Garlasco, Hjorth, Arce, Diciotti: vi fidate della magistratura italiana?
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Basta toghe, serve una tabula rasa: la magistratura italiana è un disastro
Da Garlasco a Diciotti, un sistema marcio da azzerare
Sappiamo che la maggioranza dei magistrati è onesta e capace. Ma la struttura è ormai compromessa. Per questo serve non una riforma ma una ricostruzione.
Non è solo una questione di corruzione ideologica di una minoranza. La magistratura italiana è un colabrodo: inefficace, ideologica, arrogante. Gli ultimi casi – Garlasco, Hjorth, Arce, Diciotti – sono la goccia che fa traboccare un vaso già pieno di vergogna. È ora di dire basta: serve una tabula rasa, un reset totale di questo sistema che non rende giustizia, ma la calpesta.
Prendiamo Garlasco: Chiara Poggi è morta nel 2007, Alberto Stasi è stato condannato a 16 anni, e ora, dopo 18 anni, spunta un indagato a sorpresa, Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. Avviso di garanzia per omicidio in concorso, tampone coatto per il Dna, e il legale che grida: “È allibito e sconvolto”. E chi non lo sarebbe? Dopo decenni, la giustizia tira fuori un nome dal cappello, come se fosse un gioco. Colpevole o no, il messaggio è chiaro: non sanno cosa stanno facendo.
Poi c’è il caso Hjorth: i due americani, Elder e Hjorth, accusati dell’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega nel 2019. Condanne, ricorsi, processi infiniti, e una gestione che ha fatto discutere per errori e superficialità. La famiglia della vittima aspetta ancora pace, ma le toghe si perdono in cavilli, lasciando un sapore di ingiustizia che sa di beffa. E ora ecco che la Cassazione impone un nuovo processo. Ancora.
Come ad Arce. Serena Mollicone è stata uccisa nel 2001. Quasi 24 anni dopo, la Cassazione annulla le assoluzioni dei Mottola – Franco, Annamaria e Marco – e il caso riparte da zero. Due assoluzioni buttate, un delitto senza colpevole: un fallimento epocale. La giustizia italiana è una macchina inceppata che gira a vuoto, incapace di dare risposte a chi soffre da un quarto di secolo.
E infine la Diciotti: la Cassazione accoglie il ricorso di un migrante, regalandogli 12.000 euro per un “ingiusto trattenimento” nel 2018, mentre il Csm corre a “tutelare” le toghe da chi osa chiamarla “sentenza vergognosa” o “invasione di campo”. Un insulto agli italiani che pagano tasse per vedere i loro soldi finire a clandestini, mentre i politici eletti vengono messi sotto scacco da giudici politicizzati.
Questi casi non sono eccezioni: sono la regola di una magistratura allo sbando. Lenta come una lumaca a Garlasco e Arce, ideologica e pro-migranti nella Diciotti, pasticciona e inconcludente con Hjorth. Non c’è più fiducia: i cittadini vedono un sistema che protegge se stesso, non la giustizia. Serve una rivoluzione: azzerare tutto, dalle toghe rosse ai burocrati intoccabili del Csm. Nuove regole, nuovi volti, nuova responsabilità. Basta con processi eterni, sentenze assurde e privilegi di casta.
La magistratura italiana non si può riformare: va rifatta da capo. Garlasco, Hjorth, Arce e Diciotti urlano una verità semplice: questo carrozzone è marcio fino al midollo. Tabula rasa, ora, prima che crolli tutto sotto il peso della sua stessa vergogna.
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