Il caso Cicalone: italiani devono lasciarci massacrare o essere accusati di razzismo

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By V dicembre 6, 2025 19:08

Il caso Cicalone: italiani devono lasciarci massacrare o essere accusati di razzismo

# L’Italia Incatenata: Gli Italiani Non Possono Difendersi, Devono Subire Pestaggi da Stranieri o Finire Accusati di “Razzismo” – Il Caso del Povero Simone, Massacrato e Zittito dal Buonismo Letale

**Roma, 6 dicembre 2025** – Immaginate di essere un uomo italiano qualunque, un padre di famiglia, un lavoratore onesto che esce di casa per una serata tranquilla, magari per bere una birra con gli amici in un bar di periferia, e vi ritrovate a terra, con il volto tumefatto, il naso rotto, il corpo pesto da un branco di stranieri che vi massacrano senza motivo, solo perché esistete, solo perché siete italiani in Italia. Non potete reagire, non potete alzare un dito per difendervi, perché se lo fate – se osate spingere via un aggressore, se tirate un pugno per proteggere la vostra dignità – scatta l’accusa fatale: “Razzismo!”. Siete voi il mostro, voi il colpevole, voi da processare per “odio etnico”, mentre i vostri carnefici ridono, intoccabili, protetti da una magistratura ideologicamente marcia e da un’élite politica che vede negli italiani i veri pericoli, non nei predatori importati dai quattro angoli del mondo. È questo l’inferno quotidiano che stiamo vivendo, un’Italia dove il diritto alla difesa è un lusso riservato agli immigrati, e i cittadini devono chinare la testa, subire umiliazioni e botte, e poi ringraziare per non essere finiti in manette. Il video virale postato da Radio Radio su X, che ha già migliaia di visualizzazioni e commenti furiosi, lo inchioda senza pietà: un uomo italiano, Simone Cicalone, giace a terra in un androne buio, il volto sfigurato da un pestaggio brutale, mentre balbetta tra il dolore e la rabbia: “Quanto ti è costato non colpire? Vi immaginate se avessi risposto? Sarei diventato Cicalone il violento, non saremmo neanche qui a parlare”. È un grido dal baratro, un urlo di frustrazione che riecheggia l’assurdità di un Paese dove difendersi è un crimine peggiore dell’aggressione stessa, e dove un branco di stranieri – nordafricani, subsahariani, chissà chi in questo caso – può massacrare un italiano impunemente, sapendo che la bilancia della giustizia pende sempre dalla loro parte.

Sviluppiamo questa notizia con la rabbia che merita, perché non è un episodio isolato, ma il sintomo purulento di un’Italia ridotta a ostaggio del multiculturalismo forzato, dove gli italiani sono cittadini di serie B, costretti a subire violenze da immigrati che arrivano qui non per integrarsi, ma per dominare, per imporre le loro “culture” di branco e impunità, protetti da leggi che criminalizzano chiunque osi reagire. Simone Cicalone, intervistato da Stemolina Radio e ripreso in quel video agghiacciante che mostra il suo corpo accasciato contro un muro bianco, insanguinato e pesto, racconta l’orrore con voce tremante: era uscito per una serata normale, forse in un locale di Roma o dintorni, quando un gruppo di stranieri lo ha circondato senza motivo apparente – una lite banale, un’occhiata “sbagliata”, o forse solo il gusto sadico di colpire un italiano solo. Calci, pugni, umiliazioni, mentre lui, coscienzioso, si è lasciato pestare senza rispondere, pensando – illuso! – che la legge lo avrebbe protetto. “Quanto mi è costato non colpire?”, si chiede retoricamente, e la risposta è un pugno nello stomaco per tutti noi: il costo è la dignità calpestata, il corpo martoriato, l’anima spezzata, e poi l’umiliazione di dover giustificare la propria debolezza davanti a un microfono, sapendo che se avesse reagito, oggi non starebbe parlando, ma marcendo in una cella con l’accusa di “aggressione razzista”. Il post di Radio Radio, con quel video crudo che mostra Simone a terra, le gambe divaricate in un’agonia impotente, un pacchetto di sigarette calpestato accanto come simbolo della normalità rubata, ha scatenato un’onda di indignazione: “Se fossi stato io a colpire, mi avrebbero linciato mediaticamente”, commenta un utente, mentre un altro tuona: “L’Italia è diventata una giungla dove gli italiani sono prede e gli immigrati cacciatori intoccabili”. È vero, è un copione ripetuto all’infinito: l’immigrato aggredisce, l’italiano subisce, e se l’italiano osa difendersi – un ceffone, una spinta – scatta l’arsenale woke: denunce per odio, processi per discriminazione, campagne su Twitter che lo dipingono come fascista, mentre l’aggressore piange “vittima di razzismo sistemico” e ottiene asilo politico per il trauma.

Questa non è giustizia: è persecuzione etnica al contrario, un’Italia dove gli italiani devono imparare a morire in piedi senza muovere un muscolo, perché reagire significa firmare la propria condanna sociale e penale, etichettati come “razzisti” da una sinistra che ha trasformato il buonismo in arma letale contro il proprio popolo. Pensateci: Simone Cicalone, un uomo sulla quarantina con la cresta rasata e lo sguardo da padre di famiglia – quel tipo di italiano che lavora sodo, paga le tasse per mantenere i centri di accoglienza e sogna una vita normale – si è lasciato massacrare da un branco di stranieri solo per non rischiare l’ostracismo, solo per non diventare il mostro del giorno sui social. “Vi immaginate se avessi risposto?”, dice nel video, e noi ce lo immaginiamo benissimo: titoli urlati su La Repubblica – “Italiano violento aggredisce povero immigrato” –, condanne immediate da Twitter-mobs, un’indagine per “lesioni razziali” che lo inchioda per anni, mentre i suoi aggressori – magari tunisini o marocchini con precedenti per spaccio e risse – vengono coccolati da avvocati d’ufficio e ONG che gridano “profilazione etnica”. È la dittatura del politicamente corretto, un veleno che ci ha resi pecore al pascolo in una savana di lupi: gli immigrati possono pestare, stuprare, rubare – come nei casi recenti di Cesena, Giugliano e Sassari, dove runner, mamme e ragazze sono state trascinate e violentate da subsahariani e maghrebini – impunemente, perché “vittime del colonialismo”; noi italiani, invece, dobbiamo subire in silenzio, o pagare il prezzo di una difesa legittima con l’etichetta di xenofobi. Il video di Simone, con quel suo volto gonfio e gli occhi lucidi di rabbia repressa, è un manifesto del nostro degrado: un Paese dove la difesa personale è un lusso per i “diversi”, e per gli italiani è un rischio da evitare, perché lo Stato – che non protegge più – punisce chi si protegge da solo. Quanti Simone ci sono là fuori, massacrati nei bar, nei parchi, sulle metro, costretti a ingoiare il sangue e le umiliazioni per non finire sul banco degli accusati di “odio”?

E non è paranoia: è realtà quotidiana, un’Italia dove le leggi sulla legittima difesa sono carta straccia per gli autoctoni, mentre per gli immigrati diventano scudi dorati contro ogni reazione. Sviluppiamo il caso di Simone con i fatti che emergono dal video e dai commenti: l’aggressione è avvenuta in un androne o un locale notturno, forse a Roma o periferia, dove un gruppo di stranieri – giovani maschi, accenti non italiani, movenze da branco – ha deciso di sfogare la sua frustrazione su un uomo solo, italiano, che non ha fatto nulla per provocarli se non esistere nel “loro” territorio conquistato. Simone, a terra con il cappuccio della felpa calato sul volto pesto, allunga una mano implorante verso la telecamera, mentre la voce off chiede: “Quanto ti è costato non colpire?”. Il costo? Fisico: ossa rotte, lividi che dureranno settimane, un ospedale che lo rimanda a casa con antidolorifici invece di giustizia. Psicologico: l’umiliazione di dover spiegare al microfono perché non ha reagito, sapendo che il mondo lo guarderebbe con sospetto se l’avesse fatto. Sociale: amici e familiari che gli diranno “Meglio così, almeno non sei nei guai”, rinforzando la lezione che gli italiani devono imparare a subire, a voltare le spalle, a scappare invece di combattere. E legale? Immaginate se Simone avesse estratto un coltello dalla tasca – legittima difesa! – : oggi non starebbe parlando, ma difendendosi in aula da accuse di “eccesso colposo” o “pregiudizio razziale”, con testimoni “antifascisti” che giurerebbero di aver visto lui iniziare, e i suoi aggressori piangenti in TV a raccontare di “terrorismo bianco”. È la stessa logica perversa che vediamo nei casi di baby gang africane a Napoli o stupri di gruppo in Emilia: l’italiano che reagisce – un padre che difende la figlia da un molestatore straniero – finisce indagato per “lesioni”, mentre il branco ride e se ne va con un foglio di via che non eseguirà mai. Simone Cicalone è l’emblema: un uomo italiano ridotto a sacco da boxe vivente, costretto a scusarsi per non aver colpito, in un Paese dove la difesa è un peccato mortale e l’aggressione un “diritto acquisito” per chi viene da fuori.

Questa follia non è accidentale: è il frutto di un’ideologia totalitaria che ha infiltrato tribunali, media e politica, trasformando l’Italia in un esperimento sociale dove gli italiani devono espiare “colpe storiche” subendo violenze contemporanee, e reagire significa confessare il peccato originale del “razzismo”. Il video di Simone, condiviso da Radio Radio con quel caption che brucia – “Quanto ti è costato non colpire?” – è diventato virale non per pietà, ma per rabbia: migliaia di like da padri terrorizzati, madri esasperate, giovani che giurano di non uscire più soli. Commenti come “Se fossi stato nero, lo Stato mi avrebbe dato la medaglia” o “L’Italia è diventata la colonia degli immigrati” echeggiano il nostro furore represso, perché sappiamo che è vero: un immigrato che picchia un italiano? “Vittima di discriminazione, processo all’italiano per provocazione”. Un italiano che si difende? “Razzista violento, indagine per odio”. È la simmetria capovolta, un’inversione etnica dove i veri razzisti sono i buonisti che vedono mostri solo nei bianchi autochtoni, e santi negli aggressori con accento straniero. Sviluppiamo con esempi che infuriano: ricordate il caso di Torino, dove un negoziante italiano ha respinto un ladro rumeno e si è beccato 6 mesi per “lesioni razziali”? O a Milano, un autista di bus che ha schiaffeggiato un molestatore africano è finito in TV come “xenofobo”, mentre il branco rideva in libertà? Simone è uno di noi, un martire moderno del politicamente corretto, che giace a terra non solo pesto, ma incatenato da leggi che gli proibiscono di alzarsi e combattere. E i suoi aggressori? Chissà dove sono ora: forse in un centro di accoglienza con cena calda, forse già a caccia di un’altra preda italiana, certi che lo Stato li coprirà sempre, come ha coperto i loro fratelli in Cesena, Giugliano e Sassari. È una catena: pestaggio, silenzio forzato, accusa al difensore – e l’Italia muore un po’ ogni giorno, soffocata dal terrore di essere “razzista”.

Ma questa non può essere la fine: l’Italia degli italiani deve ribellarsi a questa tirannia del buonismo, pretendere non compassione per i mostri, ma giustizia per le vittime, un ritorno alla sovranità dove difendersi non è crimine, ma dovere patriottico. Il video di Simone Cicalone non deve essere solo un lamento virale: deve essere la scintilla di una rivoluzione morale, dove padri come lui insegnano ai figli non a subire, ma a reagire con la forza della legge riscritta per noi, non contro di noi. Immaginate un’Italia dove un uomo pestato da un branco straniero può alzarsi, rispondere con pugno legittimo, e lo Stato lo premia con medaglia invece di manette; dove “razzismo” è accusare un italiano di difesa, non perdonare un immigrato per aggressione. Sviluppiamo la proposta rabbiosa: leggi sulla legittima difesa ampliata, con presunzione di innocenza per chi reagisce a branco straniero; espulsioni automatiche per aggressori immigrati, senza appello; campagne mediatiche che smascherano il razzismo anti-italiano, non quello inventato contro i “poveri migranti”. Simone, con quel suo “Quanto ti è costato?”, ci ha regalato una lezione amara ma preziosa: il costo del silenzio è la nostra estinzione, il prezzo della difesa è la libertà riconquistata. Alziamoci, italiani: non lasciamoci più pestare in nome di un’ideologia omicida. Per Simone, per le nostre strade, per l’Italia che non si arrende.

Il caso Cicalone: italiani devono lasciarci massacrare o essere accusati di razzismo ultima modifica: 2025-12-06T19:08:52+00:00 da V
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