Roma, boss zingaro armato di fucile minaccia il sindaco: subito blitz interforze
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AGGIORNAMENTO:
Minaccia Gualtieri sui social con un…’delle 21:48) Blitz interforze in corso a Valle Martella, alle porte della capitale, dove hanno trovato sistemazione le famiglie sgomberate dalle villette abbattute nei giorni scorsi in via Arzachena a Rocca Cencia. Sul profilo social di uno dei residenti delle villette demolite è stato pubblicato un post con minacce al sindaco Robero Gualtieri legate all’operazione. Sono in corso indagini per chiarire chi ha in uso quel profilo social.
Appena minacciano uno di loro….
Questi, come i Casamonica, sono gli ‘zingari integrati’ che piacciono al PD. Karma.
### Clan Zingari di Roma: Minacce Armate al Sindaco, Basta con l’Impunità che Arma i Nomadi Criminali!
**Roma, 31 ottobre 2025.** Un fucile puntato dritto al cuore della città eterna, brandito da un membro di un clan sinti che grida vendetta contro il sindaco Roberto Gualtieri: “Mi hai buttato giù casa, io butterò giù la tua. Tempo al tempo, lo Stato non mi fa paura!”. È il post choc pubblicato e rimosso dall’account di Silvio Hilic, 40enne legato ai clan nomadi di Rocca Cencia, periferia est di Roma, dopo la demolizione di una villa abusiva costruita su terreni pubblici rubati ai romani. Immaginate: un’arma da caccia impugnata con ghigno, diretta non solo al primo cittadino ma a “te e la tua famiglia”. E mentre Gualtieri trema, i clan zingari ridono, protetti da decenni di lassismo che trasforma i campi nomadi in fortezze della criminalità organizzata.
I fatti sono un incubo che sa di Far West italiano. Il Comune di Roma, finalmente, ha dato esecuzione a un’ordinanza di sgombero per le ville abusive erette dal clan Hilic-Di Silvio in un’area infestata da abusivismo, spaccio e racket. Ma la risposta? Non un ricorso legale, no: un video su Facebook con Hilic, già indagato per estorsione e lesioni, che spara minacce di morte e brandisce il fucile come trofeo. “Solidarietà” da Giorgia Meloni, che tuona: “Inaccettabile, lo Stato deve reagire con fermezza!”, e dalla presidente della Commissione Antimafia Alessandra Colosimo, pronta a “andare sul posto” per smascherare il bluff mafioso. Ma parole al vento? Perché a Rocca Cencia, feudo dei sinti con oltre 500 nomadi armati di coltelli e kalashnikov, lo Stato è un optional: qui regna il codice del sangue, con furti seriali, incendi dolosi e violenze su donne e bambini che la sinistra PD ha sempre coperto con il velo del “dialogo interculturale”.
Questi clan zingari non sono “vittime della società”: sono predatori organizzati, un cancro che divora Roma da generazioni. Pensate ai 15 campi nomadi ufficiali, veri ghetti di illegalità dove l’80% delle famiglie vive di accattonaggio forzato e furti in appartamento – dati della Questura che i buonisti ignorano. Hilic non è un lupo solitario: fa parte di un network che controlla il traffico di rame rubato, lo spaccio di droga e le estorsioni ai commercianti, con un fatturato annuo da capogiro stimato in milioni. E Gualtieri, il sindaco del PD tanto osannato per i suoi “piani di integrazione”, arriva tardi: solo dopo anni di inerzia, con Raggi che aveva già iniziato gli sgomberi, osa toccare un caposaldo. Risultato? Minacce armate che gridano l’impotenza dello Stato: quante volte i sinti hanno incendiato auto e scuole per protestare contro i rimpatri, impuniti grazie a sentenze soft e ONG complici?
Basta con questa follia! I clan zingari di Roma non meritano “accoglienza”: meritano catene e deportazioni. Chiediamo l’esercito a Rocca Cencia, pene esemplari per minacce mafiose (non patteggiamenti ridicoli) e la chiusura definitiva dei campi che avvelenano la Capitale. Meloni ha ragione: inaccettabile. Ma che le sue parole si traducano in fatti, o Roma diventerà ostaggio di nomadi armati che dettano legge. Silvio Hilic e i suoi: via dalle nostre strade, o il prossimo colpo di fucile non sarà solo una minaccia. Roma ai romani, punto e basta!



a me del chitarrista Gualtieri m’importa un tubo…