Orban difende i bambini: ‘democratici’ vogliono imporre l’ideologia LGBT all’Ungheria

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By V giugno 28, 2025 11:23

Orban difende i bambini: ‘democratici’ vogliono imporre l’ideologia LGBT all’Ungheria

**Orbán e l’Ungheria: un baluardo contro la decadenza, mentre l’Occidente si arrende al caos**

L’Ungheria di Viktor Orbán si erge come un faro di resistenza in un’Europa sempre più sottomessa al disordine ideologico e al consumismo culturale. La decisione di vietare il Gay Pride nella Costituzione, rafforzata dalle recenti tensioni legate alla parata arcobaleno di Budapest, è un atto di difesa della normalità, dei valori tradizionali e del diritto di una nazione a preservare la propria identità. Mentre a Budapest si teme lo scontro tra i partecipanti al Pride e le contromanifestazioni dell’ultradestra, nei cosiddetti “paesi occidentali” si assiste a un paradosso grottesco: le manifestazioni patriottiche vengono ostacolate o vietate, mentre le celebrazioni dell’eccesso, come i Pride, sono elevate a simbolo di libertà. Questo contrasto dimostra una verità scomoda: il consumismo, con la sua ossessione per l’individualismo sfrenato e l’abbattimento di ogni confine morale, ha inflitto all’Europa danni ben più profondi di quelli del comunismo.

### Budapest: la sfida al carnevale ideologico
Il 28 giugno 2025, Budapest è diventata il teatro di una battaglia simbolica. Da un lato, il governo di Orbán, che con fermezza ha ribadito il divieto del Pride, denunciando le “oscenità” di un evento che, lungi dall’essere una semplice rivendicazione di diritti, si è spesso trasformato in una parata di provocazioni e trasgressioni. Dall’altro, un’ondata di manifestanti, sostenuti da figure politiche europee come Elly Schlein e Carlo Calenda, decisi a sfidare la legge ungherese in nome di un’Europa che pretende di imporre i suoi dogmi arcobaleno. La presenza annunciata di oltre 35.000 partecipanti, nonostante il rischio di multe e sanzioni, evidenzia l’arroganza di un’ideologia che non tollera dissenso.

Ma non è solo il Pride a scaldare gli animi. L’ultradestra ungherese, con gruppi come il “64 Counties Youth Movement” e il partito Patria Nostra (Mi Hazánk), ha organizzato contromanifestazioni sullo stesso percorso, minacciando di opporsi con i propri mezzi se la polizia non interverrà. “Se la polizia non fa nulla per impedire la marcia Lgbt, faremo noi con i nostri mezzi”, ha dichiarato un deputato di Mi Hazánk, alzando la tensione in vista di possibili scontri. Questo clima di confronto non è solo una questione di ordine pubblico: è la dimostrazione che l’Ungheria rifiuta di piegarsi a un’agenda che considera estranea alla sua cultura e dannosa per la società, specialmente per i più giovani.

### L’Occidente: patriottismo vietato, eccessi celebrati
Mentre l’Ungheria difende il diritto di proteggere i propri bambini da ciò che considera una propaganda ideologica, nei paesi occidentali si verifica l’opposto. In molte nazioni europee, le manifestazioni patriottiche – che celebrano l’identità nazionale, la storia e i valori condivisi – sono spesso osteggiate, demonizzate come “nazionaliste” o addirittura vietate con pretesti burocratici. In Italia, ad esempio, si è assistito a polemiche su eventi che promuovono l’orgoglio nazionale, mentre i Pride, con le loro performance oltre il confine del buon gusto, ricevono il plauso delle istituzioni e la protezione delle forze dell’ordine. Questo doppio standard rivela una verità: l’Europa occidentale, sedotta dal consumismo e dalla cultura dell’edonismo, ha perso di vista ciò che dà coesione a una società.

Il consumismo, con la sua promessa di libertà illimitata, ha generato un’ossessione per l’autodeterminazione individuale che erode ogni senso di comunità. I Pride, presentati come battaglie per i diritti, sono spesso vetrine di un narcisismo collettivo, dove l’eccesso e la provocazione prevalgono sul dialogo. Al contrario, le manifestazioni patriottiche, che cercano di riaffermare il valore della tradizione e dell’appartenenza, sono viste come una minaccia da un establishment che promuove l’omogeneizzazione culturale. L’Ungheria, con la sua resistenza, dimostra che un’alternativa è possibile: una società che non si vergogna di difendere ciò che considera giusto, anche a costo di essere isolata.

### Orbán: un leader patriottico
Viktor Orbán non è un politico che cerca il consenso facile. La sua decisione di vietare il Pride e di rafforzare le leggi a tutela della famiglia e dei minori è un atto di coerenza con la visione di un’Ungheria sovrana, radicata nei suoi valori cristiani e tradizionali. La sua risposta a Ursula von der Leyen, che aveva intimato di consentire il Pride senza sanzioni, è stata netta: “La Commissione Ue pensi alle vere urgenze”. Questo non è solo un rifiuto dell’ingerenza di Bruxelles, ma una sfida aperta a un’Europa che sembra aver smarrito la propria anima.

Orbán non è solo. La presenza dell’ultradestra in piazza, per quanto controversa, riflette un sentimento diffuso: la stanchezza di una parte della popolazione verso un’agenda che percepisce come imposta dall’esterno. Persino la scelta di Ilaria Salis di non partecipare al Pride, dopo aver inizialmente annunciato il contrario, sembra suggerire che anche tra i critici di Orbán ci sia chi riconosce la delicatezza del momento. L’Ungheria non è un paese che reprime per capriccio: è una nazione che lotta per preservare ciò che considera la normalità, in un mondo che sembra celebrare il caos.[](https://www.ilgiornale.it/news/cronaca-internazionale/oggi-budapest-pride-sfida-divieto-orban-sfila-lultradestra-2502173.html)

### Il consumismo: il vero nemico dell’Europa
Se il comunismo ha cercato di distruggere l’Europa con l’ideologia e la repressione, il consumismo ha fatto di peggio: ha svuotato le società di significato, sostituendo i valori eterni con l’effimero. Il Pride, con il suo carnevale di colori e provocazioni, è il simbolo di questa deriva: un evento che, invece di unire, divide, trasformando la lotta per i diritti in uno spettacolo di eccessi. L’Ungheria, al contrario, ci ricorda che la vera libertà non è l’abolizione di ogni limite, ma la capacità di dire “no” a ciò che minaccia l’armonia sociale.

In conclusione, la resistenza di Orbán e dell’Ungheria è un monito per tutti gli europei. Mentre l’Occidente si perde nella celebrazione di un individualismo sfrenato, Budapest ci invita a riscoprire il valore della normalità, della famiglia, della tradizione. La sfida al Pride non è un atto di odio, ma un grido di amore per un’Europa che rischia di scomparire sotto il peso delle sue stesse contraddizioni. L’Ungheria ha scelto da che parte stare: e noi?

Orban difende i bambini: ‘democratici’ vogliono imporre l’ideologia LGBT all’Ungheria ultima modifica: 2025-06-28T11:23:23+00:00 da V
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By V giugno 28, 2025 11:23
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2 Comments

  1. lorenzoblu giugno 28, 13:01

    I froci e i rottinculo invece di rompere i coglioni all ungheria perché non vanno in palestina a stracciarsi le loro vesti per i loro amati beduini? , magari si buscano qualche bella coltellata assestata loro da qualche inculacammello. Palestinese…. Fosssi in orban li arresteri tutti e li deporterei alla mecca sto branco di pervertiti di merda

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  2. Sam Rosenthal giugno 28, 17:51

    froci di merda , borghesi del cazzo assuefatti , maranza di merda : Oreschnik fail il tuo lavoro in faccia a Fratelli di Garbatella alias Parentopoli .

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