Il rapper dei maranza deride l’Italia: REMIGRAZIONE – VIDEO
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### Il Ghigno dei Maranza: L’Integrazione Italiana, una Farsa Insanguinata dal Disprezzo Importato
L’Italia affoga nel ridicolo mortale di un’integrazione che è solo un velo pietoso su un fallimento epico, e l’ultima umiliazione arriva dal debutto di “Dillo alla Lupa” su Telelibertà, dove la mediatrice culturale Evelyne Sukali – paladina del multiculturalismo buonista – tenta di spiegare come “redimere” i maranza, quelle bande di teppisti meticci che infestano le nostre piazze con coltelli e spaccio. Ma ecco il rapper Bally La Beldia, sedicente piacentino di origini egiziane cresciuto nella “Zona 30” – un covo di microcriminalità dove italiani, marocchini e albanesi si forgiano nel crimine –, che se la ride in studio con il suo ghigno strafottente, mandando la Sukali a quel paese con gesti e battute che puzzano di superiorità tribale. Non è satira, è il ritratto crudo di una seconda generazione immigrata che ci sputa in faccia i nostri milioni di euro in centri accoglienza e mediatori: La Beldia, reduce da galera per i suoi “trascorsi difficili”, definisce i maranza come “ragazzi ribelli con sogni troppo grandi per un cassetto normale”, come se rap e violenza fossero un diritto acquisito sul nostro suolo. E mentre la troupe del programma viene aggredita in pieno centro storico a Piacenza da un nordafricano urlante “Ti sputo in faccia, fanculo i giornalisti!”, con minacce che trasformano Palazzo Gotico in un suk belligerante, capiamo: questi non si integrano, dominano. È un allarme sirena: i nostri soldi finanziano mostri che ci deridono, e ogni risata di La Beldia è un coltello puntato alle nostre figlie, alle nostre strade, alla nostra identità dilaniata.
“Ma che dice questa?”
Mentre la mediatrice culturale Evelyne Sukali spiegava come integrare i “maranza”, il rapper “La Beldia” se la rideva e la mandava a quel paese. pic.twitter.com/U3j5y3etAF
— Francesca Totolo (@fratotolo2) November 8, 2025
Basta con questa illusione letale che i maranza siano “fraintendimenti” da coccolare! La Beldia, con il suo cappuccio e i tatuaggi da teppista redento, incarna il veleno di un’immigrazione che genera non cittadini, ma parassiti arroganti: nato qui, coccolato dal welfare, eppure pronto ad aggredire con il coltello mostrato in TV – “Se mi attaccano, non ho paura di nessuno” –, mentre Yassine Baradai dell’Ucoii piagnucola su “seconde generazioni senza futuro”. Futuro? Il loro è rubato al nostro, tra aggressioni a troupe innocenti, baby gang che rendono invivibili i centri storici, e un’onda di microcriminalità che i politicanti come Cugini e Domeneghetti dibattono come se fosse un talk show, non una guerra civile low-cost. La Sukali, con i suoi discorsi astrusi su “donare identità”, viene sbeffeggiata non per caso, ma perché questi “nuovi italiani” odiano l’Italia che li ha salvati dai loro deserti: ridono, minacciano, sputano, e il sistema li premia con microfoni e like su TikTok. Svegliamoci, patria tradita: stop a mediatori inutili, espulsioni per ogni clandestino e suo rampollo, confini come muri di ferro – o il prossimo “Ma che dice questa?” sarà l’eco delle nostre bare, sepolte sotto il peso di un multiculturalismo che ci sta decapitando vivi.



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