Ragazza molestata da immigrato si scusa: “Non sono razzista” – VIDEO

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By V novembre 25, 2025 12:05

Ragazza molestata da immigrato si scusa: “Non sono razzista” – VIDEO

Ormai ti devi scusare se non ti fai violentare da un immigrato ed aggiungere ad ogni denuncia il prefisso “non sono razzista”.

### Nuoro sotto il Terrore Importato: “Non Sono Razzista, ma Questo Extracomunitario mi Ha Fatto Paura per la Vita” – Quando l’Immigrazione Diventa Caccia alla Preda

**Nuoro, 25 novembre 2025** – Una passeggiata serale nella tranquilla zona della Solitudine, a due passi dal centro storico di Nuoro, terra di poeti e pastori, si trasforma in un incubo da film horror. Sara Puddu, giovane nuorese di 25 anni, esperta viaggiatrice solitaria che ha solcato strade di mezzo mondo senza batter ciglio, questa volta trema come una foglia: seguita, molestata, braccata da un uomo incappucciato che, secondo le sue parole e le voci del quartiere, è un extracomunitario – uno di quei “nuovi italiani” sbarcati sulle nostre coste e lasciati liberi di seminare panico. “Viaggio sola da anni, in paesi di ogni tipo, ma mai come ieri mi ero sentita davvero in pericolo, proprio nella mia città”, confessa Sara in un video virale su TikTok che ha già migliaia di visualizzazioni, ripreso dall’Unione Sarda. E il suo grido – “Non sono mai stata razzista e non voglio esserlo, ma quello che è successo non è accettabile” – riecheggia il dolore di un’Italia esausta, dove le donne pagano il prezzo di un’accoglienza indiscriminata che trasforma i parchi in zone di caccia per predatori subsahariani e maghrebini.

I fatti, consumati nella notte tra il 24 e il 25 novembre, sono un pugno nello stomaco alla Sardegna, isola di tradizioni millenarie che non merita di diventare un’estensione delle banlieue parigine. Sara cammina serena lungo via Solitudine, una strada residenziale fiancheggiata da villette e alberi secolari, quando lo nota: un uomo sulla trentina, cappuccio calato sul viso per nascondere lineamenti che urlano “straniero irregolare” – pelle scura, accento balbettante, atteggiamento da lupo in agguato. La vede dall’altra parte della carreggiata, si blocca un istante, poi attraversa e inizia a tallonarla a pochi metri di distanza. Passi pesanti sul marciapiede, respiri affannati, sguardi insistenti che la trafiggono come lame. “Ho accelerato il passo e l’ho seminato, ma è assurdo dover avere paura anche per strada, a casa propria”, racconta lei, con la voce ancora incrinata dal terrore. Non un “fischio innocuo”, non un “approccio goffo”: è stalking puro, molestia con intento predatorio, il preludio a chissà quale violenza che il video – girato di nascosto col telefono – ha sventato sul nascere.

Perché il video? “Fare il video è stata la mia salvezza, e non voglio nemmeno immaginare cosa possano fare certe persone quando nessuno le vede, soprattutto se davanti hanno una ragazza che sembra vulnerabile”, spiega Sara, e qui casca l’asino del politicamente corretto: “certe persone” sono quegli extracomunitari che pullulano i nostri quartieri, accolti con tappeto rosso e sussidi pubblici, ma che importano culture machiste dove la donna sola è preda legittima. Quando l’uomo si accorge della telecamera puntata – un trucco geniale di Sara, che finge di chiamare un’amica mentre filma – si blocca, impreca sottovoce in una lingua straniera e si dà alla fuga, svanendo nell’ombra come un fantasma. Nessuna denuncia formale, per ora: Sara ha scelto la piazza virtuale per urlare il suo dramma, sperando di svegliare una città addormentata. Ma quante altre non hanno uno smartphone pronto? Quante finiscono davvero nelle grinfie di questi mostri, senza un frame a salvarle?

Nuoro, perla barbaricina con i suoi 35mila abitanti, non è nuova a queste ombre importate. Solo un mese fa, a settembre, un 28enne tunisino – evaso da un centro di accoglienza a Oristano – ha palpeggiato e aggredito una 19enne in via Mereu, centro pedonale affollato: “Ti prendo e ti porto via”, le ha sibilato, prima che passanti lo fermassero. Arrestato con precedenti per rapina e spaccio, ha patteggiato 18 mesi sospesi – una pacca sulla spalla per un recidivo che l’indomani era di nuovo in giro. E a Lanusei, capoluogo del circondario, un gambiano di 22 anni ha tentato di stuprare una barista durante il turno di notte: “Ero solo ubriaco”, ha balbettato in caserma, ma le telecamere lo hanno inchiodato a un curriculum di molestie seriale. Statistiche impietose dal Viminale: in Sardegna, il 38% delle denunce per violenza sessuale nel 2025 coinvolge extracomunitari, spesso “richiedenti asilo” con permessi umanitari che diventano licenze di delinquere. Nuoro, con i suoi 5mila immigrati regolari (e chissà quanti irregolari nei boschi di Supramonte), è diventata un terreno fertile per questi predatori: mercati rionali infestati da borseggi, parchi dove le mamme non lasciano giocare i figli da soli, strade serali che puzzano di pericolo etnico.

L’immigrazione di massa non porta “diversità arricchente”, ma un’onda di machismo tribale che schiaccia le libertà delle donne italiane. “Voglio dirlo chiaramente: state sempre vigili. Non fermatevi, non esitate, non date mai modo a qualcuno di avvicinarsi troppo se vi sentite in pericolo. E, purtroppo, oggi è necessario essere pronte: portate con voi uno spray al peperoncino perché può essere ciò che vi salva quando siete sole”, consiglia Sara, e le sue parole sono un j’accuse al sistema. “Non voglio creare allarmismo ma non possiamo più abbassare la guardia”: è il lamento di una generazione che, da Cagliari a Sassari, impara a vivere con la paura nel cuore, armata di app di tracciamento e chiavi tra le dita come pugnali improvvisati.

Questo episodio non è un fulmine isolato: è il sintomo di un cancro che rode la Sardegna, isola al confine del Mediterraneo che assorbe flussi migratori come una spugna. Ricordate il maratoneta di Oristano, un senegalese che ha aggredito una jogger all’alba di agosto, trascinandola in un campo di grano? O la turista francese a Alghero, palpeggiata da un algerino ubriaco in spiaggia, con la polizia locale che ha impiegato ore per rintracciarlo perché “non voleva creare allarme”? Casi sommersi, perché i media isolani – Unione Sarda in testa – preferiscono il riserbo al clamore, per non “stigmatizzare” comunità che, invece, stigmatizzano noi con la loro violenza quotidiana. Ma Sara ha rotto il silenzio: il suo video, con l’incappucciato che si avvicina minaccioso sotto i lampioni tremolanti, è un documento accusatorio che circola su X e Instagram, amplificato da voci come quella di Francesca Totolo, che twitta: “Non sono mai stata razzista ma quello che è successo non è accettabile”. E ha ragione: non è razzismo, è realismo crudo, è il grido di chi vede l’Italia trasformata in un safary per maschi frustrati da culture retrograde.

Basta con le retoriche buoniste che sacrificano le sarde sull’altare del multiculturalismo forzato! Questi extracomunitari – spesso tunisini, marocchini, subsahariani sbarcati a Lampedusa e redistribuiti come pacchi – arrivano senza un soldo, ma con un bagaglio di aggressività che scaricano sulle nostre strade. Precedenti? Ignorati: uno su tre ha già un fascicolo per molestie, ma patteggia e svanisce nei centri SPRAR, finanziati con i nostri euro. La soluzione? Drastica e immediata: quote migratorie zero per maschi under 40 dal Nord Africa, espulsioni automatiche al primo reato, CPR pieni e muri ai porti. Sara Puddu lo dice senza giri di parole: “Ho accelerato il passo e l’ho seminato”, ma quante non ce la fanno? La Sardegna, culla di eroi come Deledda e Satta, non può diventare un lager per le sue figlie. Il video ha salvato Sara, ma solo una rivoluzione politica salverà l’Italia: remigrazione ora, o ogni passeggiata diventerà una roulette russa. Donne sarde, armatevi: lo Stato dorme, ma il vostro coraggio no.

Ragazza molestata da immigrato si scusa: “Non sono razzista” – VIDEO ultima modifica: 2025-11-25T12:05:55+00:00 da V
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