Ha ucciso italiana perché voleva eccitarsi, psichiatra: “Un delitto di piacere”
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Vi ricordate quando la stampa dem cercava delle attenuanti per il maliano con cittadinanza italiana Moussa Sangare, l’assassino di Sharon Verzeni, affermando che aveva “problemi psichici”, “era depresso” perché non era riuscito a sfondare come rapper, etc?
Ecco, la perizia… pic.twitter.com/8M0fn4DmNP
— Francesca Totolo (@fratotolo2) September 23, 2025
**Un mostro tra noi: la verità su Moussa Sangare e il fallimento della seconda generazione**
L’Italia è in lutto, ma anche in rivolta. Sharon Verzeni, una giovane donna innocente, è stata massacrata a coltellate da Moussa Sangare, un maliano con cittadinanza italiana, un prodotto della tanto decantata “seconda generazione”. La stampa di sinistra, con il suo solito copione nauseante, ha provato a dipingerlo come un povero disadattato, un ragazzo con “problemi psichici”, “depresso” per il fallimento della sua carriera da rapper. Hanno provato a venderci la favola del disagio sociale, come se questo potesse giustificare l’orrore. Ma la verità è emersa, cruda e spietata, dalla perizia psichiatrica: Sangare era lucido, consapevole, pienamente capace di intendere e volere quando ha affondato il coltello nel corpo di Sharon.
E le parole degli esperti sono un coltello nel cuore di chi crede ancora nel buonismo: *“Cercava qualcosa che lo eccitasse, che gli desse una scarica di adrenalina, per superare la noia. Questo è un delitto di piacere, lo equiparo all’omicidio di un sadico”*. Un delitto di piacere. Un omicidio sadico. Non c’è nulla di più disgustoso, nulla di più vile. Moussa Sangare non era un disperato, non era una vittima della società. Era un mostro che ha scelto di uccidere per il puro gusto di farlo, per soddisfare un impulso depravato, per spezzare la noia di una vita che, nonostante le opportunità offerte da questo Paese, ha deciso di disprezzare.
Questa non è solo la storia di un assassino. È la storia di un fallimento epocale: l’integrazione della seconda generazione di immigrati. Sangare è il simbolo di un’arroganza che cresce tra chi, nato o cresciuto in Italia, rifiuta i nostri valori, le nostre leggi, la nostra civiltà. Questi non sono “ragazzi difficili”, non sono “vittime del sistema”. Sono individui che, pur avendo ricevuto istruzione, casa, opportunità, sputano in faccia alla nazione che li ha accolti. E alcuni, come Sangare, lo fanno con il sangue, con la violenza, con un sadismo che non ha scuse.
Basta con le favole. Basta con le lacrime di coccodrillo della sinistra che cerca sempre un’attenuante, un pretesto, una giustificazione. *“Un delitto di piacere”*: queste parole dovrebbero far tremare di rabbia ogni italiano. Sangare non ha ucciso per necessità, non ha ucciso per rabbia. Ha ucciso perché gli piaceva, perché voleva provare l’ebrezza di togliere una vita. Questo non è un problema psichiatrico. Questo è il volto del male, il volto di chi si sente intoccabile, di chi crede di poter fare ciò che vuole senza conseguenze, forte di una cittadinanza che non merita.
E noi, come società, cosa facciamo? Continuiamo a chinare la testa, a sussurrare “integrazione” come se fosse una parola magica? Continuiamo a permettere che le nostre città diventino terreno di caccia per questi predatori? Sharon Verzeni è morta, la sua vita spezzata da un sadico che non ha nulla a che fare con i valori di questa nazione. E non è un caso isolato. La seconda generazione di immigrati si sta rivelando una bomba a orologeria: cresciuti senza rispetto, senza gratitudine, senza alcun legame con l’Italia, pronti a sfogare la loro frustrazione con la violenza.
È ora di dire basta. Basta al buonismo che ci sta distruggendo. Basta a chi ci chiede di compatire gli assassini. Basta a chi vuole farci credere che la colpa sia nostra, della società, del “sistema”. Moussa Sangare non è una vittima: è un carnefice. E la sua cittadinanza italiana è un insulto a chi lavora, paga le tasse, rispetta le leggi. Non possiamo più permetterci di ignorare il problema. La seconda generazione deve essere espulsa senza pietà. Sharon Verzeni merita giustizia, e l’Italia merita sicurezza. Non possiamo più tollerare mostri che uccidono per piacere. Mai più.
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