Africano gli conficca coltello in testa ma è libero
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# Napoli, coltellate africane su cranio italiano: subsahariano accoltella un uomo in testa e fugge – non riescono a trovarlo, il buonismo giudiziario che ci lascia in ostaggio di belve libere!
Un verdetto di impunità che sa di complicità col terrore importato: a Napoli, un africano – sbarcato con i barconi e sparito nei ghetti subsahariani – accoltella un uomo in testa in un tentato omicidio efferato, ma la polizia brancola nel buio, incapace di rintracciarlo mentre lui gira libero come un fantasma vendicativo: la vittima, un italiano qualunque, finisce in ospedale con ferite al cranio e trauma grave, mentre il carnefice – extracomunitario “protetto” da reti claniche – sfugge alle ricerche, lasciando la città in preda al panico. “Non riescono a trovarlo”, ammettono le forze dell’ordine, intrappolate in burocrazia e “paura di razzismo”, come se la lama in testa fosse un’allucinazione.
Non è giustizia, è abdicazione: un africano che semina terrore sulle nostre strade, ripagando l’ospitalità con coltellate, e il sistema lo perde tra i vicoli mentre i nostri cittadini tremano. Napoli, ostaggio di questa marea subsahariana, vede i suoi figli quasi sgozzati mentre i giudici citano “diritti umani”. Quanti crani devono ancora aprirsi prima che l’Italia si svegli?
Basta con questa follia etnica! L’immigrazione extraeuropea genera belve: permessi umanitari che fingono redenzione ma producono lame gratuite. Azzeriamola.



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