Spalletti esonerato ma solo dopo la Moldova: Gravina rimane al suo posto
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Nazionale, un disastro annunciato: Spalletti “licenziato” ma in panchina contro la Moldova. Gravina, è ora di agire!
Mentre rifletteva sulla domanda di una giornalista Spalletti, visibilmente commosso, si è improvvisamente alzato lasciando la conferenza stampa. È il suo ultimo atto a livello comunicativo da ct dell’Italia.
È uno spettacolo indegno per il calcio italiano: Luciano Spalletti, commissario tecnico della Nazionale, ha annunciato in una drammatica conferenza stampa a Coverciano che “sarò sollevato dall’incarico dopo la partita di domani sera” contro la Moldova. Eppure, in un assurdo cortocircuito, domani sarà ancora lui a guidare gli Azzurri in panchina, come se nulla fosse. È ridicolo, quasi grottesco, che si aspetti una partita di qualificazione mondiale decisiva per formalizzare un divorzio già deciso, lasciando la squadra in un limbo che umilia il calcio italiano.
La sconfitta contro la Norvegia ha reso evidente una crisi profonda, ma Spalletti non è l’unico responsabile.
Il ct ha fallito: l’Europeo deludente, la Nations League a rischio e una squadra senza identità lo dimostrano. Ma la responsabilità maggiore ricade su una federazione che vive di compromessi, nomine opache e un’indipendenza che si traduce in immobilismo, simile a certi apparati della magistratura, dove l’autonomia diventa un alibi per non rendere conto a nessuno.
Aspettare la partita di domani per “ufficializzare” l’addio di Spalletti è l’ennesima prova di un management incapace di decisioni rapide e nette. Perché lasciare un tecnico già “condannato” a guidare la squadra? Perché prolungare questa agonia? È un insulto ai tifosi e alla storia della Nazionale.
Cambiare allenatore non basta, serve una rivoluzione. Gravina deve fare un passo indietro e lasciare spazio a una leadership che metta il calcio al centro, non gli equilibri di potere. Nomi come Pioli o Ranieri circolano per la panchina, ma senza un rinnovamento profondo della FIGC, chiunque arriverà sarà destinato a fallire.
Basta con le cariatidi di sinistra autoreferenziali, basta con le incrostazioni di un sistema che soffoca il talento. La Nazionale è un patrimonio degli italiani, non un giocattolo nelle mani di burocrati. È tempo di agire, subito. Altro che aspettare domani: il futuro del calcio italiano non può permettersi un minuto di più di questa vergogna.
Ma i giocatori, a parte i tatuaggi che ne attestano la virilità, che meriti avrebbero per essere considerati la crema calcistica della nazione?
Lo chiedo perchè a me è sembrato che in campo ci fossero dei rincoglioniti, incapaci di recepire le indicazioni dell’allenatore… sapranno almeno leggere e scrivere?