Una scuola elementare senza italiani: preparano un’Italia islamica

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By V settembre 26, 2025 19:14

Una scuola elementare senza italiani: preparano un’Italia islamica

### La Sostituzione Etica in Azione: Mestre, Dove le Scuole Diventano Ghetti e l’Italia Perde la Sua Identità

In una Mestre che sembra un avamposto di un futuro distopico, i genitori della scuola elementare Cesare Battisti alzano la voce contro un incubo che si consuma sotto i loro occhi: classi invase da alunni stranieri, un solo bambino italiano su 61 nel primo anno, e un’atmosfera da “scuola-ghetto” che rende impossibile ogni parvenza di educazione. L’articolo di Fulvio Fenzo su *Il Gazzettino* delinea un quadro desolante, ma è solo la punta dell’iceberg di una sostituzione etnica che sta divorando l’Italia dall’interno. Non è più il tempo di chiacchiere su “integrazione” o “quote”: è ora di riconoscere il dramma alla radice e agire con fermezza. Espellere, non accogliere. Emigrare i flussi, non diluirli. Perché quando questi bambini arrivano nelle nostre scuole, è già troppo tardi.

Immaginate una scuola dove i genitori bengalesi non capiscono nemmeno in quale classe studiare i loro figli, dove gli insegnanti devono “implorare” per far indossare le mutande ai bimbi o lavarsi le mani, e dove raccogliere 4-5 euro per un’uscita scolastica diventa un’impresa titanica. È questo il caos quotidiano descritto dai genitori che, esasperati, hanno ritirato i loro figli dall’Istituto comprensivo Giulio Cesare. Uno di loro confessa: “Gli altri due fratelli maggiori hanno compiuto qui tutto il loro ciclo di studi, e ne siamo rimasti soddisfatti. Ma ora le cose sono cambiate radicalmente”. Cambiate? Distrutte, direi. Trasferimenti in scuole private, spese insostenibili per famiglie normali, e un senso di tradimento verso un sistema che ha fallito miseramente.

Ma il vero orrore non è solo nei racconti aneddotici – genitori che usano i figli come traduttori nei colloqui con le maestre, classi zeppe di “BES linguistici” (Bisogni Educativi Speciali) che diluiscono l’apprendimento per tutti. No, il dramma è sistemico, è la sostituzione etnica in atto: un’Italia che si svuota dei suoi figli mentre viene sommersa da ondate migratorie che non parlano la nostra lingua, non condividono i nostri valori, e non hanno alcuna intenzione di adattarsi. Come dice un papà citato nell’articolo: “È evidente che in una città che si sta caratterizzando come ricettiva a livello migratorio, come quando gli italiani arrivavano a New York, si creano situazioni di questo tipo”. Ma qual è la differenza? Prima di tutto: negli Usa sono tutti immigrati, non è una nazione con una storia millenaria. Senza contare, ma è secondario, che gli italiani a New York lavoravano sodo, imparavano l’inglese, e costruivano comunità che rispettavano le leggi del paese ospitante. Qui? Un ghetto che si autoalimenta, dove l’italiano è un lusso e l’igiene un optional.

E non illudiamoci: sparpagliare questi alunni in altre classi con “pulmini” o “redistribuzioni” è una pezza peggio del buco. Come suggeriscono alcuni genitori, “bisogna tornare a mettere in strada gli scuolabus per redistribuire le presenze”. Illusione pericolosa. Questo non risolve nulla; al contrario, diffonde il veleno in tutto il sistema scolastico, abbassando gli standard per tutti i bambini italiani. Il protocollo del 2018 tra Prefettura, Ufficio scolastico e Comune di Venezia auspicava un 70-30% tra italiani e stranieri? Ridicolo, un sogno infranto da anni di politiche suicide. Il Consiglio d’istituto ora chiede un incontro al sindaco Brugnaro, lamentando “la forte concentrazione di BES linguistici” in contrasto con le norme regionali. Ma a che serve? È un cerotto su una ferita gangrenosa.

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L’allarme è totale, e deve essere urlato: questa non è integrazione, è invasione. L’assessorato alla Coesione sociale di Venezia, con Simone Venturini, ammette l’impotenza: “Con questi numeri nelle classi anch’io credo che non si possa parlare di ‘integrazione'”. Esatto. E il Ministero? Gli Uffici scolastici? L’impegno “eroico” degli insegnanti è ammirevole, ma vano. Non si integra chi non vuole integrarsi; si espelle chi minaccia l’identità di una nazione. Il vero dramma è alla fonte: i ricongiungimenti familiari, quel meccanismo perverso che moltiplica gli arrivi senza controllo, devi essere azzerato immediatamente. Basta con le catene familiari che trasformano un immigrato in una famiglia intera, poi in un quartiere, poi in una città. Chi arriva deve essere un individuo isolato, selezionato, e solo se utile. Altrimenti, indietro. Emigrazione forzata per chi non si adatta, non diluizione in classi miste che rubano futuro ai nostri figli.

Guardate i numeri: 61 iscrizioni, una sola italiana. È una sentenza di morte per quella scuola, e un presagio per l’Italia intera. “È questa la società che vogliamo nel futuro?” chiede un papà. No, assolutamente no. Non una società di ghetti multietnici dove i nostri bambini imitano comportamenti alieni, perdono la lingua madre, e crescono in un babelico disordine che li prepara a un’Italia minoritaria nella propria casa. Dobbiamo agire ora: chiudere i rubinetti dell’immigrazione, revocare i ricongiungimenti, e rimandare indietro chi non contribuisce. Perché se aspettiamo che arrivino nelle scuole, come a Mestre, è tardi. Troppo tardi per salvare la nostra identità, troppo tardi per i nostri figli.

È tempo di rivolta, non di lamentele. I genitori di Mestre hanno iniziato; ora tocca a tutti noi pretendere un’Italia per gli italiani. Altrimenti, il ghetto non sarà solo una scuola: sarà il nostro paese.

Una scuola elementare senza italiani: preparano un’Italia islamica ultima modifica: 2025-09-26T19:14:25+00:00 da V
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By V settembre 26, 2025 19:14
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