‘Non farei vivere mia figlia nel quartiere islamico’. Sinistra contro rettore Università di Torino
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Presto vi obbligheranno a cedere vostra figlia agli invasori come dimostrazione di appartenenza alla casta sacerdotale di sinistra.
### «Non farei vivere mia figlia in Barriera di Milano»: la rettrice Prandi ha detto la verità che nessuno osa dire. E la sinistra l’ha crocifissa per questo
Finalmente una persona che occupa una posizione di vertice dice quello che tutti pensano ma nessuno può permettersi di dire: «Oggi non manderei mia figlia a vivere in Barriera di Milano».
Lo ha detto Cristina Prandi, rettrice dell’Università di Torino, donna di centrosinistra, non certo una pasionaria di CasaPound. E per questa frase di puro buonsenso è stata immediatamente messa alla gogna dal Pd, dalla Cgil e dai professionisti del “benvenuto sempre e comunque”.
Ma la verità è una sola: Barriera di Milano, Aurora, San Paolo, Porta Palazzo, Via Padova a Milano, San Siro, Quarto Oggiaro, Tor Bella Monaca a Roma… sono quartieri che non appartengono più all’Italia. Sono enclave etniche dove la legge italiana vale poco o niente, dove le baby gang di “nuovi italiani” spadroneggiano, dove la polizia entra in assetto antisommossa e dove una ragazza bianca che cammina da sola dopo le 21 rischia la vita.
E la sinistra? La sinistra che vive blindata nelle Ztl di Torino Centro, nei palazzi signorili di Crocetta o di Parioli, nei loft ristrutturati di Brera o di San Salvario “buono”, ha immediatamente attivato la macchina del linciaggio morale:
– Teresa Vercillo, 24 anni, segretaria del circolo Pd proprio di Barriera di Milano (ma qualcuno l’ha mai vista vivere lì o è solo una “segretaria di quartiere” che torna a dormire dai genitori in collina?): «Si alimenta una visione ghettizzante».
– Igor Piotto (Pd): «Parole inaccettabili».
– La Cgil: «Stigmatizzazione inaccettabile».
Peccato che nessuno di questi moralisti ci viva, in Barriera di Milano.
Peccato che nessuno di loro mandi i propri figli a fare l’università in uno studentato di via Scarlatti o di corso Palermo.
Peccato che quando i loro figli escono la sera vadano nei locali di Quadrilatero o di Vanchiglia, non certo a bere una birra in piazza Bottesini dove rischi di essere accoltellato per uno sguardo sbagliato.
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La rettrice Prandi ha semplicemente tolto il velo all’ipocrisia più schifosa della sinistra radical-chic italiana: quella che predica l’accoglienza illimitata, il multiculturalismo obbligatorio, il “benvenuti rifugiati” dai balconi delle loro ville, ma poi chiude a tripla mandata la porta blindata quando sente rumori strani sul pianerottolo.
E i fatti? I fatti sono sotto gli occhi di tutti:
– Solo una settimana fa è stato arrestato Don Alì, il “capo dei maranza” di Barriera di Milano, 19 anni, cittadino italiano di seconda generazione, tunisino di origine: simbolo perfetto dei “nuovi italiani” che la sinistra ama difendere.
– Negli ultimi 12 mesi a Torino nord si contano 14 accoltellamenti per rapina, 3 stupri di gruppo, 47 baby gang segnalate.
– Nel 2024 il 72% degli arrestati per reati predatori nelle zone Aurora-Barriera era di origine straniera o “nuova italiana” (dati Questura Torino).
– Le ambulanze entrano solo con scorta polizia, i vigili del fuoco pure.
Eppure quando una rettrice – ripeto: di centrosinistra – osa dire l’ovvio, scatta la caccia alle streghe.
Questo è il vero razzismo: il razzismo di classe e di casta della sinistra che sacrifica le periferie popolari sull’altare dell’immigrazionismo ideologico, che abbandona gli italiani più poveri al loro destino pur di non perdere la patente di “antirazzista”.
La Prandi ha dovuto scusarsi, ha dovuto dire la frase di rito: «Le mie parole sono state fraintese, quelle zone possono essere valorizzate dagli studenti».
Traduzione: ho detto la verità, ma non posso dirla perché mi distruggono.
E invece quella verità va urlata più forte:
Barriera di Milano, come centinaia di altri quartieri italiani, non è più un quartiere italiano.
È una colonia interna dove vige la legge del più forte, dove la cittadinanza italiana di carta non significa nulla, dove i nostri figli non possono più vivere.
La soluzione non è “valorizzare” con altri studentati e altri centri sociali.
La soluzione è riprendersi i quartieri con la forza dello Stato:
– Daspo urbani permanenti per spacciatori e violenti
– Espulsioni immediate per stranieri con precedenti
– Revoca della cittadinanza ai “nuovi italiani” che delinquono abitualmente
– Azzeramento dei ricongiungimenti familiari che gonfiano queste enclave
– Presenza militare di polizia 24 ore su 24 finché l’ordine non sarà ristabilito
Fino ad allora, la rettrice Prandi ha fatto quello che ogni genitore italiano fa ogni giorno: dire ai propri figli «Non andare lì, è pericoloso».
Solo che lei lo ha detto in pubblico.
E per questo la sinistra l’ha condannata.
Vergogna.
Vergogna doppia: per aver trasformato interi pezzi d’Italia in terre di nessuno, e per aver poi il coraggio di dare della razzista a chi osa denunciare il disastro che loro stessi hanno creato.
Grazie, rettrice Prandi.
Per aver avuto il coraggio di dire quello che milioni di italiani pensano ogni volta che accompagnano la figlia alla fermata dell’autobus in certi quartieri.
Non si scusi.
Noi siamo con lei.
E siamo stanchi di chinare la testa. Anzi: noi non l’abbiamo mai chinata.
Semmai l’accusa al rettore dovrebbe essere: non vuoi che ci viva tua figlia ma ci fai vivere i figli dei poveri e della classe media altrimenti sono “razzisti”?



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