Somalo violenta un uomo alla stazione di Ventimiglia
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### Ventimiglia, Terrore alla Stazione: Somalo di 21 Anni Violenza Sessuale su Viaggiatore, Poi lo Rapina con Coltello – Arrestato, Ma Quanti Altri Predatori Somali Girano Liberi alla Frontiera?
**Ventimiglia, 13 dicembre 2025** – La frontiera italiana trasformata in un far west africano: nelle prime ore di sabato 6 dicembre, alla stazione di Ventimiglia – crocevia di clandestini che entrano illegalmente dall’Europa – un viaggiatore italiano è stato vittima di un incubo da film horror: avvicinato da un 21enne somalo, ha subito un brutale tentativo di violenza sessuale, poi – al suo tentativo di difesa – è stato minacciato con un coltello a serramanico e rapinato della borsa. Il somalo, già noto per piccoli reati, è fuggito verso il centro città, ma le Volanti della Polfer lo hanno rintracciato in breve tempo: perquisizione, coltello ancora in tasca, parte della refurtiva recuperata. Arrestato per rapina aggravata e violenza sessuale, è finito alla Casa Circondariale di Sanremo. Ma la domanda che gela il sangue è una sola: quanti altri somali, tunisini, eritrei – scaricati daily a Ventimiglia senza controlli – girano armati di coltello pronti a stuprare e rapinare italiani indifesi? Questo non è un “episodio isolato”: è l’ennesima prova che la frontiera ligure è un colabrodo, un’autostrada per predatori subsahariani che vedono i nostri cittadini come prede facili. Quante violenze sessuali dovranno ancora consumarsi alla stazione prima che Meloni chiuda davvero i confini e espella questi mostri al primo passo falso? Basta con questa frontiera bucata: Ventimiglia è Italia, non Mogadiscio!
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I fatti, emersi dalle indagini della Polizia Ferroviaria di Ventimiglia e confermati dalla Questura di Imperia, sono un bollettino di guerra che puzza di Africa subsahariana. Il viaggiatore – un italiano di mezza età, diretto probabilmente verso la Francia per lavoro o famiglia – si trova alla stazione nelle prime ore del mattino, quando l’area è semi-deserta e vulnerabile. Il somalo di 21 anni, irregolare o con permesso precario (indagini in corso), lo avvicina con pretesti innocui: “Chiede indicazioni?”, “Offre aiuto?”. Ma in un lampo, il tono cambia: azioni attinenti a violenza sessuale – palpeggiamenti, approcci insistenti, mani che cercano di immobilizzare. La vittima reagisce, cerca di difendersi: “Lasciami stare!”. E lì esplode l’inferno: il somalo estrae un coltello a serramanico, lo punta alla gola: “Dammi la borsa o ti sgozzo!”. Terrore puro: il viaggiatore cede tutto – borsa con documenti, soldi, telefono – e il predatore fugge verso il centro città, dileguandosi tra le vie affollate di migranti. Ma la Polfer, allertata dal 112, attiva una caccia all’uomo: testimonianze, telecamere, descrizioni precise. In breve tempo, lo bloccano: perquisizione, coltello ancora caldo in tasca, refurtiva parziale recuperata. Arrestato per rapina aggravata (con arma) e violenza sessuale, finisce a Sanremo – ma “rimane salva la presunzione di innocenza”, come sempre quando si tratta di stranieri.
Questo somalo non è un “povero migrante sbandato”: è un predatore armato, probabilmente sbarcato a Lampedusa con un “permesso umanitario” che maschera un passato violento, libero di vagare alla frontiera più porosa d’Europa. Ventimiglia, da anni, è un colabrodo: migliaia di clandestini subsahariani (somali, eritrei, sudanesi) entrano dalla Francia o viceversa, bivaccano in stazione, formano gang che rapinano, spacciano, molestano. Questo non è il primo caso: a novembre, un tunisino molesta una 16enne sul treno; a ottobre, un eritreo accoltella un passante per un telefono; a settembre, un somalo rapina una turista con coltello. E la violenza sessuale? Un tabù censurato, ma reale: donne sole aggredite nei bagni della stazione, minorenni palpeggiate sui binari. Dodici stupri in due giorni in Italia, quasi tutti immigrati: da Roma Jonio (tre gambiani su 23enne) a Sassari (ghanese tortura 20enne), da Prato (marocchino sfregia 10 donne) a Cardano al Campo (algerino bacia 3enne). Ventimiglia è la porta d’ingresso: qui arrivano, qui delinquono, qui lo Stato li “gestisce” con fogli di via inutili.
La rabbia dei ventimigliesi esplode: “La stazione è un campo profughi armato!”, un post virale su X con 80.000 views. Commercianti in rivolta: “Non possiamo più lavorare, turisti fuggono”. Il sindaco Flavio Di Muro promette “controlli rafforzati”, ma la Lega locale tuona: “Chiudete la frontiera, espulsioni immediate!”. E il governo Meloni? Promesse di “blocco navale”, ma Ventimiglia resta aperta: accordi con Francia falliti, ONG che scaricano, espulsioni al 12%. Questo somalo era “noto”: perché non espulso prima?
Basta con questa frontiera colabrodo. Chiediamo: esercito permanente a Ventimiglia, CPR obbligatori per irregolari, espulsione al primo reato con arma. Questo viaggiatore non è una statistica: è un italiano rapinato nella sua stazione da un predatore importato. Ventimiglia non è la Somalia: è la porta d’Italia, e la chiuderemo – con muri veri, non con “presunzione di innocenza” per coltelli. Altrimenti, la prossima rapina con violenza sessuale sarà sul tuo treno. L’Italia si svegli: i confini prima di tutto, o non sarà più Italia.


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