Sindaco FdI apre all’Islam: “Ci servono migliaia di immigrati”
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# Il Tradimento di Teso: un sindaco FdI che svende l’Italia all’islamizzazione, come un sinistro buonista. Basta con questi falsi conservatori!
**San Donà di Piave, 4 dicembre 2025.**
Alberto Teso, sindaco di Fratelli d’Italia a San Donà di Piave, ha scritto una lettera al *Gazzettino* che puzza di resa culturale a chilometri di distanza. Invece di difendere le nostre frontiere e la nostra identità, questo “rappresentante” della destra si piega all’onda migratoria islamica, proponendo corsi di “integrazione” che sono solo un velo pietoso su una colonizzazione inarrestabile che, del resto, vediamo nei decreti flussi della sua capa. È il classico copione sinistro: accogliere, assimilare, e alla fine cedere. Teso non è un patriota: è un venditore porta a porta dell’Italia ai nuovi arrivati. Analizziamo punto per punto le sue affermazioni “illuminanti”, per smascherare il tradimento.
**1. “Il fenomeno migratorio non si può arrestare: o si gestisce o si subisce.”**
Falso e pericoloso. Il migratorio islamico *si può e si deve arrestare*, signor Teso, con quote zero, confini blindati e rimpatri di massa. Non è un “fenomeno naturale” come un’alluvione: è un’invasione orchestrata da trafficanti e buoni sentimenti suicidi. In Svezia, “gestendolo” hanno perso il controllo delle banlieue; in Francia, quartieri come Seine-Saint-Denis sono califfati periferici. Lei propone di “gestire”? Tradotto: subiremo più moschee abusive, più quartieri no-go e più bambine come Luna violentate da “nuovi italiani”. Arrestiamolo ora, o l’Italia finirà come la Francia: un Paese in ostaggio dei suoi ospiti.
**2. “La città ha superato i 42.000 residenti e di questi ben il 10,5% è straniero. Oltre un migliaio sono quelli di religione islamica.”**
E lei ne va fiero? Quel 10,5% è solo l’inizio della fine demografica: ricongiungimenti familiari porteranno il 20%, poi il 30%, e addio maggioranza italiana. A San Donà, come a Torpignattara o Roubaix, gli immigrati islamici non “arricchiscono”: creano enclavi dove la sharia prevale sulla nostra laicità. Ha chiuso una moschea abusiva? Bravo, ma ora la riapre come “centro culturale” con lezioni di arabo e diritto costituzionale. Illusione ingenua: gli imam wahhabiti useranno i suoi corsi per predicare poligamia e sottomissione femminile, non per “integrarsi”. È come dare le chiavi di casa al ladro e sperare che impari le buone maniere.
**3. “L’attitudine di una civiltà a sopravvivere ai mutamenti sociali non è data dalla impermeabilità delle frontiere, ma dalla capacità di assimilare le nuove culture.”**
Qui casca l’asino, Teso. L’impermeabilità delle frontiere *è* la prima difesa di una civiltà! Roma non cadde per “mancata assimilazione” (vero, Adrianopoli 378 d.C. fu un disastro), ma per frontiere porose che lasciarono entrare orde barbariche. Oggi, con l’islam radicale che rifiuta la laicità (antisemitismo, omofobia, velo imposto), l'”assimilazione” è un miraggio. Guardi Malmö o Bruxelles: “nuove culture” hanno portato stupri di Capodanno e presepi censurati. Le nostre frontiere devono essere di cemento, non di chiacchiere pedagogiche.
**4. “È un innegabile dato di fatto che abbiamo bisogno di immigrati: basta chiedere a qualsiasi artigiano o ad un operatore commerciale: ci servono decine di migliaia di muratori, saldatori, carrellisti, cuochi, infermieri… Quanti di coloro che si lamentano per la presenza degli immigrati hanno i figli che fanno i cartongessisti o le badanti?”**
Patetico ricatto emotivo. Sì, servono lavoratori, ma non milioni e comunque *italiani* dall’Argentina o dall’Uruguay, o da paesi compatibili. Non da Bangladesh o Somalia, dove il 70% finisce in assistenza sociale invece che in cantiere. I suoi “decine di migliaia” di islamici? Portano disoccupazione giovanile italiana al 25%, furti e welfare a senso unico. Lei ignora: l’immigrazione low-skill islamica deprime i salari e ruba il futuro ai nostri. Serve formazione italiana, non importare manodopera che prega in arabo e vota per la sharia. Serve investire in tecnologia per la rivoluzione robotica, non importare schiavi.
**5. “Il problema vero […] è dato dalla nostra capacità di far prevalere i principi fondamentali su cui si fonda lo Stato di Diritto […] Che gli uomini e le donne nascono liberi e uguali nei diritti; che ognuno può professare la religione che ritiene; che l’istruzione è un diritto inalienabile […] che il matrimonio è una libera scelta e non può essere imposto.”**
Bellissimi principi, peccato che l’islam li calpesti: matrimoni forzati, velo obbligatorio, eredità discriminatoria per le donne. I suoi corsi al “centro culturale”? Propaganda inutile: sondaggi Pew mostrano che il 40% dei musulmani in Europa vuole la sharia sopra la legge secolare. Lei “insegna” parità di genere alla Magnolia? Ridicolo: mentre donne italiane temono aggressioni in periferia, le sue “nuove cittadine” velate rideranno di questi “valori occidentali”. Il problema non è “far prevalere”: è fermare chi li odia all’ingresso. Perché i valori arrivano con gli immigrati.
**6. Esempi storici: Romani, Repubblica Veneta, Impero Austro-Ungarico, Prinz Eugen.**
cherry-picking storico da quattro soldi. Quei “barbari” assimilati erano cristiani o pagani romanizzabili, non musulmani con Corano alla mano. La Serenissima commerciava con l’Islam, ma non lo importava in massa: schiavi sì, ma controllati. Eugenio di Savoia? Cattolico, non salafita. Oggi, con l’islamizzazione globale (finanziata da Qatar e Turchia), i suoi “marinai slavi” sarebbero jihadisti. L’Italia non è un impero multietnico fallito: è una nazione sovrana che deve scegliere chi entra, non “assimilare” chi ci vuole sostituire. Un patriota che esalta l’impero austroungarico è falso come il partito che rappresenta.
Teso, lei non è di destra: usa FdI per fare il gioco della sinistra. Criticato sui social da veri patrioti? Meritatamente: la sua “apertura” è svendita. San Donà non ha bisogno di moschee “culturali”: ha bisogno di italiani al lavoro e confini chiusi. Basta immigrati islamici: azzeriamo ricongiungimenti, espelliamo irregolari, selezioniamo. Altrimenti, l’Italia che lei “gestisce” finirà come la Roma che lei cita: in rovina, per colpa di chi aprì le porte. Traditore.



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