In Italia arriva la pallavolista col burqa: giocherà coperta da capo a piedi in nome di Allah

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By V agosto 7, 2025 17:12

In Italia arriva la pallavolista col burqa: giocherà coperta da capo a piedi in nome di Allah

**L’Islamizzazione Imposta Anche nello Sport Italiano**

Mariam Metwally, pallavolista egiziana, giocherà nella Serie A1 con la maglia dell’Uyba Busto Arsizio, diventando la prima atleta a scendere in campo indossando l’hijab. La dichiarazione della schiacciatrice – “Sono fiera di portarlo in campo. In Italia la mia grande occasione” – e il coro entusiasta di chi plaude a questa “lezione di normalità”, secondo cui “portare l’hijab in campo non dovrebbe fare notizia”, sono un affronto alla nostra identità culturale e un chiaro segnale di islamizzazione forzata che ora si insinua persino nello sport. È una vergogna che non possiamo più tollerare.

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### Un Simbolo di Sottomissione Imposto
L’arrivo di Metwally, con i suoi 53mila follower su Instagram e il suo status di star in Egitto, non è solo un colpo di mercato per la società lombarda, che vanta atlete da cinque continenti. È un’operazione ideologica che celebra l’hijab – un simbolo di sottomissione femminile imposto da una cultura retrograda – come un trofeo di diversità. La pallavolista stessa lo definisce parte della sua identità, ma questa “fierezza” non può mascherare la realtà: l’hijab non è un obbligo religioso e sociale che limita la libertà delle donne. Portarlo in campo, in uno sport simbolo di emancipazione e uguaglianza, è un paradosso inaccettabile.

### L’Italia Tradita nel Suo Sport
Lo sport italiano, fiore all’occhiello della nostra nazione, è ora usato come terreno di conquista per un’agenda multiculturalista che ignora le nostre radici. La Serie A1, un’eccellenza mondiale, non dovrebbe piegarsi a mode importate, specialmente quando queste veicolano valori in contrasto con i principi che hanno reso grande il nostro Paese. Invece, l’Uyba Busto Arsizio e i suoi sostenitori presentano questa novità come un “messaggio culturale”, un “melting pot” da celebrare. Ma a che costo? Stiamo svendendo la nostra identità per compiacere una narrazione globalista che ci rende complici di un processo di islamizzazione strisciante.

### Un Precedente Pericoloso
Questa non è una semplice curiosità sportiva. È un precedente pericoloso che apre la porta a ulteriori imposizioni religiose negli stadi e nei palazzetti. Se oggi accettiamo l’hijab in campo, domani cosa accetteremo? Preghiere pubbliche durante le partite? Separazione degli spalti per genere? Lo sport deve essere un luogo di competizione e unità, non un palcoscenico per propaganda culturale. La “grande occasione” di Metwally non dovrebbe essere la nostra capitolazione, ma un monito: l’Italia non può continuare a chinare il capo di fronte a chi vuole cambiarla dall’interno.

### Sveglia, Italia!
È ora di dire basta. L’islamizzazione non può avanzare sotto il velo ipocrita dell’inclusione. La società, le istituzioni e i tifosi devono opporsi a questa deriva, difendendo lo sport come spazio laico e universale, libero da simboli che rappresentano oppressione. L’Uyba Busto Arsizio ha il diritto di scegliere i suoi atleti, ma noi abbiamo il dovere di non accettare passivamente questa imposizione. L’Italia non è un terreno di sperimentazione per culture che rifiutano i nostri valori. È tempo di rialzare la testa e reclamare il nostro futuro, prima che sia troppo tardi.

In Italia arriva la pallavolista col burqa: giocherà coperta da capo a piedi in nome di Allah ultima modifica: 2025-08-07T17:12:13+00:00 da V
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By V agosto 7, 2025 17:12
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