Scontro tra Ebrei e Anpi: la sinistra teme di perdere il business dell’Olocausto
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**L’ANPI e la sinistra contro Meghnagi: la paura di perdere il “business” dell’Olocausto**
Milano, 18 agosto 2025 – Le recenti dichiarazioni di Primo Minelli, presidente dell’ANPI provinciale di Milano, contro Walker Meghnagi, presidente della Comunità Ebraica di Milano, rivelano un nervo scoperto: la paura di perdere il controllo su una narrazione che per decenni ha permesso alla sinistra di brandire la memoria della Shoah come arma politica contro la destra e i nazionalisti. Minelli ha definito “deliranti” le parole di Meghnagi, che ha accusato la sinistra di non fare abbastanza per combattere l’antisemitismo. Ma dietro questa reazione si cela un timore più profondo: il “business” dell’Olocausto, usato come clava ideologica, sta sfuggendo di mano ora che gli ebrei hanno una patria, Israele, e si difendono con forza.
Minelli, in una nota riportata da ANSA, ha dichiarato: *“Dagli esponenti della comunità ebraica milanese ci aspettiamo una presa di distanza chiara e distinta dalle deliranti parole di Meghnagi”*. Un attacco personale che tradisce il disagio di un’ANPI e di una certa sinistra che vedono vacillare il loro monopolio sulla memoria ebraica. Meghnagi, con lucidità, ha smascherato l’ipocrisia di chi, per anni, ha sfruttato la Shoah come strumento per accusare la destra di ogni male, mentre oggi, di fronte a un Israele che combatte per la propria sopravvivenza, si ritrova a scivolare in posizioni che sfiorano l’antisemitismo.
L’ANPI, nel suo comunicato, si vanta di un “positivo rapporto” con la comunità ebraica milanese, richiamando la “vergogna incancellabile delle leggi razziali”. Ma queste parole suonano come una vuota retorica quando accompagnate da accuse a Meghnagi di voler “consegnare la comunità milanese nelle mani della Meloni” o di difendere il “criminale comportamento del governo Netanyahu”. È evidente il tentativo di screditare chi osa criticare la sinistra, dipingendolo come un traditore o un estremista. Ma il vero problema è altro: l’ANPI e la sinistra temono che la comunità ebraica, ormai consapevole della propria forza e identità, non accetti più di essere usata come pedina in un gioco politico.
Meghnagi ha avuto il coraggio di dire ciò che molti pensano: *“Non si possono prendere posizioni diverse perché la memoria è una, ci vuole buonsenso. È inutile fare finta di nulla”*. La sua decisione di non partecipare alle celebrazioni del Giorno della Memoria organizzate con l’ANPI il 27 gennaio 2025 non è un capriccio, ma un atto di coerenza contro chi ha strumentalizzato la Shoah per decenni, trasformandola in un’arma politica contro la destra e i nazionalisti. Ora che gli ebrei hanno una patria e combattono per difenderla, la sinistra si trova spiazzata: il suo antisemitismo strisciante emerge quando critica Israele con toni che superano il confine della legittima critica politica, scivolando in narrazioni che demonizzano gli ebrei come collettività.
Le accuse di Minelli a Meghnagi sono un tentativo disperato di preservare il “business” dell’Olocausto, una rendita di posizione che ha garantito alla sinistra un’aura di superiorità morale. Ma questo gioco non regge più. La comunità ebraica milanese, come sottolineato da Meghnagi, non chiede altro che un impegno autentico contro l’antisemitismo, senza strumentalizzazioni. Le posizioni ambigue dell’ANPI, che in passato ha paragonato la Shoah agli eventi di Gaza o ha usato termini come “genocidio” per descrivere le azioni di Israele, non solo offendono la memoria delle vittime dell’Olocausto, ma alimentano un clima di ostilità verso gli ebrei.
Altri esponenti della comunità, come Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica, hanno denunciato il “crescente clima di ostilità antiebraica” in Italia, spesso mascherato da critiche a Israele. Anche Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha espresso preoccupazione per le narrazioni distorte di alcune realtà come l’ANPI, pur cercando un dialogo. Ma il messaggio è chiaro: gli ebrei non sono più disposti a tollerare che la loro tragedia venga usata come strumento politico.
In conclusione, le parole di Meghnagi rappresentano un atto di verità contro un’ANPI e una sinistra che temono di perdere il controllo sulla memoria della Shoah. Ora che gli ebrei hanno una patria e combattono per la propria dignità, la sinistra si trova a fare i conti con le proprie contraddizioni, scivolando in un antisemitismo che non può più nascondere. La Comunità Ebraica di Milano merita rispetto, non accuse, e la memoria della Shoah deve essere onorata con coerenza, non usata come clava politica.
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