Stuprata da immigrati, l’ex prete che ne ospita centinaia li difende: “si sentono etichettati”

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By V luglio 29, 2025 14:10

Stuprata da immigrati, l’ex prete che ne ospita centinaia li difende: “si sentono etichettati”

La Chiesa era diventata il refugium peccatorum di troppi amanti dell’attrezzo mancati.

**Luca Favarin: Il Profitto sull’Accoglienza e il Vergognoso Silenzio sulle Vittime**

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Padova, 29 luglio 2025 – Luca Favarin, ex prete e ora imprenditore dell’accoglienza, si conferma maestro nell’arte di distogliere l’attenzione dai veri problemi. Dopo il brutale stupro all’aeroporto Allegri – una giovane violentata da un 19enne tunisino, mentre il suo fidanzato veniva immobilizzato con un coltello – Favarin non ha trovato di meglio che lamentarsi su Facebook del “disagio” dei migranti che “si sentono etichettati”. Nessuna parola di vera solidarietà per le vittime, nessuna assunzione di responsabilità per la gestione fallimentare delle sue strutture. Solo un patetico show con cartelli che gridano “Non fissate, non siamo animali”, come se il problema fosse lo sguardo della gente e non la violenza efferata consumata sotto il suo naso.

Favarin, con la sua cooperativa “Percorso Vita”, gestisce 110 migranti, di cui 40 minori, incassando milioni di euro grazie a un sistema di accoglienza che puzza di business lontano un miglio. Nel 2017, la cooperativa ha fatturato oltre 2,3 milioni di euro, con un utile netto di mezzo milione, e le cifre sono cresciute negli anni. Ristoranti etnici, enoteche, progetti di integrazione: un vero impero economico mascherato da altruismo. Ma mentre Favarin si arricchisce, l’aeroporto Allegri, dove opera la sua cooperativa, è un “colabrodo” – parole sue – infestato da spaccio e criminalità. E lui, invece di garantire sicurezza, si limita a piagnucolare per l’“etichettamento” dei migranti, ignorando la giovane vittima di uno stupro e il terrore del suo compagno.

Questo ex prete, sospeso a divinis dalla Diocesi di Padova nel 2022 per la sua gestione opaca e personalistica, ha il coraggio di puntare il dito contro la società, dipingendo i carnefici come vittime di pregiudizi. È un insulto alla decenza. La sua cooperativa, che dovrebbe garantire protezione, ammette candidamente che l’area Allegri è fuori controllo, con “accessi abusivi” e “ricettacolo di criminalità”. Ma invece di chiedere scusa per il disastro sotto la sua responsabilità, Favarin preferisce inscenare numeri da circo mediatico, sventolando cartelli e parlando di “dignità”. Quale dignità? Quella di chi ha subito una violenza inaudita o quella di chi si nasconde dietro la retorica dell’inclusione per giustificare la propria incapacità?

Le sue parole sono uno schiaffo alle vittime. Chiamare “animali da circo” i migranti per poi ignorare chi ha sofferto per mano di uno di loro è ipocrisia allo stato puro. Favarin non è un samaritano, ma un opportunista che ha trasformato il dramma dell’immigrazione in una macchina da soldi. La sua gestione dell’Accoglienza è un fallimento: strutture insicure, controlli inesistenti e un’arroganza che gli permette di scaricare la colpa sulla società invece di guardarsi allo specchio. La Diocesi lo aveva capito anni fa, cacciandolo per la sua avidità mascherata da carità. Ora lo vediamo tutti.

Padova non merita questo. Le vittime dello stupro all’Allegri meritano giustizia, non prediche ipocrite. I cittadini meritano sicurezza, non un ex prete che si arricchisce mentre le sue strutture diventano terreno fertile per la criminalità. Favarin dovrebbe smettere di giocare al paladino e rispondere delle sue responsabilità. L’accoglienza non è un business, e le vittime non sono pedine per la sua propaganda. È ora che qualcuno lo fermi, prima che il suo “colabrodo” causi altre tragedie.

Stuprata da immigrati, l’ex prete che ne ospita centinaia li difende: “si sentono etichettati” ultima modifica: 2025-07-29T14:10:07+00:00 da V
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