Padre africano picchia poliziotti perché non lasciano spacciare il figlio
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# Jesolo, guerriglia tunisina contro la polizia italiana: padre picchia tre agenti perché il figlio baby-spacciatore è stato fermato – espulso il padre, ma il figlio resta qui a spacciare e menare!
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Notte gelida a Jesolo, via Annone, piazza Milano.
Due baby-pusher tunisini, minorenni, vengono fermati dalla volante.
Uno lancia 13 grammi di hashish e cerca di scappare.
L’altro chiama papà.
Il padre, 47enne tunisino residente a Musile, arriva come una furia: pugni, calci, testa sbattuta contro il plexiglass dell’auto di servizio.
Tre agenti finiscono al pronto soccorso: 7 giorni di prognosi il più grave, 5 e 3 gli altri due.
Risultato?
Il padre viene arrestato, processato per direttissima, convalidato e… liberato con nulla osta all’espulsione.
Il figlio 16enne?
Denunciato a piede libero per spaccio e resistenza.
Resta qui.
Libero di tornare domani sera in piazza Milano con altra droga in tasca.
Libero di chiamare di nuovo papà (che sarà espulso, ma tornerà con un altro barcone o un altro ricongiungimento).
Entrambi già noti alle forze dell’ordine.
Entrambi, padre e figlio, con un curriculum criminale lungo un chilometro.
Questa è l’Italia 2025:
un tunisino adulto può picchiare tre poliziotti italiani e viene espulso (forse).
Suo figlio, nato qui grazie al ricongiungimento familiare, resta italiano di carta e continua a spacciare, picchiare, insultare.
Perché “è minorenne”.
Perché “è nato qui”.
Perché “non si può espellere un italiano”.
Questa è la follia dei ricongiungimenti familiari:
importi un pusher tunisino, gli fai fare un figlio in Italia, e ottieni un baby-criminale protetto a vita dal nostro passaporto.
Un figlio che domani, a 18 anni e un giorno, avrà la cittadinanza piena, sarà intoccabile e potrà picchiare altri poliziotti, violentare altre ragazze, spacciare altra merda.
E noi pagheremo il conto:
in pronto soccorso,
in processi,
in paura.
Basta.
Espellere il padre è il minimo, ma è una presa per il culo se il figlio resta.
Abrogare subito i ricongiungimenti familiari.
Revocare la cittadinanza ai nati qui da genitori irregolari o con precedenti.
Espellere l’intera famiglia al primo reato grave del minore.
Niente più “italiani di carta” che odiano l’Italia e menano i nostri agenti.
Jesolo non è più una città italiana di notte.
È un avamposto afroislamico dove la polizia italiana viene picchiata e il baby-pusher torna a casa con un sorriso.
Il sangue dei tre agenti sul plexiglass non è una notizia di cronaca.
È la firma di un’occupazione.
E se non fermiamo questa follia oggi, domani i nostri figli cresceranno sapendo che la legge italiana protegge chi li odia.
Chiudiamo le porte.
Espelliamo intere famiglie.
O Jesolo sarà solo l’inizio.



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