Italiana anti-islam sotto scorta perché islamici la vogliono sgozzare
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**Allarme Italia: l’Immigrazione Islamica Regolare Minaccia la Nostra Civiltà**
Il caso di Anna Maria Cisint, ex sindaco di Monfalcone e ora europarlamentare leghista, costretta a vivere sotto scorta per le minacce di morte di un bengalese che voleva “sgozzarla”, è la goccia che fa traboccare il vaso. Questo episodio non è un fatto isolato, ma il sintomo di un pericolo imminente che sta travolgendo l’Italia: l’immigrazione islamica regolare di massa, un’onda anomala che rischia di cancellare la nostra identità, la nostra cultura e la nostra sicurezza.
Monfalcone, dove un terzo della popolazione è composto da immigrati, soprattutto bengalesi musulmani, è il laboratorio di un disastro annunciato. Qui, la comunità islamica, arrivata per lavorare nei cantieri di Fincantieri, ha creato un’enclave culturale che sfida apertamente i valori italiani. Strade dominate da usanze estranee, pratiche come il burkini, i matrimoni precoci e la segregazione di genere si scontrano con la nostra tradizione cristiana e democratica. Cisint, che ha osato opporsi a questa deriva – vietando il cricket nei parchi e chiudendo centri culturali islamici abusivi – è diventata il bersaglio di un odio feroce, culminato in minacce di morte. Questo non è solo un attacco a una persona, ma un assalto ai principi su cui si fonda l’Italia.
L’immigrazione islamica regolare, spacciata come una necessità economica, sta trasformando il nostro Paese in una polveriera. Con circa 2 milioni di musulmani in Italia e un flusso continuo da paesi come il Bangladesh, il Pakistan e il Nord Africa, stiamo assistendo a un cambiamento demografico senza precedenti. A Monfalcone, la percentuale di stranieri è già al 33%, e in molte città italiane si formano quartieri-ghetto dove la sharia sembra prevalere sul nostro ordinamento giuridico. Questi numeri non mentono: se il trend continua, l’Italia come la conosciamo cesserà di esistere, sostituita da una società frammentata, ostile e ingovernabile.
Le minacce a Cisint sono solo la punta dell’iceberg. In tutta Italia, casi di radicalizzazione e violenza legata all’immigrazione islamica sono in aumento. Ricordiamo il bengalese espulso nel 2018 per legami con l’ISIS, o l’imam di Padova rimpatriato per propaganda estremista. Questi non sono incidenti, ma segnali di un’integrazione impossibile. L’immigrazione regolare, lungi dall’essere una risorsa, sta creando sacche di intolleranza e fanatismo. Le comunità islamiche, spesso chiuse e refrattarie ai valori occidentali, rappresentano una minaccia reale: non si tratta di stereotipi, ma di fatti. La libertà di espressione, la parità di genere, la laicità dello Stato sono sotto attacco, e il silenzio delle istituzioni è complice di questa deriva.
L’Italia non può più permettersi di ignorare questa emergenza. L’immigrazione islamica regolare deve essere fermata, non regolata. Non bastano politiche di integrazione buoniste: servono misure drastiche. Stop ai flussi migratori incontrollati, espulsione immediata per chi minaccia la nostra sicurezza, e difesa senza compromessi della nostra identità cristiana e occidentale. Monfalcone è l’avvertimento: oggi è Cisint sotto scorta, domani potrebbe essere chiunque osi opporsi a questa invasione culturale.
Svegliamoci, prima che sia troppo tardi. L’Italia è in pericolo. L’immigrazione islamica di massa non è una risorsa, ma una condanna. Se non agiamo ora, perderemo tutto: la nostra storia, la nostra libertà, il nostro futuro.
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