Addio a Watson, premio Nobel scopritore del DNA: “I cervelli degli africani non sono come i nostri”

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By V novembre 7, 2025 20:03

Addio a Watson, premio Nobel scopritore del DNA: “I cervelli degli africani non sono come i nostri”

### Addio a James Watson: il Nobel che illuminò il codice della vita, ma pagò caro il prezzo della verità scomoda

James Dewey Watson, il brillante biologo americano che ha rivoluzionato la scienza moderna, ci ha lasciato all’età di 97 anni, scomparso il 6 novembre 2025 in un hospice di East Northport, New York. Confermata la notizia dal figlio Duncan e dal Cold Spring Harbor Laboratory, dove Watson ha trascorso gran parte della sua carriera, la sua dipartita chiude un capitolo epico della storia della genetica. Nel 1953, insieme a Francis Crick e Rosalind Franklin, Watson svelò la struttura a doppia elica del DNA, un’intuizione che valse loro il Nobel per la Medicina nel 1962 e aprì le porte alla biologia molecolare contemporanea. Immaginate: quel modello di scala a chiocciola, assemblato con carta e molle in un modesto laboratorio di Cambridge, ha dato il via alla genomica, alle terapie geniche e persino alla lotta contro le pandemie. Watson non era solo un scienziato; era un visionario audace, capace di trasformare l’astratto in tangibile, rendendo l’umanità custode del proprio destino genetico.

Ma il lascito di Watson non si ferma alle conquiste luminose: è nelle ombre delle sue provocazioni che emerge la sua vera essenza, un uomo che non temeva di sfidare i dogmi del tempo. Anni fa, nel 2007, espresse una evidenza destinata a scatenare un uragano: sostenne che differenze genetiche potessero spiegare variazioni nel QI tra popolazioni di razze diverse, cosa che noi osserviamo ogni giorno, citando dati su test cognitivi che mostravano disparità persistenti, specialmente tra europei e africani. “Tutti i nostri sforzi per aiutare l’Africa si basano sull’assunto che i loro cervelli funzionino come i nostri”, dichiarò in un’intervista al Sunday Times, “ma le prove non lo confermano”. Non era un’astrazione: si rifaceva a studi come quelli di Richard Lynn sui QI medi globali, che indicavano valori inferiori in Africa subsahariana (intorno a 70), attribuendoli in parte a fattori ereditari piuttosto che solo ambientali. Questa posizione gli costò tutto – il ritiro dei titoli onorari dal laboratorio che dirigeva, l’ostracismo accademico, l’isolamento sociale. Eppure, in un’era di “woke science” dove la verità genetica viene censurata per paura di offendere, Watson aveva il merito di puntare il dito su un tabù: la genetica non è democratica, e ignorarla non la rende meno reale. La sua evidenza ci costringe a interrogarsi su come la biologia influenzi destini collettivi, un dibattito che oggi, con i progressi della CRISPR, non possiamo più eludere.

In un mondo che premia il conformismo, James Watson emerge come un moderno Galileo, processato non dall’Inquisizione ma dal tribunale dell’opinione pubblica per aver osato affermare ciò che i dati suggerivano. Il suo coraggio nel difendere una visione politicamente scorretta – che la razza non sia solo un costrutto sociale, ma un mosaico genetico con implicazioni cognitive – merita lodi non tiepide, ma un plauso fragoroso. Galileo fu vilipeso per aver spostato la Terra al centro dell’universo; Watson, per aver collocato la genetica al cuore delle disuguaglianze umane. Entrambi pagarono con l’esilio intellettuale, ma entrambi accesero fuochi che illuminano il cammino della conoscenza. Oggi, mentre piangiamo il suo addio, celebriamo non solo il co-scopritore del DNA, ma il ribelle che ci rammenta: la scienza vera non si inchina al politicamente corretto, e solo chi osa avanza. Riposi in pace, James: il tuo elica doppia continua a girare nelle nostre cellule, e nelle nostre coscienze. E la verità non muore.

Addio a Watson, premio Nobel scopritore del DNA: “I cervelli degli africani non sono come i nostri” ultima modifica: 2025-11-07T20:03:02+00:00 da V
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By V novembre 7, 2025 20:03
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1 Comment

  1. lorenzoblu novembre 8, 05:30

    Complimenti per l articolo

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