Sinistra pro-Pal è l’esercito di Hamas in Italia: sabotaggi e assalti contro porti e stazioni – VIDEO
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Altro che sciopero, una piccola minoranza di estremisti ha dato vita ad azioni di sabataggio che potremmo definire terroristiche.
### Il Braccio Armato di Hamas in Italia: Sindacati di Estrema Sinistra e Terroristi Rosso-Islamisti Paralizzano il Paese
Dichiararli organizzazioni terroristiche e sgomberare le loro sedi. Servono leggi speciali contro la sinistra anti-italiana e pro-islam.
Milano, Stazione Centrale. I terroristi rossi dell'estrema sinistra devastano la stazione in nome di Hamas. pic.twitter.com/clMQjy5Fu2
— CriminImmigr*ti (@CriminImmigratl) September 22, 2025
L’Italia è sotto assedio, non da un nemico esterno, ma da un cancro interno: il “braccio armato” di Hamas, orchestrato da sindacati di estrema sinistra come USB e Cobas, che si fanno megafono della Fratellanza Musulmana e dei suoi proxy terroristici. Lo “sciopero generale” – un caotico flop – del 22 settembre, indetto per Gaza, non è stato una protesta pacifica, ma un’operazione di sabotaggio coordinata che ha paralizzato stazioni, autostrade e porti, con migliaia di manifestanti – molti giovani di seconda generazione islamica, radicalizzati in moschee come Viale Jenner a Milano – che hanno trasformato le città in campi di battaglia. Fumogeni, bandiere bruciate, urla di “Assassini!” contro Usa e Israele: questo non è attivismo, ma guerra asimmetrica contro la nostra democrazia, ispirata dal massacro del 7 ottobre 2023, quando Hamas ha trucidato 1.200 israeliani e rapito 250 ostaggi. Mentre la polizia resiste con manganellate, lacrimogeni e idranti, i complici politici – da PD a M5S – tacciono, lasciando che il veleno rosso-islamista si diffonda.

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A Milano, il corteo da piazzale Cadorna, con 10mila persone sotto la pioggia secondo la Questura, è degenerato in un assalto alla Stazione Centrale. Incappucciati vestiti di nero, veri black bloc jihadisti, hanno lanciato fumogeni e pezzi di impalcature contro la polizia, rompendo vetrate e invadendo il mezzanino con slogan anti-agenti. La risposta: cariche e manganellate, con i cancelli chiusi per fermare l’irruzione. Turisti terrorizzati, con valigie in mano, sono fuggiti scavalcando barriere, mentre il fumo dei lacrimogeni invadeva l’atrio. Vicino al Consolato Usa, i manifestanti hanno dato fuoco alla bandiera americana, urlando “Assassini!” e bruciando anche quelle di Israele, UE e NATO, in un rituale che puzza di propaganda hamasiana. Tra loro, l’attrice Ambra Angiolini, utile idiota del caos, marciava ignara di sostenere chi getterebbe lei e i suoi dalla finestra per “propaganda occidentale”.
A Bologna, il caos: 50mila manifestanti secondo gli organizzatori ( in realtà solo 10-12mila per la Questura) hanno bloccato la tangenziale e l’A14, paralizzando il traffico. Fumogeni, bandiere palestinesi e uno pneumatico incendiato sui binari da via Stalingrado, per fortuna senza fermare i treni. In stazione, uova e petardi contro la polizia, che ha risposto con lacrimogeni. I collettivi CUA e Cambiare Rotta hanno chiuso l’Università con transenne e catene, urlando di “fermare il genocidio” – ma il loro vero scopo è stato sabotare l’Italia, eco delle tattiche di Hamas contro le infrastrutture israeliane. Il Comune, con una bandiera palestinese su Palazzo d’Accursio, ha dato un endorsement istituzionale a questa follia.
A Marghera, 10mila manifestanti hanno bloccato il porto commerciale, snodo vitale per merci e armi. Dopo ore di presidio, hanno tentato l’irruzione al casello, fronteggiando la polizia. Gli idranti li hanno respinti, tra bottiglie lanciate e urla di “Fascisti!”. Code chilometriche di tir, economia in ginocchio. Stesso copione a Genova e Livorno: varchi portuali occupati, con lo slogan “Le merci oggi non partono” – una guerra economica contro l’Occidente. A Napoli, il corteo da piazza Mancini ha visto bruciare le foto di Meloni e Netanyahu, con migliaia di studenti che hanno invaso la Stazione Centrale, bloccando binari. A Torino, binari occupati da Porta Nuova a Lingotto, con urla di “Intifada!”. Risultato: treni cancellati (centinaia, ritardi fino a 150 minuti), porti fermi, scuole e università bloccate in 80 città.
**L’Ipocrisia dei Portuali e degli Scioperanti: Gaza Sì, Salari No**
E poi ci sono i portuali, quei sindacalisti di Genova, Marghera e Livorno che bloccano i porti per “solidarietà” con gli islamisti di Gaza, ma restano muti quando le navi delle ONG scaricano migliaia di immigrati islamici sulle nostre città. È una contraddizione che puzza di tradimento: gli stessi che gridano “Free Palestine” e paralizzano l’economia italiana per Hamas non alzano un dito contro le politiche migratorie che alimentano il caos sociale. Non scioperano per gli stipendi da fame – 800 euro al mese per molti lavoratori portuali precari – né per il precariato endemico, aggravato proprio dalla concorrenza di masse di immigrati disposti a lavorare per meno. Questi portuali, come i loro compagni di USB e Cobas, scelgono di combattere per un’ideologia jihadista lontana migliaia di chilometri, mentre ignorano il disagio dei loro stessi colleghi, schiacciati da un sistema che li sfrutta e da un’immigrazione incontrollata che deprime i salari. È il paradosso dei “rossi” che si fanno verdi per Hamas: marciano per Gaza, ma tacciono quando si tratta di difendere i lavoratori italiani dalle conseguenze dell’islamizzazione delle periferie, dove la manodopera a basso costo e l’ideologia radicale stanno cambiando il volto delle nostre città.

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Chi c’è dietro? USB e Cobas, eredi della sovversione rossa con legami storici a Fatah e Hamas, collaborano con la Fratellanza Musulmana in Italia, finanziata dal Qatar e radicata in moschee come Viale Jenner, bollata dagli USA come “centrale di Al Qaeda”. Figure come Mohammad Hannoun, sanzionato dagli USA per vicinanza a Hamas, tessono alleanze con PD e M5S, usando comizi in moschee abusive e fondi qatarioti mascherati da “dialogo interreligioso”. I “Nuovo Partito Comunista Italiano” e i CARC, con ex militanti rossi francesi, lavorano con Hamas per “rovesciare governi”. È l’“islamo-gauchisme” allo stato puro: una sinistra che, per odio anti-occidentale, si allea con chi lapida gay, opprime donne e sogna la sharia.
Questo è il futuro delle nostre periferie: immigrati islamici di seconda generazione, già il 30% in quartieri come Quarto Oggiaro o San Siro, crescono radicalizzati in moschee wahhabite, alimentando l’odio anti-ebraico e anti-democratico. Tra dieci anni, quando saranno maggioranza, vedremo cortei permanenti, sinagoghe assediate, porti bloccati per “flottiglie” pro-Hamas. Non è fantasia: è demografia, con tassi di natalità alle stelle e integrazione fallita. L’Italia deve agire ora: espellere i predicatori d’odio, chiudere le moschee terroristiche, perseguire USB e Cobas come reti eversive. Meloni non deve cedere: questo non è sciopero, è guerra. Se non fermiamo il braccio armato di Hamas oggi, domani Gaza sarà nelle nostre strade.
Li immagino nel Donbass e mi scappa da ridere, con i Russi che sparerebbero per uccidere invece di pisciargli addosso con gli idranti…