Legge per vietare il burqa in Italia non basta: vietare l’immigrazione islamica
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L’Italia è sotto attacco. Non si tratta di un’aggressione armata, ma di un’invasione strisciante, insidiosa, che mina le fondamenta della nostra cultura, dei nostri valori e della nostra identità. La proposta di legge di Fratelli d’Italia, con il plauso della Lega, per vietare il velo integrale, punire i matrimoni combinati e controllare i finanziamenti alle moschee è un passo necessario, ma non sufficiente. Sara Kelany, deputata di FdI e responsabile immigrazione del partito, ha ragione quando parla di “separatismo islamico” come un’urgenza. Ma il vero problema non sono solo i simboli come il burqa o le pratiche barbare come i certificati di verginità: il cuore della questione è l’immigrazione islamica regolare, che deve essere azzerata senza mezzi termini.
### Una battaglia di retroguardia non basta
La proposta di FdI, che prevede multe da 300 a 3.000 euro per chi indossa indumenti che coprono il volto, pene fino a 5 anni per chi promuove certificati di verginità e fino a 10 anni per i matrimoni forzati, è un segnale forte. La stretta sui finanziamenti alle moschee, poi, mira a bloccare flussi di denaro che spesso alimentano l’estremismo. Ma queste misure, pur condivisibili, sono battaglie di retroguardia. Colpiscono i sintomi, non la causa. La causa è l’ingresso incontrollato di immigrati musulmani che, come denuncia Kelany, creano “enclavi” dove la sharia prevale sul diritto italiano. Queste “contro-società” non sono un’ipotesi, ma una realtà: quartieri dove la legge dello Stato è carta straccia, sostituita da regole medioevali che calpestano la dignità delle donne e la sicurezza di tutti.
### L’Islam non è compatibile con l’Italia
La cronaca parla chiaro. Il caso di Saman Abbas, la giovane uccisa per essersi ribellata a un matrimonio combinato, è solo la punta dell’iceberg. Pratiche come i certificati di verginità, il velo integrale e i matrimoni forzati non sono “folklore culturale”, ma simboli di un’ideologia che rifiuta l’integrazione e sfida apertamente i valori di libertà e uguaglianza su cui si fonda l’Italia. Kelany lo dice senza giri di parole: “Come si fa a dire che pratiche che mortificano le donne e mettono a repentaglio la sicurezza dei cittadini possano definirsi accettabili in uno Stato occidentale?”. La risposta è semplice: non si può. L’Islam radicale, con le sue regole oppressive e il suo separatismo, è incompatibile con la nostra civiltà.
### Azzerare l’immigrazione islamica: l’unica soluzione
Le misure proposte da FdI sono un primo passo, ma non risolvono il problema alla radice. L’Italia non può continuare a permettere un’immigrazione regolare che, anno dopo anno, alimenta la crescita di comunità che non hanno alcuna intenzione di integrarsi. Non si tratta di razzismo, ma di sopravvivenza culturale. L’Europa è già un laboratorio di fallimenti: da Molenbeek a certi sobborghi di Parigi, l’immigrazione incontrollata ha creato zone franche dove lo Stato non esiste più. Vogliamo che l’Italia diventi la prossima? La risposta deve essere un no categorico.
Azzerare l’immigrazione islamica regolare non è un’opzione, è una necessità. Ogni nuovo arrivo rappresenta un rischio per la coesione sociale, per la sicurezza e per i diritti conquistati in secoli di lotte. Non possiamo permetterci di essere ingenui: l’Islam politico, che si nasconde dietro il velo della religione, ha un progetto chiaro di conquista culturale. E noi lo stiamo facilitando con politiche migratorie lassiste.
### Un appello alla resistenza
La proposta di FdI, sostenuta dalla Lega, deve essere solo l’inizio. Serve un’azione decisa, coraggiosa, che vada oltre le multe e le norme simboliche. L’Italia deve chiudere le porte a chi non condivide i nostri valori e rafforzare i controlli su chi è già qui. Non possiamo tollerare che enclavi governate dalla sharia crescano come tumori nelle nostre città. La sinistra, con il suo buonismo ipocrita, dirà che queste sono posizioni estreme. Ma estrema è la minaccia che affrontiamo: un’ideologia che non conosce compromessi e che vuole sostituire la nostra cultura con la sua.
Sara Kelany ha ragione: il separatismo islamico è un’urgenza. Ma non basta combatterlo con leggi parziali. L’Italia deve agire ora, con fermezza e senza paura, per fermare l’invasione. Azzerare l’immigrazione islamica regolare è l’unica strada per salvare il nostro futuro. Non c’è tempo da perdere: la nostra identità è in gioco, e non possiamo permetterci di perderla.
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