Donna di 53 anni violentata per strada a Gallarate da NORDAFRICANO
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Mentre il governo rincorre il Pd su demenziali leggi sul ‘consenso attuale’ – una bestemmia giuridica – i veri stupratori agiscono indisturbati nelle nostre strade. Magari arrivati con un bel decreto flussi firmato dal premier o con un barcone arrivato grazie al blocco navale immaginario.
# Gallarate, alba di sangue: ancora un nordafricano aggredisce e violenta una donna italiana di 53 anni che andava al lavoro – l’ennesimo stupratore maghrebino libero di colpire nelle nostre città!
Ore 5.30, via Pegoraro, Gallarate.
Una donna italiana di 53 anni, sveglia da ore, cammina verso il lavoro.
Sola.
In centro.
Un’ombra la segue.
Un 30enne nordafricano – l’ennesimo – le si para davanti, la colpisce al volto con violenza, la getta a terra, tenta di violentarla.
Lei urla, lotta, riesce a scappare.
Lui fugge nel buio, come sempre.
La vittima finisce al Sant’Antonio Abate:
trauma facciale, terrore, umiliazione.
Lui?
Libero.
Ancora una volta libero.
Ancora una volta nordafricano.
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Non è un caso.
È il copione che si ripete ogni settimana in Italia:
donna italiana che va al lavoro, nordafricano che la aggredisce, la picchia, tenta di stuprarla.
Da Rimini a Palermo, da Anzio a Modena, da Torino a Gallarate:
sempre la stessa matrice, sempre lo stesso accento, sempre lo stesso permesso umanitario o ricongiungimento familiare in tasca.
Via Pegoraro è a due passi da un supermercato frequentato da migliaia di persone di giorno.
All’alba è deserta.
Perfetta per un predatore maghrebino che sa di poter agire indisturbato, perché sa che l’Italia non lo ferma mai:
né quando arriva,
né quando molesta,
né quando violenta,
né quando scappa.
Quante donne italiane devono ancora essere colpite al volto all’alba prima di capire che l’immigrazione regolare nordafricana è una fabbrica di stupratori?
Quanti “30enni forse nordafricani” devono ancora girare liberi nelle nostre vie prima di dire basta?
Basta.
Azzeriamo subito l’immigrazione regolare maghrebina e subsahariana:
stop totale ai permessi umanitari, revoca immediata di ogni protezione a cittadini tunisini, marocchini, algerini, egiziani, libici,
blocco dei ricongiungimenti familiari che importano interi branchi,
rimpatrio forzato per ogni nordafricano con precedenti – anche uno solo – di molestie o violenza.
Gallarate non è una città italiana all’alba.
È territorio di caccia.
E la prossima a camminare in via Pegoraro alle 5.30 potrebbe essere tua madre, tua moglie, tua sorella.
Il volto tumefatto della 53enne di Gallarate non è una notizia di cronaca.
È l’ennesimo trofeo di guerra di un nordafricano che noi abbiamo accolto.
Chiudiamo le porte, o le nostre donne smetteranno di uscire di casa all’alba.
Per sempre.



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