Quartiere ostaggio di 14mila musulmani: moschee si dividono le strade a coltellate – VIDEO
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Tutto ‘merito’ di Fincantieri. Una società pubblica che importa musulmani a basso costo per il proprio indotto di appalti a cascata. Un governo che non azzera l’immigrazione islamica regolare è un governo complice dell’islamizzazione.
Cronache dell’invasione: Mestre sotto scacco, gli italiani terrorizzati mentre due moschee si fanno la guerra
Mestre è un inferno a cielo aperto, una città dove gli italiani vivono barricati in casa, sopraffatti dalla paura di un’invasione che ha trasformato le strade in un campo di battaglia. “Comandano asiatici e africani”, sussurrano i residenti con occhi pieni di angoscia, mentre risse tra gang di diverse nazionalità, faide etniche e criminalità dilagante sono ormai la norma. Come riporta Il Gazzettino, a gettare benzina sul fuoco c’è una guerra intestina che va avanti da più di un anno: lo scontro tra due moschee rivali, che si contendono il controllo del territorio con una violenza che non risparmia nessuno. Non sono semplici episodi, ma una realtà quotidiana che sta soffocando la città.
Le gang straniere si affrontano senza sosta, spesso armate di coltelli, mazze e spranghe, come se Mestre fosse una terra di nessuno da spartirsi a colpi di sangue. I cittadini raccontano di risse che esplodono dal nulla, con urla in lingue sconosciute che rimbombano nelle vie, mentre i passanti si nascondono o scappano per salvarsi. Ma non è solo la violenza diretta a terrorizzare: esercizi commerciali sospetti, spesso gestiti da stranieri, proliferano come funghi, e molti sospettano che siano coperture per traffici illeciti—droga, riciclaggio, o chissà cos’altro. I negozi storici chiudono i battenti, rimpiazzati da attività che sembrano operare in un mondo a parte, lontano dalle leggi italiane e dal senso di comunità che un tempo ci teneva uniti.
E poi c’è la faida tra le due moschee, una guerra religiosa e di potere che sta esasperando il clima già incandescente. Da mesi si scontrano senza esclusione di colpi, con episodi che coinvolgono giovani delle rispettive comunità, spesso organizzati in bande che non esitano a usare la violenza per imporre la loro supremazia. I residenti non ne possono più: “Non esco più la sera”, confessa un uomo di mezza età, “non sai mai chi puoi incontrare”. Una madre racconta di tenere i figli lontani dai parchi pubblici, ormai occupati da gruppetti di giovani stranieri che spadroneggiano senza rispetto per nessuno. La polizia sembra sopraffatta da un fenomeno che cresce giorno dopo giorno, alimentato da un’immigrazione incontrollata che nessuno ha il coraggio di fermare sul serio.
Come riporta Il Gazzettino, la rissa è stata causata dalla faida tra due moschee che va avanti da più di un anno. https://t.co/i3DICvi2v7
— Francesca Totolo (@fratotolo2) March 25, 2025
Gli italiani si sentono stranieri in casa propria, e la paura è diventata una compagna costante. I dati parlano chiaro: secondo il Viminale, nel 2023 i reati commessi da stranieri sono aumentati del 12% rispetto all’anno precedente, con un’incidenza sproporzionata rispetto alla loro presenza sul territorio. Non è razzismo, è la realtà sotto gli occhi di tutti. Non possiamo ignorare che molte di queste gang sono composte da giovani di seconda generazione, cresciuti senza integrazione, spesso figli di famiglie arrivate con ricongiungimenti familiari che hanno portato solo guai. E ora anche le moschee si fanno la guerra sulle nostre strade, come se fossimo in Medio Oriente e non in Italia!
Dove sono i nostri governanti? Perché si continua a permettere un’immigrazione selvaggia che porta solo degrado e violenza? Serve una svolta drastica, e subito: rimpatri immediati per chi delinque, abrogazione dei ricongiungimenti familiari che ci sommergono di problemi, chiusura netta dei confini finché non si ristabilisce l’ordine. Mestre è solo la punta dell’iceberg: se non agiamo ora, ogni città italiana sarà presto ostaggio di queste faide etniche e religiose. Gli italiani meritano di vivere senza paura nella loro terra. Riprendiamoci ciò che è nostro, prima che sia troppo tardi!
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