Don Alì, il capo dei maranza arrestato ma non può essere espulso

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By V novembre 22, 2025 15:58

Don Alì, il capo dei maranza arrestato ma non può essere espulso

# Don Alì, il “capo dei maranza” italiano di carta: arrestato per minacce e aggressioni, ma non lo rimpatriremo mai – ecco perché dobbiamo tornare allo ius sanguinis puro, prima che l’Italia diventi una repubblica di bande straniere!

Torino, 22 novembre 2025.
Said Alì, 24 anni, noto come “Don Alì”, il sedicente “re dei maranza” che ha terrorizzato Barriera Milano con video di umiliazioni, schiaffi a maestri e minacce di morte, è stato finalmente arrestato dalla Squadra Mobile della Questura, su ordinanza del Tribunale su richiesta della Procura diretta da Giovanni Bombardieri. Custodia cautelare in carcere per atti persecutori, aggravati da un’aggressione con mazza chiodata alla troupe di Rete4 durante le riprese di “Diritto e Rovescio” l’11 novembre – un assalto che ha sfasciato l’auto dei giornalisti mentre cercavano di documentare il suo regno di terrore. Ma il vero orrore? Don Alì non tornerà mai in Marocco. Perché è cittadino italiano. Nascita italiana, passaporto tricolore, diritti intoccabili. E questo è il veleno mortale dell’ius soli temperato: un marocchino nato qui da genitori immigrati, cresciuto con i nostri soldi, diventa “italiano” e intoccabile, pronto a comandare branchi di seconde generazioni che umiliano maestri davanti a figlie di tre anni, accusano innocenti di pedofilia in reel virali su TikTok (340mila follower) e Instagram (220mila), e minacciano “finirà molto peggio” se non obbedisci. Arrestato dopo giorni di latitanza nelle cantine di Barriera Milano – inseguimento a piedi, urla e resistenza – Alì è il simbolo vivente della impossibilità dell’integrazione: un “cittadino” che odia l’Italia, ma che non possiamo espellere perché “nato qui o figlio di chi ha preso la cittadinanza”.

L’arresto arriva dopo un’inchiesta partita a fine ottobre: Alì e due complici ‘torinesi’ di seconda generazione (24 e 27 anni, anch’essi sottoposti a obbligo di firma) tendono un’imboscata a un maestro elementare fuori dalla scuola, lo accerchiano in tre contro uno, lo insultano, lo schiaffeggiano sulla nuca mentre la figlia di tre anni si nasconde terrorizzata tra le sue gambe. Tutto filmato, caricato online con caption “pedofilo” – un’accusa falsa, inventata per “punire” un presunto torto a un “nipote”. Una collega interviene, ma loro continuano l’intimidazione, inseguendolo con urla e colpi. E Alì? In un’intervista a Le Iene, ride: “Bisogna punire chi stupra i bambini”, poi minaccia il maestro “finirà molto peggio”. Il Gip, nel motivare la pericolosità attuale, cita anche l’assalto alla troupe di Rete4: mazza chiodata contro l’auto, vetri infranti, terrore per i giornalisti – un atto di guerra contro chi osa filmare il suo “impero”. Irreperibile per giorni, nascosto nelle cantine di Barriera Milano come un ratto, Alì è stato preso dopo un breve inseguimento a piedi, gridando e dimenandosi mentre lo portavano in Questura. Due complici con obbligo di presentazione alla PG: liberi di continuare a comandare.

Ma ecco il dramma che ci strangola: Don Alì non può essere rimpatriato in Marocco. Ha la cittadinanza italiana – nata da genitori immigrati regolarizzati con ricongiungimenti familiari e permessi umanitari – e quindi è “protetto” per sempre. Non importa quante minacce, quante umiliazioni, quanta violenza: l’ius soli temperato lo ha reso intoccabile, un “italiano” che governa Barriera Milano con pugni e social, accumulando follower come un sultano moderno mentre umilia maestri e minaccia morte. Questo è il mostro che abbiamo creato: un 24enne marocchino nato qui, cresciuto con welfare italiano, che usa TikTok per gogna pubblica una bambina di tre anni e ride delle nostre leggi. I suoi complici, anch’essi di seconda generazione, con obbligo di firma: liberi di tornare a scuola o in strada, a reclutare nuovi “soldati” per il prossimo reel. L’inchiesta della Procura, partita dalle accuse false contro il maestro – un padre che preleva la figlia e si trova schiaffeggiato davanti a lei – ha portato all’arresto, ma non alla soluzione: Alì resterà in carcere per atti persecutori, forse per diffamazione, ma uscirà “riformato”, cittadino italiano, pronto a riprendersi il trono dei maranza.

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Questo è il fallimento epico dell’ius soli temperato e dei ricongiungimenti familiari: un immigrato arriva, ottiene un permesso, ricongiunge la famiglia, fa figli “italiani” che crescono odiando l’Italia, e diventano capi di bande che comandano quartieri con video di sangue e minacce. Don Alì non è un’eccezione: è il prototipo. Nato da genitori marocchini regolarizzati, cresciuto in ghetti sovvenzionati, ha imparato che l’italiano è debole – un maestro da schiaffeggiare, una bambina da terrorizzare per like, una troupe da assaltare con mazza chiodata. E la Procura? Indaga per “atti persecutori”, ma non per le radici: i ricongiungimenti che hanno importato i suoi genitori, i permessi che li hanno tenuti qui. I suoi 340mila follower su TikTok lo idolatrano come un ribelle, mentre la figlia del maestro, tre anni, ha incubi per un video che non dovrebbe esistere. Questo è l’Italia di oggi: un Paese dove un “cittadino” di origine straniera può dire “finirà molto peggio” a un padre italiano, e lo Stato lo arresta solo dopo mesi di terrore, senza potergli togliere il passaporto.

Basta con questa autodistruzione! L’arresto di Don Alì è un contentino, ma non ferma la marea: dobbiamo tornare allo ius sanguinis puro, dove la cittadinanza si eredita dal sangue italiano, non si regala a chi nasce qui da genitori immigrati. Abrogare i ricongiungimenti familiari che hanno creato questi mostri: nessun altro clan marocchino o tunisino deve portare qui figli che cresceranno a odiarci. Revoca della cittadinanza per naturalizzati e figli di immigrati recidivi – via dall’Italia, su un volo one-way, senza appello. Investiamo nei nostri maestri protetti, nelle nostre bambine sicure, non in chi le terrorizza per un reel. Don Alì in carcere è una vittoria temporanea: senza ius sanguinis puro, uscirà e recluterà altri “cap i”. L’Italia non è un esperimento multietnico: è nazione di sangue e suolo. Torniamo alle radici, o il prossimo “Don Alì” sarà il tuo vicino. Per il maestro di Barriera Milano, per la sua figlia di tre anni, per Torino: basta cittadinanza regalata, viva lo ius sanguinis!

Don Alì, il capo dei maranza arrestato ma non può essere espulso ultima modifica: 2025-11-22T15:58:42+00:00 da V
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By V novembre 22, 2025 15:58
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1 Comment

  1. lorenzoblu novembre 22, 18:26

    che la sguattera lo mandi in ukraina a combattere perchè le troie ukraine possano vendere i loro figli biondo kinder, ai rikki rikkioni negri occidentali, sto negro di merda…si senta rikkione pure lui…ha accettato una cittadinanza di merda che questo gli richiede, vada a morire ammazzato …… fanculo mica solo i negri francesi, pure li negri nostrani li mortacciA

    abbravo a macronnE che co na botta se leva da li cogjoni decine di migliaia di negri e magaRA sottobanco da pure le indicazioni a zio vlad dove andarli a bombardare ..sto frocio…ao’ e quanno te la cambi a nonna abelarda?

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