Baby gang lo massacra nel bosco: gli spezzano le ossa
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Baby Gang di Seconde Generazioni: Val di Zoldo Sotto Assedio, Basta Silenzio!
Un’aggressione brutale, un perone spezzato, un boscaiolo ridotto a vittima della ferocia cieca di una baby gang. È accaduto a Val di Zoldo, nella tarda serata di venerdì 25 aprile, tra le frazioni di Dozza e Pieve, un luogo noto per la quiete delle sue montagne e la tradizione dei suoi gelatieri. Ma oggi, quel silenzio è stato infranto da un grido di dolore e da un allarme che non può più essere ignorato: le seconde generazioni, figli di immigrati, stanno portando il caos in questo angolo di Veneto, e il problema è fuori controllo.
Il giovane boscaiolo, aggredito senza motivo da un branco di tre o quattro minori, racconta al telefono con voce spezzata: «Mi hanno preso a calci e pugni, mi hanno rotto il perone». Un atto di violenza gratuita, un’esplosione di rabbia incontrollata che non può essere liquidata come una bravata. Il sindaco, Camillo De Pellegrin, non usa mezzi termini: «È da tempo che teniamo d’occhio questi ragazzi, ma stavolta hanno esagerato. Questo non è un problema privato, è di tutti». Parole che pesano come macigni, perché rivelano una verità scomoda: il fenomeno delle baby gang, spesso legate a seconde generazioni, è una piaga che nessuno ha avuto il coraggio di affrontare con decisione.
Non è un caso isolato. Da mesi, forse anni, la comunità di Val di Zoldo vive sotto la minaccia di questi gruppi di giovanissimi, che agiscono con un’arroganza e una violenza che non conosce limiti. Finora, tutto è stato coperto da un velo di silenzio, forse per paura, forse per quel politicamente corretto che soffoca il dibattito pubblico. Ma ora basta. L’aggressione di venerdì è la goccia che fa traboccare il vaso: non si può più tacere di fronte a un problema che mina la sicurezza e la serenità di un’intera comunità.

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Le seconde generazioni, nate e cresciute in Italia sono un pericolo concreto. Non si tratta di criminalizzare un’intera categoria, ma di riconoscere una realtà evidente: l’assenza di valori condivisi, il rifiuto delle regole, l’ostilità verso la comunità che li ospita stanno generando mostri. Questi ragazzi, lasciati a loro stessi, senza guida né controllo, si trasformano in branchi che seminano terrore. E Val di Zoldo è solo l’ultimo esempio di una crisi che attraversa l’Italia da nord a sud.
Il sindaco De Pellegrin ha ragione: questo non è un problema privato. È una questione di ordine pubblico, di civiltà, di sopravvivenza della nostra identità. Non possiamo permettere che la paura prenda il sopravvento, che i cittadini si sentano ostaggi nella loro stessa terra. È tempo di agire con fermezza: più controlli, pene severe, interventi educativi mirati e, se necessario, espulsioni per chi dimostra di non voler rispettare le leggi del nostro Paese.
Basta con il buonismo, basta con il silenzio complice. La violenza di queste baby gang è un grido d’allarme che non possiamo ignorare. Val di Zoldo merita pace, non terrore. E l’Italia merita risposte, non scuse.
Boscaiolo, ce l’avrai una sega a motore o almeno una scure affilata: fagliela vedere ai baluba, fagli capire che rischiano “loro” la pelle… ma sono tutti così abbelinati da non saper reagire?