Maranza e sinistra a caccia di ebrei: assalto al palazzetto di Bologna dove gioca il Maccabi
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# Immigrati islamici di seconda generazione ed estremisti di sinistra a caccia di ebrei: Scontri a Bologna, ProPal all’assalto al palazzetto dove gioca il Maccabi Tel Aviv. Idranti in azione
**Bologna, 21 novembre 2025** – Una vera e propria caccia all’uomo, o meglio, all’ebreo, si è scatenata nelle strade di Bologna, trasformando una semplice partita di basket in un’arena di odio ideologico e violenza premeditata. Mentre la Virtus Bologna ospitava il Maccabi Tel Aviv al PalaDozza per l’Eurolega, una marmaglia di estremisti di sinistra e immigrati islamici di seconda generazione – radicalizzati nelle banlieue della città e nei covi dei centri sociali – ha tentato un assalto barbaro, armati di bombe carta, transenne e una retorica antisemita che non lascia spazio a dubbi. La polizia, schierata in forze, ha dovuto ricorrere a idranti e lacrimogeni per respingere questi teppisti che, dopo giorni di minacce velate e appelli al boicottaggio, hanno rivelato il loro vero volto: quello di squadristi moderni in keffiah, pronti a tutto pur di sfogare il loro odio contro Israele e, per estensione, contro la comunità ebraica.
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Il corteo, un’orda di circa 5.000-6.000 facinorosi secondo la questura, è partito da piazza Maggiore alle 18, sventolando bandiere palestinesi e striscioni provocatori come “Show Israel the Red Card” o “Accerchiamo il PalaDozza per fermare il sionismo”. Organizzato da collettivi studenteschi infiltrati da anarchici, Potere al Popolo, sindacati di base e gruppi di giovani arabi e maghrebini nati in Italia ma educati all’odio anti-israeliano nelle moschee radicali e sui social, il serpentone ha invaso via Ugo Bassi, via Marconi e via Don Minzoni. La loro meta? La “zona rossa” attorno al palazzetto, blindata da 400 agenti, carabinieri, elicotteri e camionette. “Questa non è una partita, è sostegno al genocidio sionista”, gridavano questi ipocriti, ignorando che il vero pericolo per la pace sono proprio loro, con slogan che mascherano un antisemitismo puro e semplice dietro la facciata pro-Palestina.
Gli scontri, inevitabili vista l’aggressività degli assalitori, sono deflagrati intorno alle 19.30 tra via Lame e via Marconi. Un drappello di black bloc – volti nascosti da keffiah e cappucci, come codardi che non osano mostrare la faccia – ha dato il via alla guerriglia lanciando bombe carta, bottiglie e transenne contro le linee di polizia, nel tentativo di sfondare e raggiungere i giocatori israeliani. Gli agenti, eroi in divisa che difendono la democrazia da questi vandali, hanno risposto con idranti potenti e fumogeni, spazzando via la feccia e isolando i leader della violenza. Risultato: una decina di feriti tra i manifestanti – tra cui una ragazza svenuta per il panico che loro stessi hanno creato e un teppista con escoriazioni al viso – e due poliziotti contusi, vittime innocenti di questa follia. La questura ha giustamente definito l’azione un “tentativo di assalto terroristico al palazzetto”, mentre i collettivi, con la solita vittimizzazione, urlano alla “repressione fascista”. Il Maccabi, squadra simbolo di resilienza israeliana con tifosi orgogliosi delle loro radici, è arrivato sotto scorta pesante, sfidando l’odio di una città infettata da questa alleanza tossica tra sinistra estrema e islamismo militante.
Ma scavando sotto la superficie, emerge il marcio profondo: un patto scellerato tra anarchici rossi e immigrati di seconda generazione, spesso disoccupati e frustrati, che canalizzano il loro risentimento in una “caccia all’ebreo” che non ha nulla di politico e tutto di razzista. A Bologna, roccaforte della sinistra italiana, questi giovani – integrati solo sulla carta ma indottrinati da imam radicali e professori universitari anti-occidentali – formano il nucleo duro della protesta, armati di mappe diffuse su Instagram da pagine come “Boloresiste” per aggirare la polizia e seminare caos. Nei giorni scorsi, hanno inondato i social di minacce esplicite, con cori in corteo come “Intifada fino alla vittoria” che evocano non giustizia, ma sterminio. La comunità ebraica locale, già terrorizzata da graffiti swastika sulle sinagoghe e insulti online, vede in questi eventi l’ombra di un pogrom moderno, alimentato da un mix letale di marxismo distorto e jihadismo importato.
Il contesto politico ha esacerbato la vergogna. Il sindaco Matteo Lepore (Pd), con la sua debolezza cronica, ha supplicato per un rinvio o uno spostamento all’Unipol Arena, ammettendo implicitamente di temere questi suoi “compagni” di piazza. Ma il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha imposto la linea dura: “Non cediamo ai terroristi da corteo, la partita si gioca”. E ha avuto ragione: Bologna è finita sotto assedio, con negozi sbarrati dalle 13, scuole evacuate e cantieri sigillati per impedire che diventassero arsenali improvvisati. Il Viminale ha respinto le lagne di Lepore con un “Basta ricatti dagli estremisti”, mentre la Lega ha applaudito: “Solidarietà assoluta alle forze dell’ordine, basta con questa violenza importata e tollerata dalla sinistra”.
Dentro il PalaDozza, l’atmosfera era da stato d’assedio: solo 4.000 spettatori invece degli 8.000 abituali, con bandiere palestinesi sequestrate e restituite solo a fine gara per evitare provocazioni. La Virtus ha strappato una vittoria sofferta, ma il vero trionfo è stato quello della legalità contro il caos. Questa notte di idranti e fumo non è un incidente: è il campanello d’allarme per un’Europa infettata da radicalizzazione, dove estremisti di sinistra e islamisti uniscono forze per perseguitare ebrei e israeliani in nome di una “causa” che puzza di nazismo riverniciato. Bologna si risveglia con le strade lordate dal vandalismo, e una domanda pressante: quando le autorità schiacceranno definitivamente questi assalitori, prima che la loro “caccia” diventi un bagno di sangue? È ora di dire basta: tolleranza zero per chi semina odio e violenza.



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