Se africano uccide italiano non è odio razziale: magistratura razzista
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Ogni giorno la notizia di aggressioni e pestaggi contro italiani. Non è mai razzismo secondo le prostitute dei giornali. Poi, quando c’è un caso a parti invertite, “brutale aggressione razzista”.
La Magistratura Cieca: Odio Razziale Solo per gli Italiani, Silenzio sui Crimini Stranieri
La magistratura italiana si è rivelata un’istituzione cieca e ipocrita, pronta a gridare all’odio razziale quando quattro italiani picchiano un immigrato su un bus a Roma, ma muta di fronte agli orrori commessi da stranieri contro cittadini italiani. L’ultimo caso, datato 6 aprile 2024 e con misure cautelari confermate a luglio 2025, vede quattro giovani italiani accusati di aver aggredito un 25enne libico con insulti e violenze, con l’aggravante dell’odio razziale contestata senza esitazione. Eppure, dove sono le stesse accuse quando gli italiani vengono brutalmente assassinati da immigrati? Questa disparità è un’indecenza che grida vendetta!
Prendiamo il caso di Maurizio Gugliotta, sgozzato nel 2017 a Torino da Khalid De Greata, un immigrato nigeriano. Questo assassino, che ha strappato la vita a un operaio di 51 anni con una ferocia inaudita, è stato condannato a soli 12 anni, motivando la pena con un presunto trauma da barcone. E ora, a pochi anni dalla sentenza, questo criminale è a un passo dalla libertà, pronto a terrorizzare di nuovo le strade italiane. Ma la magistratura, con la sua ipocrisia, non ha mai osato parlare di odio razziale contro l’italiano massacrato. Perché questo silenzio complice?
E che dire di Pamela Mastropietro, la povera ragazza fatta a pezzi nel 2018 a Macerata da Innocent Oseghale, un immigrato nigeriano? Stuprata, uccisa, smembrata e abbandonata in valigie, la sua morte è un simbolo di barbarie che ha scosso l’Italia. Eppure, la magistratura non ha mai contestato un movente razziale, limitandosi a processare l’assassino per omicidio, come se la nazionalità e il disprezzo per la vittima fossero irrilevanti. Dove sono le aggravanti che tanto ama applicare contro gli italiani?
Aggiungiamo il caso di Stefano Leo, l’italiano ucciso nel 2019 a Torino da Dominique John Fonsesca, un immigrato capoverdiano. Ucciso a coltellate perché, secondo l’assassino, “era troppo felice”, Leo è stato strappato alla vita per un motivo assurdo e crudele. La magistratura ha ridotto la pena a 24 anni, accogliendo la scusa di un’instabilità psicologica, senza mai indagare su un possibile odio razziale contro un italiano che viveva la sua gioia. Ancora una volta, il silenzio delle toghe è assordante, soprattutto nella sua città natale!
Il caso del bus a Roma è un esempio perfetto della doppia morale delle toghe. Quattro ragazzi, tra i 19 e i 21 anni, hanno aggredito un immigrato libico, rubandogli orologio e telefono con insulti definiti razzisti. I carabinieri hanno agito con prontezza, e la Procura ha subito contestato l’odio razziale, con misure cautelari che vanno dagli arresti domiciliari all’obbligo di dimora. Giusto punire i colpevoli, ma perché questa solerzia non si applica quando gli italiani sono le vittime di crimini efferati? Perché l’odio razziale vale per ‘negro di merda’ e non ‘italiano di merda’?
La magistratura sembra avere un’agenda chiara: proteggere gli immigrati a ogni costo, anche a scapito della giustizia per gli italiani. Nel caso Gugliotta, la sentenza ridicola di 12 anni per un omicidio brutale dimostra una clemenza che puzza di ideologia. Per Pamela, il silenzio sull’odio razziale è un’offesa alla sua memoria, e per Leo, la riduzione della pena a Torino è un insulto alla sua felicità spezzata. Queste toghe non vedono il razzismo quando viene diretto contro di noi, ma lo sbandierano contro i nostri giovani senza pietà.
La narrazione dell’odio razziale viene usata come arma selettiva, brandita contro gli italiani per demonizzarli, mentre i crimini stranieri vengono minimizzati o ignorati. Il caso del bus a Roma è stato amplificato dai media e dalla magistratura, con telecamere e testimonianze usate per inchiodare i colpevoli. Ma per Gugliotta, Pamela e Leo, nessuna indagine approfondita su un possibile odio anti-italiano: le loro morti sono state archiviate come incidenti, non come attacchi razziali.
Questa ipocrisia è insostenibile. La magistratura deve smettere di fare politica e iniziare a fare giustizia vera. Vogliamo che l’odio razziale sia contestato anche quando gli italiani sono le vittime, che i criminali stranieri come De Greata, Oseghale e Fonsesca paghino con pene esemplari, non con sconti vergognosi. La liberazione imminente di chi ha sgozzato Gugliotta, l’impunità per chi ha fatto a pezzi Pamela e ucciso Leo per invidia a Torino, sono affronto a ogni famiglia italiana.
Basta con questa farsa! La magistratura deve essere riformata, i giudici ideologizzati rimossi, e un sistema equo deve sostituire questa giustizia a due velocità. Gli italiani non possono più tollerare di essere sacrificati sull’altare di un politically correct che protegge i carnefici e punisce le vittime. Chiediamo pene severe per chi uccide, indipendentemente dalla nazionalità, e un’ammissione chiara: l’odio razziale va condannato in ogni direzione, non solo contro gli immigrati.
Il tempo delle parole è finito. La magistratura deve rispondere di questa vergogna, o sarà il popolo a riprendersi la giustizia che gli è stata negata. Dai pugni sul bus di Roma alle lame che hanno spezzato la vita di Gugliotta, Pamela e Leo a Torino, ogni caso urla la stessa verità: queste toghe sono cieche alla sofferenza degli italiani e complici dei crimini stranieri. Sveglia, Italia! È ora di dire basta!
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