Parigi e Milano, la sinistra cancella festa di Capodanno per non turbare i musulmani
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# Parigi e Milano: Capodanno Annullato per Paura dei Giovani Immigrati – Una Partita di Calcio Cancellerebbe la Festa di un Milione di Europei?
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**Parigi, 5 dicembre 2025.**
Immaginate: una partita di calcio pomeridiana tra Algeria e Guinea basta per spegnere le luci del Capodanno parigino.
Il concerto sui Champs-Élysées è stato cancellato, non per la pioggia o i lavori, ma per il terrore puro di ciò che scatena una semplice qualificazione CAN 2026.
Le chat interne della prefettura lo confessano senza filtri:
**«Champs-Élysées : le concert du réveillon aurait été annulé parce que l’Algérie affronte la Guinée dans l’après-midi.»**
Una partita africana alle 15:00, e la polizia parigina trema. Perché sa che alle 23:00 le banlieue vomiteranno migliaia di giovani immigrati di terza, quarta e quinta generazione – discendenti di ondate islamiche dal Maghreb e dal Sahel – pronti a trasformare l’avenue in un campo di battaglia. Bandiere algerine e guineane al posto del tricolore, auto in fiamme, aggressioni sessuali, risse etniche: lo scenario è già visto, da Capodanno 2023 quando due ore di festa hanno generato “più paure che tre settimane di Olimpiadi”, come ammette un commissario.
Con un potenziale di un milione di persone in un chilometro quadrato, la prefettura ha scelto la resa: niente live, solo un concerto registrato con comparse finte alla Place de la Concorde, trasmesso su France 2. I fuochi restano, ma è un contentino: Parigi, cuore dell’Europa laica, rinuncia alla sua notte per non provocare i “maranza” – quel termine orrendo per bande di immigrati non integrati che seminano terrore.
E Milano? Stessa vergogna, stesso incubo.
Piazza Duomo deserta per il sesto anno, ufficialmente per i cantieri Milano-Cortina, ma tutti sanno la verità: paura dei giovani immigrati di seconda generazione, nordafricani e subsahariani che dopo una partita o per noia scatenano l’inferno. Lo scorso Capodanno, 14 denunciati per insulti alla polizia e molestie, con video di “maranza” che urlano “vaffa all’Italia” e “Allah akbar” mentre scalano la statua di Vittorio Emanuele. Il questore Megale ha schierato mille agenti per 25mila persone, ma Sala ha preferito il silenzio a un “bagno di sangue”.
Parigi per Algeria-Guinea, Milano per i “maranza” quotidiani: è la stessa malattia, lo stesso veleno.
L’immigrazione regolare islamica e africana non è un flusso umano: è una colonizzazione armata di futuri traditori. Ricongiungimenti familiari che importano clan interi, decreti flussi che aprono le porte a decine di migliaia di maschi giovani da paesi dove la sharia insegna l’odio per l’Occidente e le donne sono prede.
Generazioni nate qui, cresciute con sussidi e moschee radicali, che non cantano Inno di Mameli ma urlano per l’Algeria. Che non brindano a Capodanno ma bruciano auto per una qualificazione. Che non si sentono francesi o italiani, ma algerini in terra di conquista, guineani in banlieue occupate.
Una partita di calcio cancella la festa di un milione di europei.
Una partita di calcio trasforma le nostre piazze in teatri di guerra etnica.
Questa è la fine annunciata.
L’Europa si arrende non alle bombe, ma ai cori da stadio.
Parigi e Milano non sono più città: sono avamposti coloniali, dove il tricolore trema davanti alla bandiera algerina e il muezzin soffoca l’inno nazionale.
Basta!
Se non fermiamo ora l’immigrazione regolare islamica e africana – azzerando ricongiungimenti, permessi e flussi per chi porta sharia e caos – domani non ci sarà più nessun Champs-Élysées o Duomo da difendere.
Ci sarà solo il coprifuoco eterno, le donne velate per “sicurezza”, e le nostre feste ridotte a ricordi sbiaditi.
Parigi e Milano urlano la verità: la colonizzazione ha già vinto.
Ma noi possiamo ancora ribellarci.
O perire.



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