Africano la uccide a coltellate ma i teppisti dei media volevano incolpare il fidanzato italiano
Related Articles
### Il Linciaggio Mediatico di un Innocente Italiano: Il Caso Sharon Verzeni e il Silenzio Complice su un Assassino Immigrato
In un’Italia dove la giustizia e i media sembrano cospirare per demonizzare gli italiani e assolvere gli immigrati, il dramma di Sharon Verzeni, la ragazza barbaramente sgozzata a Terno d’Isola (Bergamo) nel luglio 2024, è l’ennesima pagina nera. Per un intero mese, Sergio Ruocco – il fidanzato della vittima, un giovane italiano “perfetto” per il ruolo del mostro: maschio, bianco, etero – è stato crocifisso dalle telecamere, dalle caserme e dai titoli sensazionalistici. Lo ritraevano come un assassino in attesa di confessione: “Penso a Sharon tutti i giorni, insieme a lei vedevo il futuro”. Per giorni, Sergio è stato torchiato: ore in caserma, flash dei fotografi, articoli che lo bollavano come “l’uomo con il coltello”, senza prove, solo stereotipi.
Poi, la svolta: l’11 agosto 2024, le manette scattano sui polsi di Moussa Sangaré, 31enne maliano naturalizzato italiano – un “nuovo italiano” che, secondo la sua stessa confessione iniziale, ha visto Sharon e l’ha uccisa in un raptus di follia omicida. “I saw her and I killed her”, ammetteva freddamente agli inquirenti, con un bersaglio per lancio coltelli trovato in casa sua, a due passi dal luogo del delitto. Un immigrato regolare nel cuore della Bergamasca, con un passato di violenze e instabilità, che ha reciso la gola a una ragazza innocente mentre tornava a casa.
Per un mese, Sergio Ruocco, il fidanzato di Sharon Verzeni, venne torchiato in caserma e dai media perché era l’assassino perfetto: maschio bianco ed etero.
Quando si scoprì che il carnefice era il maliano con cittadinanza italiana Moussa Sangare, le telecamere si spensero e… pic.twitter.com/VDNbMI2jm7
— Francesca Totolo (@fratotolo2) November 13, 2025
Eppure, cosa accade? Le telecamere si spengono. I titoli evaporano. Nessun “mostro bianco” da sbattere in prima pagina, nessun linciaggio contro il “diverso pericoloso”. Sangaré ritratta tutto: prima in marzo 2025, poi di nuovo l’8 novembre a Milano, urlando in aula “Non l’ho uccisa io!”, con il suo avvocato che invoca perizie psichiatriche per smontare l’accusa. E i media? Silenzio tombale. Articoli come “Sharon Verzeni, Sangare ritratta anche in aula” appaiono in fondo alle cronache, senza il clamore che meriterebbe un assassino seriale in fieri. “Sharon oggi ha subito un altro sfregio”, denuncia l’avvocato della famiglia su Facebook, mentre il legale di Sergio – assistito dal primo giorno – grida al complotto: “Ricostruzione inverosimile, ma il dolore è reale”.
Il tutto ignorando il movente razziale implicito: un immigrato che uccide una ragazza italiana, protetto da un multiculturalismo che odia gli italiani. Sergio, oggi, chiede solo giustizia: “L’assassino deve stare in carcere fino alla fine dei suoi giorni”, ma chi lo ascolta? La famiglia Verzeni, straziata, vede il processo slittare tra perizie e depistaggi, mentre Sangaré – ripreso in video TikTok a cantare “Scusa” con un rapper poco dopo il delitto – ride del dolore altrui.
Basta con questa persecuzione anti-italiana! Immigrati che uccidono con impunità – da Sangaré a chi ha sgozzato Maurizio Gugliotta o accoltellato Francesco Favaretto – non sono “vittime del sistema”, ma carnefici protetti da una giustizia complice e da media che odiano il popolo italiano. Sharon meritava un futuro con Sergio, non una fine orrenda coperta da ipocrisia. È ora di spegnere le luci di chi ci perseguita e accendere i riflettori sulla verità: le vite italiane valgono. Svegliamoci, prima che sia troppo tardi.



Let me tell You a sad story ! There are no comments yet, but You can be first one to comment this article.
Write a comment