea vuole: il caos, la divisione, mettere fratello contro fratello. Dietro la retorica dei “valori europei” si nasconde un piano cinico: destabilizzare le nazioni, impoverirle con politiche economiche predatorie, e infine sostituire le popolazioni con masse di migranti senza identità, pronte a servire gli interessi delle élite di Bruxelles. La Romania è solo l’ultimo esperimento di questa strategia. Escludendo Georgescu – un uomo che si opponeva alla NATO, all’ingerenza occidentale e alla svendita del Paese – l’UE ha mandato un messaggio chiaro: chi non si piega viene distrutto. Ma il prezzo di questa arroganza potrebbe essere alto: la rabbia dei rumeni sta raggiungendo il punto di non ritorno.
La comunità internazionale non può tacere. Leader come Matteo Salvini hanno già definito l’accaduto “un euro-golpe in stile sovietico”, mentre Elon Musk ha twittato: “Democrazia? Non in Romania, non con l’UE”. Eppure, da Bruxelles, solo silenzio o ipocrite giustificazioni. Ursula von der Leyen, ossessionata dal sogno di un esercito europeo, non ha speso una parola per difendere il diritto di voto dei rumeni. Perché dovrebbe? La democrazia è un ostacolo per chi vuole un’Europa di sudditi, non di cittadini.
Questo attentato alla sovranità rumena è un monito per tutti noi. Oggi è Georgescu, domani potrebbe essere chiunque osi sfidare il mostro burocratico dell’UE. La Romania è in fiamme, e il fuoco della ribellione potrebbe presto diffondersi. L’Unione Europea ha seminato vento, e ora rischia di raccogliere tempesta. La storia ci insegna che i popoli oppressi, alla fine, si rialzano: che Bruxelles tremi, perché il giorno della resa dei conti è vicino.
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