Maranza minacciano di morte una bambina: la misura è colma
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La misura è colma.
La misura è colma: questi maranza, bastardi di seconda generazione cresciuti a nostre spese nei ghetti di un’Italia che li ha coccolati con sussidi e illusioni multiculturali, ora osano minacciare di morte una bambina innocente, una creatura di tre anni che trema tra le braccia del padre mentre i loro ululati da branco di iene echeggiano per le strade di Torino. Non sono “giovani svantaggiati”, sono vipere ingrate, figli di un’immigrazione fallita che vomita violenza e odio razziale. Basta con la pietà ipocrita: espulsione immediata, rimpatrio forzato per questi parassiti che trasformano le nostre periferie in campi di battaglia, o la prossima minaccia non sarà un sussurro, ma un fiume di sangue innocente sulle nostre coscienze complici. Svegliamoci, o soccomberemo al loro terrore!
Torino, la città operaia un tempo fiera, oggi è un’arena di belve scatenate. E il colpevole? Non un fulmine a ciel sereno, ma il mostro che abbiamo nutrito per decenni: gli immigrati di seconda generazione, che invece di ringraziare per il pane quotidiano, ci ringraziano con coltelli alla gola e minacce di morte. L’ultimo schiaffo alla decenza italiana arriva dal quartiere Barriera di Milano, dove “Don Alì” – così si fa chiamare questo pseudoregalo del Marocco, cresciuto a nostre spese tra le fogne sociali torinesi – ha guidato una spedizione punitiva contro il maestro Gianni, un innocente educatore di una scuola elementare privata gestita dalle suore Immacolatine. Abbiamo già mostrato la scena in precedenti articoli: un padre con la figlia di tre anni in braccio, terrorizzata, urla di morte che echeggiano mentre una banda di lupi ululanti lo circonda, lo accusa di chissà quali infamie mai provate, e tutto filmato per i like su TikTok. Questo non è un film horror: è la quotidianità che l’immigrazione regolare ha vomitato sulle nostre strade!
Don Alì, il “re dei maranza”, non è un lupo solitario. È il simbolo putrido di una generazione di immigrati di seconda generazione che abbiamo allevato come serpi in seno con sussidi, scuole gratuite e sogni di integrazione, per poi vederli trasformarsi in branchi di predatori. Nato in Marocco ma cresciuto a Torino – grazie a noi, al nostro welfare generoso che ha coperto i fallimenti dei genitori arrivati con le pance vuote e le mani tese – questo influencer da quattro soldi semina terrore sui social da anni. Video di pestaggi, rapine, provocazioni: un arsenale digitale che trasforma Barriera di Milano in una succursale di Mogadiscio. E per cosa ha aggredito il maestro Gianni? Per “infondate infamanti provocazioni”, accuse di abusi su un bambino mai successe, un pretesto per umiliare chi educa i nostri figli mentre lui e la sua gang si crogiolano nell’odio e nei follower. Il maestro, con la bimba per mano, non ha fiatato per proteggere la piccola.
E le suore Immacolatine? Benedette siano, perché non si sono piegate. In una lettera alle famiglie – un urlo di difesa che squarcia il silenzio complice – hanno proclamato: “Offendere lui offende anche noi”. Hanno denunciato tutto, assistite dall’avvocato Davide Salvo, e chiesto un milione di euro di risarcimento per danni d’immagine a Don Alì e alla sua banda di selvaggi. Un milione? Troppo poco! Dovrebbero essere espulsi, rimandati ai paesi d’origine con le pive nel sacco, perché questa non è integrazione: è colonizzazione, un’invasione di violenza che prosciuga le nostre periferie. I maranza – questi “giovani di seconda generazione” che parlano italiano con accento di rabbia e brandiscono smartphone come pistole – sono il fallimento epico delle politiche migratorie sinistrorse. Arrivano i genitori, poveri ma onesti (forse), e i figli? Crescono nei ghetti, idolatrati da like e da un sistema che li chiama “vittime del razzismo” invece di criminali. Risultato: spedizioni punitive davanti alle scuole, minacce a chi insegna mentre loro insegnano la legge della strada.
Ma, poi, perché le suore prendono nelle loro scuole i musulmani?
Basta con le favole! Questi immigrati di seconda generazione non sono “risorse”: sono bombe a orologeria, forgiate dal nostro assistenzialismo cieco e dall’ideologia buonista che chiude un occhio su spaccio, stupri e baby gang. A Torino, Barriera di Milano è il laboratorio del terrore: da qui partono i video che incitano all’odio, da qui escono i “Don Alì” che umiliano maestri davanti a figlie innocenti. E la sinistra? Dove siete, compagni del multiculturalismo? Quelli che aprite le porte e poi piangete quando il lupo entra nel pollaio? Il maestro Gianni, con la voce tremante, ha raccontato: “Minacce di morte a me e a mia figlia”, la bimba di tre anni che trema come una foglia. Questo è il prezzo della vostra “accoglienza”: terrore per i nostri bambini, mentre i maranza ridono nei reel.
Il caso è esploso fino al Parlamento – bene, discutiamone! Ma non con chiacchiere: con fatti. Revocare cittadinanze a chi semina violenza, chiudere i rubinetti del welfare ai parassiti, e rimpatriare in massa questi “figli” che odiano la madrepatria che li ha cresciuti. Le suore hanno ragione: un milione è il minimo, ma il vero risarcimento è ripulire le nostre città da questa piaga. Immigrati di seconda generazione? No, grazie: vogliamo i nostri quartieri indietro, le nostre scuole sicure, i nostri maestri rispettati. O Don Alì e i suoi diventeranno i nuovi padrini della Torino sommersa, e allora sì che piangeremo fiumi di sangue innocente.



Intanto ne arrivano a centinaia, sia regolari che irregolari. Forse devono pagare le pensioni d’oro ai politici.
Alle prossime elezioni ridiamo.
Voi di Vox continuate a parlare del Piddì, della sinistra, bla bla bla, che fanno arrivare i migranti, ecc…e poi sbarcano a centinaia anche con la destra.
La cosa sta diventando ridicola e comica. Sappiatelo.