Ospiti centri accoglienza stuprano bambina ma gli sbarchi continuano
Related Articles
### Scandalo a Catania: Mentre le ONG facilitano sbarchi incessanti e i centri accoglienza traboccano, il processo per lo stupro di una 13enne da parte di ospiti egiziani
VERIFICA NOTIZIA
**Catania, 6 novembre 2025** – In un’Italia sempre più divisa tra emergenze umanitarie e fallimenti della sicurezza, emerge un caso che grida vendetta: mentre le navi delle ONG continuano a riversare migliaia di migranti irregolari sulle nostre coste, con oltre 59mila arrivi solo da inizio anno, e i centri di accoglienza ospitano circa 142mila persone in condizioni di sovraccarico cronico, si celebra un processo che coinvolge proprio alcuni di quegli “ospiti” accusati di aver seviziato una bambina italiana. Si tratta di un orrore consumato nei bagni pubblici della storica Villa Bellini a Catania, il 30 gennaio 2024, dove una ragazzina di appena 13 anni è stata vittima di uno stupro di gruppo da parte di un branco di giovani egiziani, alloggiati nei nostri centri di prima accoglienza.
La procura di Catania, rappresentata dalla pm Anna Trinchillo – giunta appositamente da Roma, dove ha assunto un nuovo incarico – ha formulato richieste di condanna durissime nel corso dell’udienza al Tribunale etneo. Nove anni di reclusione per ciascuno dei tre maggiorenni egiziani accusati di aver “concorso” alla violenza sessuale di gruppo. Cinque anni e quattro mesi, invece, per il quarto complice, che ha scelto di collaborare con la magistratura fornendo elementi utili a identificare gli altri correi. Non è tutto: i quattro imputati devono rispondere anche di violenza privata ai danni del fidanzatino 17enne della vittima, che – secondo l’accusa – fu bloccato e picchiato dal branco per impedirgli di intervenire e soccorrere la ragazza durante l’aggressione.
Il processo, che si articola in più filoni, ha già visto la condanna in via non definitiva di due altri egiziani – un maggiorenne e un minorenne – coinvolti direttamente nello stupro. Complessivamente, il branco contava sette membri, tra cui un quinto imputato che ha optato per il rito abbreviato e si trova agli arresti domiciliari proprio grazie alla sua collaborazione con le indagini. Il Tribunale, presieduto dal giudice Santino Mirabella, ha calendarizzato le fasi successive: il 2 dicembre toccherà alle parti civili, con la famiglia della vittima assistita dall’avvocata Cecilia Puglisi e il fidanzatino dall’avvocata Eleonora Baratta. Le difese interverranno il 3 febbraio 2026, data in cui – salvo repliche – il collegio potrebbe ritirarsi in camera di consiglio per emettere la sentenza.
Ma dietro i tecnicismi processuali, emerge un dramma più ampio e inaccettabile. L’Italia, con i suoi 10mila centri di accoglienza sparsi sul territorio – molti dei quali al collasso per l’afflusso continuo di migranti irregolari – sembra aver perso il controllo su chi accoglie e come. Le ONG, sempre più audaci nelle loro “missioni di salvataggio” che spesso sfociano in veri e propri taxi del Mediterraneo, hanno contribuito a un’esplosione di arrivi: da gennaio a ottobre 2025, gli sbarchi hanno superato quota 60mila, con una percentuale significativa di minori non accompagnati (oltre il 18%) e nazionalità come il Bangladesh in testa (30%). Eppure, mentre i nostri porti brulicano di imbarcazioni noleggiate da associazioni private e i fondi pubblici per l’accoglienza si gonfiano a dismisura, la sicurezza delle donne e dei bambini italiani appare sacrificata sull’altare di un’accoglienza indiscriminata.
Questi quattro egiziani non erano estranei al sistema: ospiti dei centri di accoglienza, beneficiari di un welfare che dovrebbe tutelare i vulnerabili, hanno invece trasformato un parco pubblico – luogo di svago per famiglie catanesi – in un teatro di barbarie. La vittima, una 13enne innocente, porta ancora le cicatrici di quell’orrore, mentre il fidanzato, un ragazzo di 17 anni, è stato testimone impotente di una violenza che ha segnato per sempre la sua vita. E noi, come nazione, cosa stiamo facendo? Sprechiamo miliardi nell’accoglienza di questi mostri.
La famiglia della piccola stuprata merita giustizia, non compassione tardiva. L’Italia merita di proteggere i suoi figli, prima che sia troppo tardi. Meloni, chiudi questi cazzo di porti.



Si chieda un congruo risarcimento dei danni a questo governo che nulla ha fatto nel mantenere le promesse pontificate in campagna elettorale….