Milano: arrestato il capo maranza che terrorizzava la metro
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Milano sotto scacco: arrestato il capo maranza, un marocchino di 24 anni che terrorizzava la metro
Milano, 10 giugno 2025 – La città respira dopo mesi di terrore: un giovane di 24 anni di origine marocchina, già noto alle Forze dell’ordine, è stato arrestato come presunto capo di una gang di maranza dedita a scippi e violente rapine nelle metropolitane milanesi. Cinque colpi contestati, tra stazioni come Turati, Caiazzo e Corso Como, spesso ripresi dalle telecamere di sicurezza, rivelano un’escalation di violenza gratuita che ha trasformato la metro in un campo di battaglia. Ma questo arresto è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che, alimentato da un’integrazione fallita, sta soffocando l’Italia.
[](https://www.milanotoday.it/cronaca/rapine-metro-maranza-2025.html)[](https://x.com/Karl_Fasc/status/1932145109430346227)
Un predatore seriale in metropolitana
Il 24enne, descritto come il leader di una banda di borseggiatori nordafricani, operava con una ferocia calcolata. Le sue vittime preferite? Donne al telefono, giovani isolati, pendolari distratti. Tre rapine e due scippi in poche settimane, tutti eseguiti con la complicità di altri due giovani, anch’essi nordafricani. A Turati, sulla linea M3, ha colpito due volte davanti alle telecamere, strappando smartphone e collane con minacce di coltello o spray al peperoncino. A Caiazzo, sulla M2, ha aggredito una ragazza colombiana di 20 anni ai tornelli, brandendo una lama e rubandole il cellulare, poi geolocalizzato in via Benedetto Marcello. In Corso Como, ha derubato una donna di 29 anni di tre collane d’oro, mentre i suoi complici la deridevano. “Bastavano pochi istanti e le minacce, anche col coltello, per lasciare le vittime impietrite”, raccontano gli inquirenti.
[](https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/rapine-metropolitana-arrestato-khllmun1)
Un fenomeno fuori controllo
L’arresto, eseguito dagli agenti del commissariato Garibaldi-Venezia e coordinato dalla procura di Milano, non placa l’allarme. I maranza, spesso di seconda generazione, sono una piaga che infesta non solo Milano, ma città come Monza, Como e Verona. A Vallecrosia, un gruppo ha assaltato un lido, lanciando tavolini e usando spray al peperoncino contro lo chef, con il titolare che ha denunciato: “Questi arrivano pensando di fare quello che vogliono, si sentono padroni”. A Peschiera del Garda, il 2 giugno, hanno seminato il caos, fermati solo dagli ultrà dell’Hellas Verona. A Milano, una ragazza di 16 anni è stata sfregiata in metro a Cadorna, rischiando un occhio, da una banda di tre minorenni armati. “La ragazza stava per andare in iperventilazione”, ha raccontato un soccorritore. Questi non sono episodi isolati, ma una strategia di dominio territoriale.
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La sfida di Don Alì e l’arroganza maranza
A incarnare l’arroganza di questa subcultura c’è Don Alì, pugile torinese di origini marocchine, autoproclamatosi “re dei maranza”. Dopo la disfatta di Peschiera, ha annunciato un raduno l’11 giugno a Verona per “cercare” gli ultrà, vantandosi: “Li faremo sparire come gli Articolo 52”, il gruppo milanese anti-maranza ridotto al silenzio. La sua retorica, amplificata sui social, è un guanto di sfida all’Italia intera, percepita come debole e incapace di reagire. I maranza non si limitano a rubare: vogliono imporre la loro legge, come dimostrano i video di “danze del coltello” che celebrano la violenza come trofeo.
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Un’integrazione fallita
Il 24enne arrestato, con precedenti dal 2023, è l’emblema di un’integrazione che non è mai avvenuta. Nati o cresciuti in Italia, questi giovani disprezzano la cultura che li ha accolti, vedendola come un ostacolo alla loro supremazia. A Milano, un’operazione di polizia ha portato a 50 arresti tra i maranza, in gran parte egiziani di seconda generazione, accusati di rapine in metro e collegati a una rete di ricettatori romeni a San Siro. “Aspettavano l’apertura delle porte per strappare collanine, orologi o cellulari”, spiegano gli investigatori. Eppure, il sistema continua a proteggerli, minimizzando i loro crimini come “disagio giovanile”.
L’Italia deve reagire
L’arresto del 24enne è un passo, ma non basta. I maranza sono una minaccia esistenziale, non un problema di ordine pubblico. Le loro azioni – scippi, rapine, accoltellamenti – sono una dichiarazione di guerra a un Paese che si rifiuta di difendersi. Serve una risposta senza compromessi: espulsioni immediate per i delinquenti, pene esemplari, presidi costanti in metro e nelle piazze. Basta con il buonismo che li dipinge come vittime. Il raduno di Verona sarà un test: se le autorità non lo stroncano, l’Italia confermerà di essere un Paese in balia di chi lo vuole distruggere. Gli italiani devono svegliarsi: non è solo la sicurezza a rischio, ma la nostra identità. I maranza non sono il futuro: sono il nostro incubo.
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