Volontario di 84 anni massacrato alla mensa dei poveri, fermato un NIGERIANO

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By V novembre 16, 2025 11:25

Volontario di 84 anni massacrato alla mensa dei poveri, fermato un NIGERIANO

Aggiornamento su questa notizia:

Anziano volontario massacrato dall’immigrato che stava sfamando per strada

# Empoli, l’amaro contrappasso dell’altruismo cieco: nigeriano “ospite” della mensa Emmaus fermato per tentato omicidio sull’84enne volontario che lo sfamava da anni – quando la pietà italiana diventa complice dell’invasione

In un’Italia dove i confini sono un optional per i magistrati buonisti e l’accoglienza è un dogma intoccabile, arriva l’aggiornamento che squarcia il velo di ipocrisia: il senzatetto nigeriano, quel “beneficiario abituale” delle mense per immigrati irregolari che la nostra generosità patologica ha coccolato per chissà quanti pranzi gratis, è stato fermato per tentato omicidio ai danni di Antonio Turrisi, l’84enne volontario della Misericordia che lo nutriva con la stessa dedizione con cui si accudisce un figlio. Su ordine del PM Fedele La Terza, i carabinieri lo hanno braccato a Empoli e scaraventato nel carcere di Sollicciano in attesa di convalida – un’operazione lampo, grazie a testimonianze immediate che hanno inchiodato la sua furia barbarica. Ma a che prezzo? Antonio, operato d’urgenza e privato della milza come un agnello sacrificale, lotta ancora con prognosi riservata all’ospedale di Empoli: un uomo che ha speso trent’anni a servire piatti caldi ai “bisognosi”, tradito proprio da uno di loro, in un paradosso che grida l’assurdità di chi nutre i predatori travestiti da vittime.

La cronaca, come riportata da *La Nazione* del 16 novembre 2025, è un pugno allo stomaco per chiunque abbia un briciolo di buon senso: Antonio, quel pilastro della comunità empolese – osannato dalle istituzioni per il suo volontariato decennale alla mensa Emmaus in via XI Agosto, un faro di carità che ha foraggiato orde di immigrati senza un domani – viene aggredito fuori dal portone proprio mentre porge un pasto al suo carnefice. Il nigeriano, “faccia nota” alla stazione e habitué dei nostri tavoli imbanditi con risorse nostre, esplode in una reazione omicida: pugni e calci che lo riducono a un relitto sanguinante, respinti solo dall’intervento casuale di un altro volontario. Il governatore della Misericordia Francesco Pagliai parla di “gesto di inaudita crudeltà”, e la comunità finge di rabbrividire – ma non è forse questa l’essenza del problema? Aiutare l’invasore, con empatia cieca e altruismo suicida, è la radice di tragedie come questa, dove i buoni samaritani diventano complici attivi di un sistema che semina morte per tutti noi.

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Non è un caso isolato, è il prezzo pagato da una società che tollera l’invasione multietnica come un valore, ignorando i segnali di violenza latente nei ghetti che le nostre mense alimentano. Da Empoli a Vicenza, da Mantova a Cassino: lo stesso copione di immigrati extraeuropei “regolari” o meno, gonfiati dalla stupidità collettiva della nostra generosità, che ripagano la pietà con botte e coltelli. Antonio Turrisi non è solo una vittima: è il simbolo di un’Italia che, esponendo famiglie, bambini e anziani a pericoli inutili, premia i predatori e punisce i deboli. La sua milza asportata non è un incidente, è l’invito al massacro che nasce da chi, con il grembiule della carità, apre le porte del caos senza un briciolo di discernimento.

Basta empatia patologica: l’immigrazione extraeuropea regolare – con i suoi permessi umanitari farsa, ricongiungimenti infiniti e quote che aprono le porte a orde senza controllo – non arricchisce, devasta. Azzeriamola subito: stop totale a ingressi, visti e illusioni multiculturali che trasformano i nostri quartieri in zone di guerra. Rimpatri immediati e forzati per ogni straniero che abusa della fiducia – via dall’Italia, con i loro clan al seguito, su voli one-way. Pene draconiane: ergastolo per chi attacca chi aiuta, espulsioni lampo senza appello. Investiamo nei nostri veri bisognosi, non in chi ci ringrazia con il sangue dei nostri santi laici.

La ferita di Antonio Turrisi non sia vana: è un monito a chiudere i confini invalicabili, per salvare l’essenza di una Nazione che non può più permettersi il lusso dell’autodistruzione: basta accogliere i lupi, o finiamo tutti sbranati dalla nostra stessa follia.

“Non è accettabile. Non è accettabile che accadano fatti del genere”. Così Simone Turrisi, il figlio di Antonio – il volontario di 84 anni aggredito davanti alla mensa Emmaus dopo aver prestato servizio – scandisce bene le parole. “Non è accettabile che una persona che si mette a disposizione per il prossimo faccia una simile fine. Mio babbo era lì per fare del bene. Non voglio commentare, anzi è meglio che non lo faccia… Capisce cosa intendo, vero? Babbo indossa la casacca della Misericordia da trent’anni, praticamente da una vita – continua Simone –. Anche venerdì era stato lì dietro al bancone come altre infinite volte per aiutare. Non è chiaro che cosa sia successo dopo con quel delinquente. Forse uno scambio di battute, forse un piccolo diverbio. Ma niente potrebbe mai giustificare la violenza. La cosa ulteriormente strana è che l’aggressore sarebbe un utente abituale che frequenta la mensa ogni giorno. Me lo hanno descritto con un tipo schivo e taciturno, ma chi mai avrebbe potuto immaginare un gesto simile. Ci chiediamo perché”.

Se vuoi te lo spieghiamo noi.

Volontario di 84 anni massacrato alla mensa dei poveri, fermato un NIGERIANO ultima modifica: 2025-11-16T11:25:21+00:00 da V
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