Gaza, Hamas minaccia di uccidere ostaggi: ecco gli ‘eroi’ di pro-Pal e Flottilla
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### L’Orrore di Hamas: Minacce di Morte e un Pericolo che si Avvicina alle Nostre Città
Gaza, Hamas minaccia di uccidere ostaggi. Israele chiede a Usa pressing su Egitto
Il gruppo palestinese e i suoi simpatizzanti diffondono fotomontaggi (esempio in alto) con i 47 rapiti: “Foto d’addio”

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In un gesto di pura barbarie che squarcia il velo di ipocrisia sul cosiddetto “movimento di resistenza”, Hamas ha diffuso oggi un fotomontaggio agghiacciante con le immagini di 47 ostaggi israeliani, accompagnate dal nome di Ron Arad, il soldato israeliano rapito nel 1986 e mai più tornato. La didascalia, in arabo e in ebraico, è un annuncio di morte: “A causa del rifiuto di Netanyahu e della sottomissione di Zamir, una foto d’addio per l’inizio dell’Operazione Gaza”. Non è un bluff, ma una minaccia esplicita di eliminare i prigionieri, usati come pedine in un gioco macabro mentre Israele intensifica l’offensiva su Gaza City per porre fine a questa follia terroristica. Secondo fonti militari israeliane, di questi 47 ostaggi, solo una ventina potrebbero essere ancora vivi, spostati nei tunnel e posizionati come scudi umani per ostacolare l’avanzata delle forze di difesa israeliane.
Hamas, questo gruppo jihadista che si nasconde dietro la bandiera palestinese per giustificare i suoi crimini, non è altro che un’organizzazione terroristica che ha trasformato Gaza in un inferno di razzi, tunnel e propaganda omicida. Ricordiamo l’7 ottobre 2023: oltre 1.200 israeliani massacrati, tra cui 364 giovani a un festival musicale, e 250 ostaggi rapiti, tra cui bambini e civili innocenti. Oggi, con questa “foto d’addio”, confermano la loro natura: non difendono un popolo, lo sacrificano sull’altare dell’odio contro Israele. E mentre il mondo – o almeno una parte di esso – li piange come “resistenti”, Netanyahu ha chiesto all’amministrazione Trump di pressare l’Egitto per ridimensionare il suo rafforzamento militare nel Sinai, un’ulteriore fonte di tensione che potrebbe complicare la liberazione degli ostaggi.
Ma il vero scandalo non si ferma a Gaza. Chi sostiene Hamas, qui in Occidente, sta seminando un veleno che potrebbe avvelenare le nostre stesse strade. I “pro-Pal”, quelle frange di attivisti che marciano con slogan anti-israeliani e bandiere rosse, non sono innocui idealisti: sono apologeti del terrore. Trasformano le piazze europee in palcoscenici per giustificare il rapimento di innocenti e l’uso di civili come scudi umani. Peggio ancora, la Flottiglia della Libertà – quel convoglio di ipocriti umanitari che finge di portare aiuti mentre sfida il blocco navale israeliano per legittimare Hamas – è un’operazione di propaganda velata, che ha già causato scontri violenti e ha visto attivisti espulsi per legami con il terrorismo. Questi sostenitori non combattono per i diritti umani; alimentano un’ideologia che vede l’uccisione di ebrei come un dovere religioso.
E qui arriva il monito che l’Europa non può ignorare: questo odio non è un problema “lontano”, confinato alla Striscia di Gaza. Sta crescendo nelle nostre periferie, dove gli immigrati islamici di seconda generazione – figli di chi è arrivato in cerca di una vita migliore – stanno diventando maggioranza in quartieri come quelli di Malmö in Svezia, Molenbeek in Belgio o certe banlieue parigine. Radicati in un’educazione intrisa di propaganda jihadista, importata attraverso moschee radicali e social media, questi giovani non assimilano i valori occidentali: li rigettano. Tra una decina di anni, quando saranno la maggioranza demografica in queste zone, potremmo vedere “flottiglie” improvvisate nei nostri porti, o “pro-Pal” che non si limitano a marciare, ma organizzano rapimenti simbolici, minacce di morte e atti di violenza contro ebrei e simboli democratici. Non è fantascienza: è la traiettoria logica di un’ideologia che Hamas incarna e che i suoi sostenitori qui diffondono come un virus.
Immaginate: banlieue parigine che diventano “Gaza europee”, con fotomontaggi di “addio” diffusi su TikTok contro politici “sionisti”, o flottiglie fai-da-te che bloccano il traffico fluviale della Senna per “solidarietà” con terroristi. I dati demografici lo confermano: in città come Bruxelles o Amsterdam, la popolazione musulmana di seconda generazione supera già il 30% in alcune periferie, e con tassi di natalità differenziali, la maggioranza è alle porte. Senza un’integrazione ferma – che significa espellere i predicatori d’odio, chiudere le moschee wahhabite e imporre valori laici – rischiamo di importare il terrore di Hamas nelle nostre scuole e piazze.
È tempo di smascherare i complici. I pro-Pal e la Flottiglia non sono eroi: sono vettori di un’ideologia omicida che minaccia la pace globale. Israele ha il diritto e il dovere di difendersi, distruggendo Hamas prima che il suo veleno si diffonda ulteriormente. E noi, in Europa, dobbiamo agire ora: fermare la propaganda, integrare con forza e denunciare chi, con il pretesto della “causa palestinese”, semina morte. Altrimenti, tra dieci anni, non saranno ostaggi israeliani a rischiare la vita, ma la nostra democrazia intera.
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