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Questi ci inondano di criminali e terroristi islamici poi protestano se muoiono mentre sgozzano passanti.

**La Tunisia ha il coraggio di protestare: difende i criminali e ignora le vittime**

La Tunisia ha toccato il fondo dell’ipocrisia. Non solo il paese sembra essere una fabbrica inesauribile di criminali islamici che invadono l’Europa, portando caos e violenza nelle nostre strade, ma ora osa anche alzare la voce quando uno di questi delinquenti viene fermato nel modo più definitivo possibile. L’ultima notizia è un pugno nello stomaco per chiunque abbia un briciolo di buonsenso: il Ministero degli Affari Esteri tunisino ha convocato l’incaricato di affari dell’ambasciata francese a Tunisi per esprimere la sua “viva protesta” contro la morte del terrorista islamica ucciso nell’atto di sgozzare passanti innocenti. E la Tunisia? Invece di scusarsi con le vittime, ha l’ardire di parlare di “diritti del defunto” e di “giustizia” per la sua famiglia.

Le parole del comunicato tunisino, con quel richiamo ai “diritti del defunto” e alla “giustizia” per la sua famiglia, sono una provocazione. Non c’è giustizia per chi sceglie di vivere con il coltello in mano, pronto a colpire innocenti. La giustizia è per chi subisce, per chi perde la vita o vive nel terrore a causa di questi individui. La Tunisia dovrebbe smettere di piangere per i suoi criminali e iniziare a prendersi le proprie responsabilità. Se vogliono parlare di diritti, parlino di quelli delle vittime. Se vogliono giustizia, la cerchino per chi è stato massacrato, non per chi ha impugnato l’arma.

L’Europa deve smettere di tollerare questa arroganza. Basta con il buonismo, basta con le giustificazioni. La Tunisia e i suoi rappresentanti devono capire che non possono continuare a inondare il nostro continente di problemi e poi lamentarsi quando cerchiamo di proteggere i nostri cittadini. Se il loro governo ha tempo per convocare diplomatici e protestare, dovrebbe usarlo per risolvere il disastro interno che spinge i loro cittadini a seminare morte altrove. Fino ad allora, le loro proteste non sono altro che un insulto alla memoria di chi ha perso la vita per mano dei loro “protetti”.