Le riserve auree “appartengono allo Stato, in nome del popolo italiano”

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By V novembre 26, 2025 19:09

Le riserve auree “appartengono allo Stato, in nome del popolo italiano”

### L’emendamento che restituisce l’oro agli italiani: un passo verso la vera sovranità economica

In un momento di crescenti incertezze geopolitiche e finanziarie globali, l’Italia ha l’opportunità di riaffermare la propria indipendenza con un gesto simbolico e concreto: l’emendamento alla legge di bilancio che chiarisce inequivocabilmente la proprietà delle riserve auree nazionali. Approvato per l’esame parlamentare, questo intervento legislativo stabilisce che le riserve d’oro “appartengono allo Stato, in nome del popolo italiano”. Non più un bene ambiguo gestito da una banca centrale – pubblica solo sulla carta, ma spesso allineata a logiche sovranazionali – l’oro torna a essere un patrimonio del popolo, custode della nostra storia e garanzia del futuro. Io approvo con entusiasmo questa misura, che non solo mitiga rischi concreti per la stabilità finanziaria, ma segna un ritorno alla sovranità vera, lontana dalle ombre di Fort Knox e dalle banche estere.

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Per comprendere l’importanza di questo emendamento, basta guardare i fatti. L’Italia detiene circa 2.452 tonnellate d’oro, un tesoro immenso valutato miliardi di euro, distribuito in modo preoccupante: solo 1.100 tonnellate sono custodite in patria, mentre oltre 1.061 tonnellate giacciono a Fort Knox, negli Stati Uniti, con altre 141 tonnellate alla Bank of England e 149 in Svizzera. Questa frammentazione, ereditata dalla Guerra Fredda, era pensata per diversificare i rischi, ma oggi si rivela una vulnerabilità. Come ha sottolineato il senatore Claudio Borghi in un’interrogazione parlamentare, ritardi nei ritiri – fino a 4-8 settimane solo dalla Bank of England – e potenziali blocchi di accesso, come accaduto al Venezuela nel 2018, espongono il nostro Paese a pericoli inimmaginabili. Immaginate: in caso di tensioni con gli USA, o di una nuova crisi valutaria, l’Italia potrebbe non accedere al proprio oro per settimane o mesi. È questo il prezzo della “sicurezza” all’estero?

I rischi per la stabilità finanziaria sono tutt’altro che astratti. Il prezzo dell’oro ha superato i 2.800 dollari l’oncia, spinto da una “corsa all’oro” globale che vede investitori rifugiarsi nel metallo prezioso contro valute fiat instabili. Elon Musk, con la sua schiettezza tipica, ha acceso i riflettori su Fort Knox: “Nessuno ha potuto controllare se l’oro c’è davvero”, ha twittato, scatenando un dibattito internazionale. Borghi non ha perso tempo e ha risposto direttamente al miliardario: “Dear @elonmusk, while auditing Fort Knox gold, could you pls check if Italy’s 1.061,5 tonnes deposited are still there?”. Questo scambio non è solo aneddotico: evidenzia un problema sistemico. Le riserve italiane all’estero potrebbero essere prestate o utilizzate in operazioni finanziarie senza il nostro consenso, come ipotizzato per altri Paesi. In un mondo di dazi trumpiani e sanzioni unilaterali, dipendere da potenze straniere per il nostro “tesoro di famiglia” è un lusso che non possiamo più permetterci.

L’emendamento interviene proprio qui, con chiarezza e fermezza. Dichiarando che l’oro appartiene allo Stato “in nome del popolo italiano”, si sottrae alle ambiguità della gestione bancaria. La Banca d’Italia, pur essendo un’istituzione pubblica, opera in un ecosistema europeo e globale che spesso privilegia gli interessi dei mercati su quelli nazionali. Questo chiarimento non è un attacco alla banca centrale, ma una tutela: l’oro non è un asset privato di un’élite finanziaria, ma un bene comune, simbolo della resilienza italiana. Approvo questa norma perché allinea il diritto alla realtà etica: il popolo italiano, che ha versato sangue e sudore per ricostruire il Paese dopo la guerra, merita di sapere che il suo patrimonio è protetto da logiche opache.

Le implicazioni vanno oltre il mero possesso. Questo emendamento apre la porta al rimpatrio delle riserve, come già fatto da Germania e Olanda, che hanno riportato a casa tonnellate d’oro negli ultimi anni.

In un’era di instabilità – dall’inflazione persistente alle guerre ibride – avere l’oro in Italia significa avere un’ancora contro le tempeste. Non è nazionalismo cieco, ma pragmatismo: la sovranità economica è il presupposto per ogni altra libertà.

In conclusione, l’ammissione di questo emendamento all’esame è una vittoria per il buonsenso. Approvo senza riserve questa misura, che trasforma un rischio latente in un’opportunità di rinascita. È ora di dire basta alle banche “più o meno pubbliche” e restituire l’oro agli italiani: non come un mucchio di lingotti, ma come un patto con il futuro.

Le riserve auree “appartengono allo Stato, in nome del popolo italiano” ultima modifica: 2025-11-26T19:09:54+00:00 da V
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