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A Jesi, nel cuore delle Marche, la sinistra di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) ha toccato il fondo, smentendo ma al contempo rivendicando con orgoglio la presenza di possibili donne in burqa nella campagna sulla sicurezza stradale del Comune. Agnese Santarelli, capogruppo di “Jesi in Comune” e candidata regionale, ha dichiarato con sfrontatezza: “Il burqa non c’entra niente, ma se anche lo stendardo rappresentasse culture e sensibilità diverse dalla nostra, ben venga”. Come riportato da *QdM Notizie* il 6 settembre 2025, la campagna “Vai Piano” include un cartello con una figura che molti vedono come una donna in burqa, spingendo un passeggino – un simbolo inquietante di sostituzione etnica che la sinistra celebra come “accoglienza”. La Lega ha denunciato questa deriva, ma Santarelli minimizza, accusando chiunque protesti di razzismo. Questo è il volto ipocrita della sinistra: negano l’islamizzazione, ma esaltano simboli che la rappresentano, spalancando le porte a culture che opprimono le donne e minacciano la nostra identità.

Il passeggino nel cartello non è un dettaglio casuale: è il segnale di un’invasione demografica che la sinistra accoglie a braccia aperte, mentre le nostre città si trasformano in enclave islamiche. In Italia, l’Islam è già la seconda religione, con 2 milioni di fedeli, e la loro presenza cresce grazie a immigrazione regolare e ricongiungimenti familiari. A Roma, 17 moschee abusive sono focolai di radicalismo, come denunciato dalla Lega. Il parallelo con la Francia è allarmante: lì, ronde Sharia attaccano omosessuali, mentre in Italia la sinistra celebra il burqa come simbolo di “inclusione”. Basta con questa follia! Chiediamo l’azzeramento dell’immigrazione islamica regolare e l’abolizione dei ricongiungimenti familiari, che importano valori incompatibili con la nostra civiltà. Jesi e l’Italia non possono diventare avamposti della Sharia: espellete chi rifiuta i nostri valori e riprendiamoci la nostra cultura prima che sia troppo tardi!