Genocidio Bianco in Sudafrica: il nostro futuro se non azzeriamo immigrazione afroislamica
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La tragedia dei bianchi sudafricani, ridotti a minoranza e perseguitati, suona come un allarme per l’Italia. In Sudafrica, gli agricoltori boeri affrontano confische di terre e omicidi brutali – un genocidio silenzioso, con migliaia di farm murders dal 1990, ignorato dal governo e dalla sinistra globale. Questo orrore potrebbe replicarsi in Italia se l’immigrazione di massa dall’Africa e dal mondo islamico trasformerà gli italiani in una minoranza nel loro stesso Paese.
Le proiezioni demografiche sono inquietanti. Con un tasso di natalità tra i più bassi al mondo (1,2 figli per donna) e un flusso migratorio inarrestabile – oltre 300.000 arrivi regolari annui, in gran parte da Paesi africani e islamici – gli italiani potrebbero diventare minoranza entro il 2050. Già oggi, in alcune città, gli stranieri superano il 30% della popolazione. Senza azzerare l’immigrazione regolare non europea, l’Italia rischia di perdere la sua identità culturale e la sicurezza. Gli italiani rischiano di essere minoranza in casa propria. Un vero e proprio genocidio.
Come i boeri, gli italiani potrebbero trovarsi vulnerabili in un contesto di tensioni etniche e religiose: enclavi culturali, crescita della criminalità straniera (che rappresenta oltre il 50% dei reati in alcune regioni) e richieste di sharia in quartieri islamizzati sono segnali preoccupanti. Se il trend continua, gli italiani potrebbero subire esclusione economica, discriminazioni e persino violenze, come accade oggi ai bianchi sudafricani.
L’apartheid sudafricano nacque dal timore di una minoranza di essere sopraffatta. L’Italia deve evitare di cadere nell’essere minoranza: non si tratta di razzismo, ma di sopravvivenza. Servono politiche migratorie rigorose, incentivi alla natalità e immigrazione non di massa che rispetti i valori italiani. Senza azioni immediate, il destino dei boeri – emarginazione e persecuzione – potrebbe diventare il nostro futuro. Il tempo stringe.
attenzione: tutti mettono nel computo degli arrivi soltanto quelli che arrivano con gli sbarchi o attraverso le navi delle ONG. Ma ci si dimentica sempre che attraverso il confine nord orientale passano almeno 300 clandestini al giorno di cui nessuno o quasi ne parla: basta venire a Trieste o Gorizia e ci si rende conto dell’invasione barbariche attraverso i nostri confini che le nostre autorità fanno finta di controllare mettendo controlli di polizia nei valichi principale ma dimenticandosi (volutamente?) i controlli nei territori limitrofi. Invece di mandare militari in giro per il mondo, cerchiamo di difendere i nostri confini, la nostra sovranità