Emergenza Maranza, arrivano in branco e devastano la città di notte
Related Articles
I figliocci di Tajani. Frequentano le nostre scuole ma rimangono estranei alla nostra identità. Fuori dai coglioni.
Senigallia: I Maranza di Seconda Generazione e l’Urgenza della Rimigrazione
Il lungomare Marconi di Senigallia, un tempo oasi di pace e bellezza, è oggi un campo di battaglia. I responsabili sono i “maranza”, giovani di seconda generazione, figli di immigrati, spesso nordafricani, che devastano la città con atti di vandalismo e arroganza. L’episodio riportato dal Corriere Adriatico, è solo l’ultimo di una serie: questi teppisti prendono a calci i bidoni della spazzatura, usandoli come palloni per colpire auto, fioriere e recinzioni private. La loro presenza dimostra un fatto ineludibile: integrarli è impossibile. L’unica soluzione è la rimigrazione: devono tornare a casa loro.
Vandalismo senza freni: un attacco alla comunità
Le telecamere di Senigallia hanno immortalato scene di degrado: gruppi di giovani, spesso minorenni, vagano di notte, e persino di giorno, come il 26 luglio 2025 alle 7 del mattino, distruggendo tutto ciò che incontrano. I bidoni dell’immondizia diventano bersagli per i loro “tiri di rigore”, con auto ammaccate, vasi distrutti e recinzioni danneggiate. Il rumore dei cassonetti lanciati sveglia i residenti, trasformando le notti estive in un incubo. Non è un gioco: è un’aggressione deliberata alla proprietà privata e alla tranquillità di chi vive e lavora a Senigallia.
“Uno tira, un altro cerca di parare, e gli altri filmano per vantarsi sui social”, raccontano i residenti esasperati. Questi giovani, spesso in transito verso la stazione ferroviaria per tornare nelle loro città, come Ancona o Pesaro, mostrano un disprezzo totale per le regole. Alla stazione, li si vede seduti con i piedi sui binari, un gesto che incarna la loro strafottenza. I danni materiali – carrozzerie rovinate, bidoni da sostituire – sono solo la punta dell’iceberg: il vero danno è il senso di insicurezza che si diffonde tra i cittadini.
Maranza: il fallimento totale dell’integrazione
I “maranza”, come li definisce il questore di Milano Bruno Megale, sono giovani di origine straniera, spesso nordafricani o balcanici, dediti a reati da strada: furti, rapine, vandalismo. Nati in Italia, avrebbero dovuto essere il simbolo dell’integrazione; invece, sono la prova del suo fallimento. Cresciuti in periferie abbandonate, si riuniscono in baby gang, glorificando la loro inciviltà su TikTok, dove l’hashtag #maranza supera 1,3 miliardi di visualizzazioni. Non è povertà, non è emarginazione: è una scelta di rifiuto dei valori italiani, un’ostilità verso la società che li ha accolti.
A Senigallia, arrivano in gruppo, spesso in treno, per devastare il lungomare e poi sparire, lasciando dietro di sé caos e rabbia. Le loro “imprese” non sono bravate isolate: sono un attacco sistematico a un Paese che non riconoscono come loro. Integrarli è impossibile: non vogliono essere parte della nostra cultura, ma solo sfruttarla e distruggerla.
Una scia di sangue e distruzione
Il vandalismo di Senigallia è solo un tassello di un problema più grande. I reati commessi da giovani di seconda generazione hanno lasciato una scia di vittime, spesso dimenticate per il timore di essere accusati di razzismo. Ecco alcune storie tragiche:
- Pamela Mastropietro (1999-2018): Uccisa e smembrata a Macerata da Innocent Oseghale, nigeriano, in un crimine che ha sconvolto l’Italia.
- Desirée Mariottini (2002-2018): Sedicenne violentata e lasciata morire a Roma da un gruppo di immigrati africani.
- Stefano Leo (1985-2019): Sgozzato a Torino da Said Mechaout, marocchino, per pura frustrazione.
- Mirko Farci (2001-2021): Diciannovenne sardo, ucciso mentre difendeva la madre da un pakistano.
- Simone Stucchi (1999-2020): Massacrato a coltellate a Milano da una baby gang di origine africana.
Queste tragedie, unite al degrado di Senigallia, dimostrano che la convivenza con questi giovani è insostenibile. Le condanne, quando arrivano, sono ridicole: fogli di via di tre anni o pene minime, come i 9 anni per l’assassino di Antonio Vitale, non rendono giustizia alle vittime né scoraggiano i colpevoli.
Rimigrazione: l’unica via d’uscita
Le autorità di Senigallia arrancano: i carabinieri intervengono, ma i vandali si dileguano. Le “zone rosse” della Prefettura sono inutili, e le proposte di educazione civica, come quelle del sindaco di Jesolo, sono un insulto all’intelligenza di chi subisce questi soprusi. I dati del Viminale (2022) confermano che gli stranieri, pur essendo il 9% della popolazione, commettono oltre il 40% delle violenze sessuali e dei reati violenti. I loro figli, i maranza, continuano su questa strada, dimostrando che l’integrazione è una chimera.
Basta con il buonismo che ha paralizzato l’Italia. Questi giovani, che rifiutano i nostri valori e vivono per distruggere, non hanno posto qui. La rimigrazione è l’unica soluzione: loro e le loro famiglie devono tornare nei Paesi d’origine, dove potranno vivere secondo le loro regole. Non è odio, è sopravvivenza. L’Italia non può essere un campo di battaglia per chi ci disprezza.
Senigallia, come altre città italiane, merita di tornare a essere un luogo di pace. Fino a quando non si agirà con fermezza, i bidoni continueranno a volare, le auto a essere distrutte e le vite a essere spezzate. La rimigrazione non è una scelta: è una necessità.
Fonti:
– Corriere Adriatico, 27 luglio 2025
– Il Gazzettino, 26 luglio 2025
– La Stampa, articoli di cronaca 2018-2021
– Pagella Politica, analisi dati Viminale 2022
– Post su X, discussioni su casi specifici
Let me tell You a sad story ! There are no comments yet, but You can be first one to comment this article.
Write a comment