Quello in foto la vede sul treno e decide di bruciarla viva
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“Brucia viva puxxana”
Chicago, a bordo di un treno, l’afroamericano Lawrence Reed ha dato fuoco a una donna di 26 anni, dopo averla cosparsa di benzina, sorprendendola alle spalle.
Ora è accusato di terrorismo mentre la donna lotta per sopravvivere in ospedale.
Lawrence Reed… pic.twitter.com/tMelebvH94
— Francesca Totolo (@fratotolo2) November 20, 2025
Lawrence Reed, afroamericano di 50 anni, cosparge di benzina una donna di 26 anni seduta con le spalle voltate, le dà fuoco alle spalle e la guarda bruciare viva, urlando “Brucia, puttana!” mentre lei rotola agonizzante sul pavimento del vagone. L’attacco, avvenuto il 17 novembre 2025 sul Blue Line L train nel Loop, è catturato dalle telecamere: Reed riempie una bottiglia di gasolina a una stazione 20 minuti prima, la accende come un diabolico falò e fugge, lasciando la vittima in condizioni critiche all’ospedale, con ustioni di terzo grado che la fanno lottare per la vita. Accusato di terrorismo federale – pena massima l’ergastolo – Reed aveva precedenti: aggressioni, minacce, un curriculum da predatore seriale che il sistema americano non aveva fermato in tempo. “Burn alive bitch!”, ripeteva durante l’arresto, come un mantra di odio razziale invertito. E noi, in Italia, ci illudiamo che sia un problema “lontano”, un film hollywoodiano? Svegliamoci: questo è il preludio al nostro futuro, se non fermiamo l’immigrazione africana che ci sta incendiando vivo, pezzo per pezzo.
E noi italiani cosa facciamo?
Continuiamo a importare a migliaia i suoi “fratelli” africani – nigeriani, gambiani, ghanesi, senegalesi – con permessi umanitari, ricongiungimenti familiari e protezioni sussidiarie regalate a raffica.
Uomini che arrivano da culture dove dare fuoco a una donna “che non sta al suo posto” è ancora una pratica conosciuta, e che trovano qui un terreno fertile: leggi deboli, giudici timorosi, porte spalancate.
Ricordate Irina?
La 26enne di Chicago non si chiama Irina, ma avrebbe potuto chiamarsi così.
Perché ogni volta che un africano dà fuoco a una donna bianca, un coltello squarcia una gola italiana, una bottiglia di benzina diventa arma, è sempre la stessa matrice: l’odio importato che noi continuiamo a coccolare con il nostro buonismo suicida.
Non è “un caso americano”.
È il futuro che stiamo costruendo noi, treno dopo treno, permesso dopo permesso.
Basta.
Azzeriamo subito l’immigrazione regolare africana:
stop totale ai ricongiungimenti familiari, revoca di ogni protezione umanitaria a cittadini subsahariani, blocco navale, rimpatri forzati per chiunque abbia precedenti o anche solo sospetti.
La donna di Chicago brucia oggi.
Domani potrebbe essere tua figlia sul Gra, sul treno per Milano, in un parcheggio di Roma.
Chiudiamo le frontiere, o il prossimo rogo avrà un nome italiano.
Guardate l’Italia: stazioni come Termini e Anzio diventano suk di molestie, treni e piazze arene di fiamme metaforiche – e letterali, se pensiamo ai roghi di auto e negozi appiccati da baby-gang subsahariane a Milano e Torino. L’immigrazione africana regolare – nigeriani, somali, camerunesi con visti umanitari e ricongiungimenti che importano clan interi – non è un flusso umano: è un’onda di violenza endemica, culture aliene dove la donna bianca è bottino di guerra, e i nostri tribunali esitano con “incapacità di intendere” o obblighi di firma, lasciando mostri liberi di bruciare il prossimo vagone.
Basta con questa follia suicida! Azzeriamo l’immigrazione regolare africana: stop totale a permessi umanitari, ricongiungimenti familiari che moltiplicano i Reed nostrani, visti che aprono le porte a potenziali piromani. Rimpatri forzati immediati per ogni subsahariano con precedenti – via dall’Italia, su voli one-way, con i loro “fratelli” al seguito. Pene draconiane: ergastolo per molestie su minori, non domiciliari da barzelletta. Investiamo nelle nostre Irine vive, scortate e protette, non in chi ce le riduce a cenere.
Il rogo di Chicago non sia un monito vano: è lo specchio dell’Italia che brucia. Irina urla dal passato: fermate i nigeriani, o le nostre figlie saranno le prossime a rotolare in fiamme. Chiudiamo le frontiere all’Africa, o il nostro futuro sarà un inferno di benzina e sangue innocente!



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