Piano Eversivo della Sinistra: Usare Teppisti e Maranza per Rovesciare il Governo
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# Il Piano Eversivo della Sinistra Italiana: Maranza Radicalizzata e Jihad Urbana per Strangolare l’Economia e Rovesciare la Democrazia
Complotto eversivo di natura ibrida, che mescola ideologia rossa residuale con radicalismo islamista, orchestrato dalla sinistra per destabilizzare il Paese e abbattere il governo democraticamente eletto di Giorgia Meloni. Non si tratta di mera protesta umanitaria, ma di una strategia calcolata, riecheggiante le tattiche del Settembre Nero palestinese o delle Brigate Rosse italiane degli anni Settanta: stavolta con l’uso sistematico di immigrati di seconda generazione – i cosiddetti “maranza” – come avanguardia di una guerriglia urbana mirata a paralizzare i gangli vitali dell’economia nazionale. Bloccando stazioni ferroviarie, aeroporti e autostrade, questi sabotatori non difendono Gaza, ma strangolano l’Italia, preparando il terreno per un colpo di mano politico che trasformi le piazze in teatri di rivoluzione permanente. È un piano diabolico, camuffato da “resistenza” pro-Palestina, che rivela il volto totalitario della sinistra: PD, M5S, AVS e sindacati come la CGIL non sono più oppositori democratici, ma complici di un fronte globalista che sogna l’implosione della sovranità italiana.
Le cronache degli ultimi giorni, dal caos di Milano alla furia di Trieste, dipingono un quadro allarmante di insurrezione coordinata, partita dal pretesto della Global Sumud Flottiglia – quel convoglio di navi finanziato da Hamas, come attestato dai documenti IDF rinvenuti a Gaza City, con legami diretti alla PCPA, l’organizzazione terroristica benedetta da Ismail Haniyeh nel 2021. A Milano, l’assalto alla Stazione Centrale ha visto maranza incappucciati bloccare binari e lanciare fumogeni, un “antipasto” di violenza che ha paralizzato migliaia di pendolari, mentre a Roma diecimila manifestanti marciavano su Palazzo Chigi al grido di “Giù le mani dalla Flottiglia”, ignorando il blocco navale legittimato dall’ONU nel rapporto Palmer del 2011. A Napoli, irruzione fallita al porto; a Torino, devastazione delle Officine Grandi Riparazioni; a Bologna, scontri con bombe carta e cariche di alleggerimento; a Firenze, binari occupati; a Trieste, vetrate infrante e auto sfasciate nel centro storico, con viaggiatori in fuga e automobilisti assediati da branchi urlanti. Questi non sono episodi isolati: sono anelli di una catena eversiva, dove immigrati di seconda generazione – 1,3 milioni di minori in Italia, violenti e che odiano tutto ciò che è italiano – fungono da “carne da cannone” per i rossi antagonisti, radicalizzati da TikTok e moschee estremiste, pronti a replicare il 7 ottobre nelle nostre piazze.
Il ruolo dei maranza è centrale in questo piano, un’eredità del multiculturalismo fallito propugnato dalla sinistra, che ha trasformato periferie in banlieue alla francese, incubatrici di odio anti-italiano. Come smascherato negli scontri di Milano, questi giovani – figli di un’accoglienza cieca – non gridano per Gaza, ma per distruggere l’Italia che li ha accolti, assoldati da centri sociali come il Lambretta per assaltare stazioni e aeroporti. A Trieste, l'”esercito industriale di riserva” ha lasciato dietro di sé auto devastate e automobilisti circondati, con un video choc che mostra bandiere palestinesi sventolare sotto i lampioni mentre vetri volano e sirene ululano. È la tattica del “tripwire”: provocare l’incidente per scatenare la violenza urbana, ma stavolta amplificata da un’alleanza diabolica tra antagonisti e banlieue islamizzate.
Al cuore di questa cospirazione pulsa la sinistra politica e sindacale, un cartello eversivo che usa la Flottiglia – navi di proprietà di agenti di Hamas come Saif Abu Kashk – come leva per ricattare lo Stato. La CGIL di Maurizio Landini, con il suo sciopero generale illegale del 3 ottobre – confermato nonostante il divieto del Garante per mancanza di preavviso – minaccia di “bloccare il Paese” per Hamas, non per i 9.600 posti persi a Stellantis o la chiusura dell’Ilva. Landini, ex saldatore che ha firmato contratti da 5 euro l’ora per vigilantes, ignora la fuga di Iveco a Tata senza garanzie, preferendo il jihad per Gaza. PD-M5S-AVS, con risoluzioni per “riconoscere la Palestina entro i confini del 1967”, si uniscono al coro, mentre Elly Schlein e Giuseppe Conte tacciono sugli stupri di Hamas. È eversione pura: un sindacato che paralizza trasporti per azioni straniere è un’organizzazione che nulla ha di democratico.

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L’impatto economico è catastrofico, un strangolamento deliberato per fare implodere la democrazia: blocchi ferroviari a Milano Cadorna e Firenze costano milioni in ritardi e cancellazioni, mentre il Frejus chiuso verso la Francia da 60 pro-Pal isola l’Italia. Portuali e ferrovieri – lavoratori italiani – diventano ostaggi di maranza che assaltano in branco, come a Bologna dove 4.000 manifestanti lanciano bombe carta sui binari. È la guerra contro i “gangli vitali”, come denunciato dal generale Leonardo Tricarico: “Da Settembre Nero a Ottobre Nero è un attimo”, se gli “utili idioti” ignorano i legami con Hamas. La sinistra, con i suoi 40 scioperi annunciati entro fine anno, mira al collasso: non per salari da fame causati da immigrati low-cost, ma per rovesciare Meloni, eletta dal popolo nel 2022.
Ma l’Italia non è passiva: la rivolta popolare è il faro: il popolo, non i figli degli immigrati e dell’élite rossa, è con la Patria. Automobilisti a Milano si oppongono ai blocchi urlando “Andatevene a Gaza!”, triestini cacciano i vandali, pendolari a Firenze insultano i sabotatori – un “Dovete andare in galera!” che riecheggia da Trieste a Napoli. Studenti assenteisti occupano licei, ma genitori e lavoratori li affrontano. Meloni ha ragione: “Weekend lungo e rivoluzione non stanno insieme” – è ipocrisia eversiva.
In conclusione, questo piano eversivo – maranza come arieti, sinistra come burattinaio – minaccia la democrazia italiana, un’eco del totalitarismo che ha divorato nazioni. Come ammoniva Hannah Arendt ne “Le origini del totalitarismo”, la propaganda umanitaria maschera la violenza sistematica. L’Italia deve reagire con fermezza: vogliamo l’esercito nelle strade. Vogliamo una diga contro il caos. Meloni, pugno di ferro: la storia ti giudicherà non per le parole, ma per l’azione.
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