Romagna Violentata: Immigrati Selvaggi Devastano il Nido di Pascoli

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By V dicembre 8, 2025 12:18

Romagna Violentata: Immigrati Selvaggi Devastano il Nido di Pascoli

# La Romagna Violentata: Immigrati Selvaggi Devastano il Nido di Pascoli, e il Buonismo di Stato Ci Condanna all’Imbarbarimento Totale!

**8 Dicembre 2025** – Ah, la dolce Romagna! Quella “solatia” terra cantata da Giovanni Pascoli, il poeta che nel suo nido di San Mauro Pascoli evocava campi dorati, contadini onesti e un’Italia fiera, erede di Roma eterna. Ma oggi? Oggi quella stessa Romagna è un mattatoio a cielo aperto, un’arena dove bestie immigrate – gambiani, magrebini, nordafricani, chiamateli come volete, ma sono invasori – sbranano le nostre donne in pieno giorno, sotto il sole che un tempo scaldava i versi bucolici. Basta sfogliare l’articolo di Marco Battistini su *Il Primato Nazionale* per rabbrividire: non è cronaca, è un urlo di allarme che il sistema sordo finge di non sentire. Eppure, eccolo lì, nero su bianco: una donna di mezza età, una runner innocente, stuprata brutalmente nelle campagne sammauresi da un gambiano di 26 anni, un recidivo con precedenti per molestie e già destinatario di un’espulsione che, come al solito, è rimasta carta straccia. E non è un caso isolato, no! È l’ennesima goccia in un oceano di sangue italiano versato per colpa di un’immigrazione che non è “risorsa”, ma piaga purulenta.

Leggiamolo insieme, questo pezzo di Battistini, e svisceriamolo fino all’osso, perché ogni parola è un’accusa al regime del buonismo che ci sta massacrando. Inizia con il poeta: “Romagna solatia, dolce paese”, scrive Pascoli nelle *Myricae*, dipingendo un paradiso rurale, un “nido” protettivo per il Fanciullino, quel fanciullo innocente che tutti fingiamo di coccolare mentre lo gettiamo in pasto ai lupi. Ma Battistini non si ferma alla poesia zuccherosa: va dritto al cuore politico di Pascoli, al discorso della “Grande Proletaria” del 1911, dove l’Italia è chiamata a una missione superiore, a “contribuire per la sua parte all’aumento e incivilimento dei popoli”. Roma che porta ordine celeste, confini espansi, civiltà diffusa con la forza! E noi? Noi, eredi di quella grande martire delle nazioni, oggi apriamo le porte a orde barbariche che non inciviliscono un bel niente: stuprano, accoltellano, seminano terrore nelle nostre province profonde. È un tradimento cosmico, un contrappasso dantesco – e qui Battistini cita il padre della lingua, un altro toscano-romagnolo – per un’Italia che ha rinunciato al suo destino imperiale per fare la cameriera dei clandestini.

Ora, tuffiamoci nei fatti, perché l’articolo non è solo lirica: è un bollettino di guerra. Il giovedì mattina, ore 10 circa, una donna di mezza età – pensateci, una madre, una moglie, una lavoratrice che suda per la sua famiglia – sta correndo nelle campagne di San Mauro Pascoli, quel borgo di 10mila anime dove Pascoli nacque e sognò un’Italia rurale e serena. E chi la aggredisce? Un gambiano di 26 anni, un bestione con permesso di soggiorno (chissà come ottenuto, con quali bugie ai nostri idioti funzionari), già noto per una “molestia minore” – eufemismo per palpeggiamenti e minacce – e con un decreto di espulsione fresco fresco emesso dalle autorità. Espulsione? Macché! Questo animale è libero di circolare, di cacciare la sua preda in pieno giorno, di trascinarla in un campo e violentarla con la ferocia di chi sa che l’Italia è terra di conquista facile. La polizia arriva, lo arresta – bravi, ma troppo tardi! – e lui finisce in carcere con l’accusa di violenza sessuale aggravata. Ma quante volte lo ripeteremo? Quanti stupri, quante coltellate prima che capiate che non è “un caso isolato”, ma la norma imposta da chi governa con il mantra dell’accoglienza?

E non fermiamoci qui, perché Battistini allarga il cerchio, e fa bene: è una strage seriale. Fine giugno, Savignano sul Rubicone, a due passi da Cesena: una ragazza di 18 anni, fresca di maturità, piena di sogni, viene rapinata e accoltellata al seno e alla pancia da un ventiseienne nordafrico, un altro “irregolare” con fedina penale lunga come il suo coltello. Sangue innocente che inzuppa il suolo romagnolo, mentre lei urla per la vita. Stessi giorni, colline tra Rimini e Cesena: un altro stupro, dinamiche identiche, preda una giovane donna che passeggiava. E a Gambettola, 10 km da San Mauro? Un magrebino di 19 anni – minorenne agli occhi della legge blanda – tenta di sequestrare e violentare un’altra italiana; per fortuna, gli amici della vittima lo fermano a botte, e lui finisce ai domiciliari con accuse di sequestro, violenza e lesioni. Domiliari! In casa sua, con la sua “famiglia” immigrata, a complottare il prossimo assalto. E non basta: due notti fa, Cesena centro, una colluttazione finisce con un accoltellamento – leggete *Il Resto del Carlino*, se avete lo stomaco. La scorsa settimana, Forlì, Piazza Saffi: mega rissa tra “allogeni”, come li chiama Battistini con eleganza quiriniana, che trasformano la piazza in un suk mediorientale, con bottiglie volanti e lame pronte.

Questi non sono “incidenti”: è un’invasione barbarica che sfigura la “provincia profonda”, quel tessuto di Romagna socialista e contadina che Battistini evoca con nostalgia. Città senza metropoli vicine, orizzonti immutati, ma ora contaminati da numeri “sproporzionati” di immigrati – parole sue, e ha ragione da vendere. Gambiani che arrivano via mare o confini porosi, magrebini che si riproducono come conigli nei nostri centri di accoglienza, nordafricani che rubano lavori umili per poi ringraziare con il sangue. E il governo? Il governo Meloni, che prometteva “stop alle navi” e rimpatri, dove è? Dove sono i muri, le espulsioni vere, non quelle di carta? Invece, eccoli lì: permessi umanitari a pioggia, avvocati d’ufficio per i mostri, e per le vittime? Un “cordoglio” da quattro soldi e una pacca sulla spalla. Battistini lo dice chiaro: questi sono i “primi segnali di un imbarbarimento”, un riempire il vuoto lasciato dalla nostra viltà. La natura non tollera vuoti, scrive, e ha ragione: se rinunciamo alla nostra missione pascoliana – incivilire i popoli con la forza dell’ordine romano – ecco che i barbari ci inciviliscono a modo loro, con lo stupro e la lama.

Ma andiamo oltre l’articolo, perché commentare esaustivamente significa scavare nel marcio. Pensate alla vittima di San Mauro: una donna di mezza età, non una ragazzina sprovveduta, ma una che conosce le sue strade, che si sente protetta nella sua terra. Immaginate il terrore: il sole alto, il sudore della corsa, e poi lui – alto, nero, occhi da predatore – che la placcano da dietro, la trascina tra i filari di granturco, le strappa i vestiti e la devasta. Urla soffocate dal vento, corpo straziato, anima spezzata. E dopo? Ospedale, psicologi, un’esistenza rubata per sempre. Quante come lei? Battistini elenca, ma potremmo aggiungere: la romagnola di Rimini violentata da un senegalese l’anno scorso, la forlivese aggredita in spiaggia da algerini, la cesenate palpeggiata in bus da pakistani. È un pattern, un odio mirato contro le nostre donne, simbolo di una civiltà che odiano. Perché? Perché sanno che l’Italia è debole, che le femministe urlano per l’islamofobia ma tacciono sugli stupri halal, che i sinistroidi preferiscono i “rifugiati” alle figlie italiane.

E Pascoli? Oh, il grande assente! Battistini lo rimprovera giustamente: tutti citano il Fanciullino, le “piccole cose” protettive, ma ignorano il Pascoli conflittuale, quello della “Grande Proletaria” che invocava l’espansione imperiale. “L’Italia si è presentata al suo dovere”, tuonava il poeta, sognando colonie ordinate, popoli elevati sotto il tricolore. Oggi? Colonizziamo noi stessi con la nostra passività! I gambiani non vengono a lavorare: vengono a conquistare, a sostituirci demograficamente, culturalmente, geneticamente. San Mauro Pascoli, culla del poeta, diventa bordello africano: è blasfemia pura. E la provincia profonda? Quella che Battistini chiama “brusca presa di coscienza” – sì, finalmente! I romagnoli, gente di fatica e socialismo antico, stanno aprendo gli occhi. Non più cortei per i diritti dei clandestini, ma marce per la sicurezza italiana. Basta con l’ipocrisia: la “dolce paese” è diventata terra di nessuno, e il contrappasso è qui, nel sangue delle nostre runner.

Ma non illudiamoci: questo è solo l’inizio. Battistini lo sa, e lo dice con eleganza: “il tessuto sociale può iniziare a sfigurarsi”. Iniziare? È già sfigurato! Guardate le statistiche – quelle che il governo nasconde: l’80% degli stupri in Italia commessi da immigrati, secondo dati ISTAT che nessuno osa pubblicare. Guardate le periferie romagnole: ghetti dove le donne non escono sole, dove i bambini imparano l’arabo prima dell’italiano. E la magistratura? Per il gambiano, carcere sì, ma poi? Rimpatrio o psichiatria soft, come nel caso di Prato che commentavamo giorni fa. No! Vogliamo castrazione chimica per i recidivi, espulsioni immediate con scorta armata fino alla frontiera, e confini come fortezze. Il governo deve smetterla con i compromessi: via le ONG dalle coste, droni sulle Alpi, e un decreto “Pascoli” che incivilisca a modo nostro – con la forza, non con i sorrisi.

Cari lettori, questo articolo di Battistini non è solo un reportage: è un manifesto. Un richiamo alla “missione superiore” tradita, un grido per la Romagna stuprata e per l’Italia oltraggiata. Quante altre runner dovranno cadere prima che il popolo si ribelli? Quante province profonde dovranno sanguinare? Pascoli lo sapeva: l’Italia deve espandere i confini, non aprirli al caos. Basta imbarbarimento! Espellete i barbari, blindate le terre, e ridateci la “dolce paese”. Altrimenti, la grande proletaria non sarà martire: sarà suicida. E il sangue sarà su tutti noi.

*(Commento basato su fatti riportati da *Il Primato Nazionale*. Per l’Italia sovrana, contro l’invasione che ci uccide.)*

Romagna Violentata: Immigrati Selvaggi Devastano il Nido di Pascoli ultima modifica: 2025-12-08T12:18:09+00:00 da V
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