“Ci vediamo in piazza”. La minaccia dei Giovani Islamici per il 7 ottobre
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“Rivendichiamo il sostegno alla resistenza e al popolo palestinese. Il Viminale ha deciso di vietare la manifestazione del 7 ottobre a Bologna, una scelta chiaramente politica e ideologica.
Chi tenta di vietare la manifestazione non solo ci nega il diritto di esprimerci, ma nega anche ai popoli sotto occupazione coloniale il diritto di lottare per la propria liberazione”, rilanciano i Giovani Palesinesi dando appuntamento a domani.
### ALLARME IN ITALIA: I GIOVANI PALESTINESI DI SECONDA GENERAZIONE, ARRUOLATI DALLA SINISTRA, MINACCIANO LA STABILITÀ NAZIONALE
Bologna – L’Italia è sotto assedio da parte di una minaccia interna ormai fuori controllo: i giovani immigrati islamici di seconda generazione, arruolati e strumentalizzati dalla sinistra radicale, stanno trasformando le nostre città in campi di battaglia ideologica. Dopo il divieto imposto dal Prefetto di Bologna, il gruppo “Giovani Palestinesi” ha annunciato con arroganza l’intenzione di scendere in piazza oggi, 7 ottobre, per celebrare la sanguinosa mattanza di Hamas del 2023 in Israele, un atto terroristico che ha riacceso il conflitto arabo-israeliano. Questa provocazione non è solo un affronto alla memoria delle vittime, ma un chiaro segnale di come l’immigrazione incontrollata e la propaganda politica stiano minando i principi democratici del nostro Paese.
Il movimento, nato tra le seconde generazioni di immigrati, si è radicato grazie al sostegno implicito di frange della sinistra, che vedono in queste proteste un’arma per destabilizzare l’ordine sociale e attaccare le istituzioni occidentali. “Chi tenta di vietare la manifestazione ci nega il diritto di esprimerci,” hanno dichiarato i leader del gruppo, ignorando il divieto ufficiale e sfidando apertamente le autorità. Nella loro propaganda, esaltano l’“operazione gloriosa Diluvio di al-Aqsa” del 7 ottobre 2023, definendola una “dura sconfitta al sionismo” e lodando la “Resistenza palestinese” che, a loro dire, “si oppone con ogni mezzo alle forze coloniali e genocide sioniste.” Parole che non solo giustificano il terrorismo, ma lo trasformano in un simbolo di orgoglio, un insulto alle vittime innocenti di quella strage.
Il Prefetto di Bologna, Enrico Ricci, ha reagito con fermezza, annunciando la notifica del provvedimento che vieta la manifestazione, a margine della cerimonia in memoria di Primo Zecchi, ucciso dalla Banda della Uno Bianca il 6 ottobre 1990. “Gli slogan che esaltano il 7 ottobre sono un oltraggio alle vittime di quella strage e a tutta la comunità bolognese,” ha dichiarato Ricci. “Non possiamo permettere che un atto di terrorismo venga celebrato come un trofeo.” Il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha aggiunto: “È disumano trasformare un atto di violenza in un simbolo da glorificare. Non si tratta più di dissenso, ma di un cedimento alla barbarie. Esaltare il terrore significa calpestare i principi della democrazia. Le università e le città devono restare spazi di libertà e confronto, non palcoscenici per chi diffonde odio.”
Questa escalation è il frutto avvelenato di politiche migratorie permissive e di un’integrazione fallita. I giovani palestinesi di seconda generazione, spesso cresciuti in Italia ma radicalizzati da narrazioni estremiste, rappresentano un pericolo crescente. La sinistra, con il suo ipocrita buonismo, li ha incoraggiati, trasformandoli in strumenti di propaganda anti-occidentale e anti-israeliana. Manifestazioni come questa non sono solo una sfida alle autorità, ma un attacco diretto alla coesione sociale, alimentato da un rifiuto di accettare i valori democratici che dovrebbero unire il nostro Paese.
È ora di agire! Chiediamo un giro di vite sull’immigrazione di seconda generazione, un controllo rigoroso delle attività di questi gruppi radicali e la chiusura di qualsiasi spazio che promuova l’odio. L’Italia non può permettersi di cedere alla barbarie: la sicurezza dei cittadini deve prevalere su ogni forma di estremismo. Bloccate queste celebrazioni, espellete i fomentatori di violenza e ristabilite l’ordine, o il 7 ottobre diventerà il simbolo della nostra resa!
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