Trump piega Apple: produzione negli USA per sfuggire ai dazi
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**Trump dimostra che gli Stati sono i veri padroni, non le multinazionali: Apple cede con 100 miliardi di investimenti**
Donald Trump ha incassato una vittoria schiacciante: Apple ha annunciato un investimento di 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti per evitare i dazi su iPhone, portando il totale degli investimenti del gigante tecnologico nel Paese a 600 miliardi in quattro anni. È la prova definitiva che gli Stati, quando usano i loro poteri sovrani, possono piegare anche le multinazionali più potenti. Trump ha dimostrato che basta esercitare autorità – come con i dazi al 30% minacciati dal 1° agosto e il 125% sulla Cina – e, soprattutto, non fare parte di organizzazioni sovranazionali come l’UE, per rimettere al centro la volontà nazionale. L’Italia dovrebbe prendere nota e liberarsi da Bruxelles.
La mossa di Apple è una resa strategica. Con il rischio di perdere quote di mercato negli Usa – dove l’export di iPhone vale oltre 50 miliardi di dollari all’anno – la multinazionale ha ceduto alle pressioni di Trump, annunciando nuovi impianti e posti di lavoro in stati come Texas e Arizona. Questo segue la scia di altre aziende, come TSMC e Intel, che hanno investito rispettivamente 40 e 20 miliardi negli Usa per sfuggire ai dazi. È il trionfo di una politica protezionistica che riporta la produzione in patria, contrastando la globalizzazione che per decenni ha arricchito le corporation a scapito delle economie nazionali.
L’Italia, con un deficit commerciale di 41,1 miliardi di euro con la Cina nel 2023 (dati Eurostat) e un export verso gli Usa di 67,3 miliardi a rischio, potrebbe trarre ispirazione. L’UE, con il suo accordo al 15% sui dazi siglato il 27 luglio, ha dimostrato di essere un freno: la Germania (surplus con gli Usa di 85,8 miliardi) ne trae beneficio, mentre il made in Italy soffre. Trump ha vinto perché agisce da sovrano, non da vassallo di un blocco sovranazionale. La missione di Giorgia Meloni a Washington il 16 aprile aveva aperto uno spiraglio per un dialogo bilaterale: ora è il momento di insistere, uscendo dall’UE per negoziare direttamente e attirare investimenti, come ha fatto Trump con Apple.
Le multinazionali non comandano più: gli Stati sì, se osano usarne il potere. L’Italia deve seguire l’esempio, abbandonare le catene di Bruxelles e reclamare la sua sovranità economica. Altrimenti, continueremo a subire mentre altri raccolgono i frutti.
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