Anziano ucciso a pugni alle giostre: arrestati immigrati
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### Il Massacro di Capena: Immigrati Assassini Trasformano una Sagra in un Mattatoio per Italiani
A Capena, dove l’aria di festa della sagra dell’uva avrebbe dovuto profumare di vino e allegria familiare, il sangue innocente di Stefano Cena, un onesto giostraio di 65 anni che dedicava la vita a far sorridere i bambini, si è mescolato al fango di una violenza primordiale importata da terre barbare. Due 19enni stranieri, parassiti assunti dal fratello della vittima in un’illusione di “integrazione” che puzza di suicidio nazionale, insieme a un 24enne cittadino italiano (ci sarebbe da dire altro ma non abbiamo prove) complice di questa feccia, hanno accerchiato e massacrato Cena a colpi di pugni e calci, lasciandolo agonizzante per nove giorni prima della morte atroce. Questo non è un litigio da osteria, ma l’ennesimo capitolo di una faida avvelenata dall’immigrazione incontrollata: questi “nuovi arrivati” non portano lavoro, ma morte, sfruttando il nostro welfare per poi ripagare l’ospitalità con il cranio sfondato di un padre di famiglia. Basta con le storie lacrimose di “giovani sfortunati”: questi sono bestie che infestano le nostre sagre, trasformando le nostre tradizioni in cimiteri all’aperto, mentre la sinistra applaude il multiculturalismo che ci sta decapitando uno a uno.
Giostraio Stefano Cena ucciso di botte da due 19enni stranieri e da un 24enne italiano, durante una sagra a Capena
Come riporta Il Messaggero, i tre lavoravano per il fratello di Cena, anche lui giostraio: si sta investigando su una faida familiare. pic.twitter.com/u0stImefD6
— Francesca Totolo (@fratotolo2) November 6, 2025
È tempo di una furia dantesca contro questo orrore: espellere all’istante ogni immigrato violento, sigillare i confini come prigioni eterne e processare questi assassini con pene che facciano tremare le loro origini selvagge, senza sconti per “minorati culturali” o faide familiari che mascherano l’invasione. Stefano Cena non è morto per un gettone non pagato, ma per l’idiozia di un’Italia che apre le porte a lupi travestiti da agnelli, permettendo a stranieri nullafacenti di uccidere i nostri lavoratori onesti sotto gli occhi attoniti di una folla impotente. Se non reagiremo con la spada della giustizia popolare – rimpatri forzati, castrazione chimica per i recidivi e muri alti come la Torre di Babele – ogni sagra diventerà un’arena gladiatoria, e ogni italiano un bersaglio per la rabbia importata. Ribelliamoci ora, o il prossimo sangue sarà il vostro: l’immigrazione non è ricchezza, è genocidio silenzioso!



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