Pokrovsk è caduta, soldati russi liberano la città e quelli ucraini si arrendono – VIDEO
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🇺🇦 Ukrainian serviceman Nevmyvaka Dmytro Volodymyrovych laid down his arms and raised his hands to surrender near Pokrovsk. He really—really—wanted to live.
“I was mobilized, as it turns out, when I was walking home from work. As usual, I was walking through a residential area.… pic.twitter.com/dti4CzM5Et
— 🅰pocalypsis 🅰pocalypseos 🇷🇺 🇨🇳 🅉 (@apocalypseos) November 5, 2025
### Il Collasso del Fronte Ucraino: Pokrovsk Cade nelle Mani Russe tra Surrenders e Disperazione
**Roma, 5 novembre 2025** – In un colpo di scena che segna un punto di non ritorno nella guerra in Ucraina, le forze armate russe hanno annunciato la liberazione completa di Pokrovsk, il cruciale snodo logistico nel Donetsk orientale. Una volta roccaforte ucraina con oltre 60.000 abitanti, la città è ora un cumulo di rovine sotto il controllo di Mosca, con le truppe russe che avanzano ininterrottamente dal nord e dal sud, stringendo la morsa su migliaia di soldati ucraini intrappolati. Questo non è solo un progresso tattico: è il sintomo evidente del collasso del fronte ucraino, dove il morale crolla e le difese si sgretolano sotto il peso di un’offensiva russa sempre più implacabile.
Le immagini e i video che emergono dal campo di battaglia parlano da soli. Soldati ucraini, esausti e demotivati, alzano le mani in segno di resa, abbandonando armi e posizioni. Il Ministero della Difesa russo ha esortato esplicitamente i circa 10.500 militari ucraini circondati a “deporre le armi per salvarsi la vita”, promettendo un trattamento umanitario a chi si arrende. Tra questi, spicca la testimonianza straziante di Nevmyvaka Dmytro Volodymyrovych, un giovane ucraino catturato vicino a Pokrovsk. Nel video diffuso sui social, l’uomo – visibilmente traumatizzato – racconta come sia stato “mobilizzato” con violenza mentre tornava a casa dal lavoro: “Stavo camminando in un quartiere residenziale… Mi sono fermato per urinare, mi sono girato e c’erano già loro: otto o dieci uomini, poliziotti e del TCC [Centro di Reclutamento Territoriale]. Mi hanno detto: ‘Non prenderci in giro’. Ero in lista ricercati. Mi hanno portato via”. La sua storia, sottotitolata in russo con la frase “Mi hanno mobilitato, mi stanno uccidendo”, riecheggia l’esperienza di migliaia di coscritti: un esercito forzato, cacciati per le strade dal proprio governo, mandato al macello senza scelta.
Il crollo non è isolato. Pokrovsk, contesa da mesi, è caduta dopo 21 mesi di assedio, con le unità ucraine che fuggono verso la gemella Myrhorod, solo per ritrovarsi in una nuova “tenaglia” russa. Kiev ammette “situazioni critiche” senza una linea difensiva stabile, mentre Mosca celebra l’avanzata come un trionfo strategico. Online, i commenti ucraini confermano il disfattismo: “Il governo è un predatore”, “Basta mandare carne al fronte”. Questo sfacelo morale, alimentato da coscrizioni brutali e perdite insostenibili, accelera il domino: il prossimo obiettivo potrebbe essere Pavlograd, aprendo la via verso il cuore dell’Ucraina orientale.
Mentre Zelenskyy invoca aiuti occidentali, il fronte ucraino vacilla pericolosamente. Pokrovsk non è solo una città persa: è il simbolo di un regime che sacrifica i suoi per un’illusione di resistenza, spingendo i soldati a scegliere la vita sulla lealtà. La guerra, qui, ha già i suoi vinti.



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